Dryden, John

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Poeta e drammaturgo (Aldwinkle All Saints, Northamptonshire, 1631 - Londra 1700). Uomo di corte costretto all'adulazione, riflette nelle sue opere il mondo in cui viveva. Più che grande drammaturgo è grande poeta satirico e prosatore: fu autore di satire ritenute tra le migliori in lingua inglese, eccelse nei drammi eroici (tra cui L'imperatore delle Indie, 1665), riadattò drammi shakespeariani (Tutto per amore, 1678) e fu autore di liriche (Alexander's Feast ,1697).

Vita e opere

Esordì con Heroique Stanzas in morte di Cromwell (1659), che lo mostrano ancora legato alla tradizione metafisica, ma salutò la restaurazione di Carlo II con Astraea Redux, e nell'Annus Mirabilis ... 1666 narrò le vittorie riportate sugli Olandesi e il grande incendio di Londra. Il successo di questo poema gli procurò (1670) la nomina a poeta laureato e storiografo reale. A scopo di lucro si dedicò (1663-81) al teatro, scrivendo 27 tra commedie, tragicommedie e drammi eroici, secondo teorie che espose nell'Essay of dramatic poesie (1668) e nelle prefazioni alle singole opere. Eccelse nei drammi eroici in decasillabi rimati a coppie, tra cui ricordiamo The Indian emperour (1665), The conquest of Granada (1670) e AurengZebe (1675), opere basate sul contrasto tra amore e onore, influenzate dai modelli francesi. Meno felice nelle commedie, ebbe tuttavia due notevoli successi nel 1667 con Sir Martin Marall e The Maiden Queen, tragicommedia, cui seguì The Spanish Fryar (1680). Ammiratore dichiarato di Shakespeare, in un tempo che gli anteponeva Ben Jonson, ne riadattò numerosi drammi, di cui il migliore resta All for love (1678), rifacimento di Antony and Cleopatra. Il teatro lo abituò al perfetto dominio del distico eroico, di cui si servì nella poesia non drammatica. Scrisse satire in difesa degli interessi della corte; nella prim, Absalom and Achitophel (1681), condannò la ribellione del duca di Monmouth (Absalom) sobillato dal conte di Shaftesbury (Achitophel); in Religio laici (1682) esaltò la chiesa anglicana che poi, salito al trono Giacomo II, ripudiò, convertendosi al cattolicesimo, celebrato in The hind and the panther (1687). Nonostante la sua facilità a mutare d'opinione, rimase fedele al cattolicesimo anche dopo la rivoluzione del 1688, che lo privò di titoli e uffici. Si dedicò allora alla versione di classici (Virgilio, Orazio, Persio, Giovenale), al rifacimento di novelle del Boccaccio e del Chaucer (Fables ancient and modern, 1699) e alla composizione di liriche, tra cui Alexander's Feast (1697) è considerato il suo capolavoro.

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