Guillén, Jorge

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Poeta spagnolo (Valladolid 1893 - Malaga 1984). Considerato iniziatore della poesia pura o, come egli stesso preferì definirla, simple ("semplice"), assommando le esperienze di J. R. Jiménez, P. Valéry, S. Mallarmé e, secondo alcuni, di W. Whitman, compose le sue liriche con un'acuta attenzione formale, giungendo a uno stile incisivo, che suscita immagini attraverso una sintassi allusiva e musicale. Di qui le sensazioni contrastanti di un'apparente mancanza di calore emotivo e di una semplicità stilistica che sono invece frutto di una quasi esuberante vitalità affettiva e di un complesso lavorio di sintesi e di scelte linguistiche.  La sua opera maggiore è Cántico (1928).

Vita

Dopo avere compiuto i primi studi in Svizzera e successivamente a Madrid e a Granada, fu per alcuni anni lettore di spagnolo alla Sorbona di Parigi (1917-1923), prof. di letteratura spagnola a Murcia (1925-1928), dove fondò e diresse con J. Guerrero la rivista d'avanguardia Verso y prosa (1927-1928), ancora lettore a Oxford (1929-1931) e poi docente, in Spagna, nell'università di Siviglia durante il periodo repubblicano. Impostosi soprattutto dopo la prima edizione del Cántico, e anche durante l'esilio negli USA (vi si era trasferito, in seguito alla guerra civile, nel 1938), G. ha continuato ad esercitare un'influenza notevole sulla più recente poesia spagnola. Nell'ultimo decennio della sua vita, i ritorni frequenti in patria (seppur mai definitivi), le visite e i lunghi soggiorni in Italia hanno intensificato il rapporto del poeta con la cultura europea e con le giovani generazioni del suo paese. Tra i numerosi riconoscimenti attribuitigli, oltre alla nomina ad accademico d'onore della Real Academia Española, ricordiamo il premio Cervantes (1976) e il premio dell'Accademia Nazionale dei Lincei (1977).

Opere

Il tema fondamentale a cui s'ispira compatta la produzione di G. è una sorta di gioia panteistica verso il creato, che implica fiducia nella vita e nella realtà, in una posizione di ostinato ottimismo anche quando sembra che il dolore spinga il poeta verso un ripiegamento o verso una più umile ricerca della divinità. La sua opera maggiore, Cántico, si è andata via via ampliando in successive edizioni (1a ed. 1928; 5a ed. 1962, comprendente 334 liriche). Si ricordano inoltre: Clamor (3 voll.: Maremágnum, 1957; Qué van a dar a la mar, 1960; A la altura de las circunstancias, 1963); Suite Italienne (1964; 2a ed. 1968); Homenaje (1967); Aire nuestro (1968, in cui sono riunite le liriche di Cántico, Clamor e Homenaje); Y otros poemas (1973). Del 1959 è la pubblicazione della sua corrispondenza con F. García Lorca (Federico en persona); notevole anche il suo volume su Lenguaje y poesía (1962).

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