Newman, John Henry

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Cardinale, teologo e apologista cattolico inglese (Londra 1801 - Edgbaston, Birmingham, 1890). Figura trainante del cosiddetto Movimento di Oxford e autorevolissimo nel suo paese per la dottrina e le mirabili doti di scrittore; teologo forse audace, e che forse non del tutto a torto il modernismo rivendica - per certi lati del suo insegnamento - come proprio padre spirituale, N. fu forse colui che più operò per promuovere un autentico rinnovamento nella Chiesa cattolica, alla quale egli conciliò almeno il rispetto dell'intero mondo anglosassone.

Vita

Della giovinezza di N. il momento principale e decisivo fu rappresentato dalla sua «prima conversione» a 16 anni. In seguito fu, dapprima come studente, quindi come curato e (fino al 1832) come insegnante, a Oxford, dove divenne poi la mente direttiva di quella corrente della chiesa anglicana nota come movimento di Oxford. Ma lo svolgimento del suo pensiero condusse N., mentre redigeva l'Essay on the development of christian doctrine, a convertirsi al cattolicesimo (1845) e a conseguire l'ordinazione sacerdotale a Roma (1847). Tornato in patria, fondò l'oratorio di Maryvale, trasferito poi (1852) a Edgbaston, e divenne (1851) rettore dell'istituenda università cattolica di Dublino, per la quale scrisse The idea of a university. Poco dopo, al tempo del concilio Vaticano I, appunto perché cattolico ma alieno dall'oltramontanismo spinto e contrario al dogma dell'infallibilità pontificia, si trovò in polemica con i suoi antichi compagni Ch. Kingsley e E. B. Pusey, rimasti anglicani (Apologia pro vita sua), e con il card. H. E. Manning. Ma Leone XIII lo creò (1879) cardinale diacono del titolo di S. Giorgio in Velabro.

Opere

Poeta delicato e raffinato prosatore, N. è noto anche per An essay in aid of a grammar of assent (1870), che è il suo capolavoro, e per il citato Essay on the development. In quest'opera N., difendendo il concetto cattolico di tradizione contro lo «scritturalismo» protestante, vuol dimostrare come nello svolgimento della Chiesa il messaggio evangelico (simile al granello di senapa della nota parabola) si è sviluppato mantenendo sì la sua natura e i suoi principi fondamentali, ma anche assimilando elementi nuovi che sapessero esplicare e arricchire la fede primitiva: su queste premesse N. fondava la difesa del dogma cattolico; e instaurava un nuovo metodo apologetico ripreso dalla fine dell'Ottocento e particolarmente vivo nella moderna storiografia e teologia del dogma. Nella Grammar of assent, N., in polemica col razionalismo e il liberalismo teologico, mostra che il fondamento dell'atto di fede non va ricercato nell'attività puramente logica dell'uomo (natural apprehension), ma nella real apprehension, che è un particolare modo di conoscere direttamente una realtà, una proposizione, non per via di deduzione logica, ma per una particolare facoltà illativa (illative sense) che muove all'assenso (onde N. distingue l'assent, adesione incondizionata a una proposizione, dall'inference, propria della conoscenza logico-sillogistica): sicché la fede non è adesione intellettualistica a una verità, ma adesione e partecipazione concreta a qualcosa di vero e reale che chiede l'impegno e il consenso di tutto l'uomo.

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