LA SHELLE, Joseph

Enciclopedia del Cinema (2003)

La Shelle, Joseph

Stefano Masi

Direttore della fotografia statunitense, nato a Los Angeles il 9 luglio 1900 e morto a La Jolla (California) il 20 agosto 1989. Maestro della vecchia scuola del bianco e nero, si fece apprezzare negli anni Quaranta per l'uso di coraggiosi contrasti inalcuni classici del cinema noir diretti da Otto Preminger, ottenendo anche un Oscar nel 1945 per le misteriose atmosfere del suo Laura (1944; Vertigine). Successivamente divenne uno degli operatori preferiti di Billy Wilder, che gli affidò la fotografia di alcune fortunate commedie, prima in bianco e nero e poi a colori. Fu candidato all'Oscar otto volte.

Nel 1923, mentre era ancora impegnato a terminare gli studi di ingegneria elettrotecnica, venne assunto per un breve periodo di lavoro estivo alla Famous Players-Lasky Corporation, al termine del quale decise di non riprendere più la scuola e di accettare un incarico da supervisore del laboratorio di stampa. Nel 1925 divenne assistente dell'operatore Charles G. Clarke, che si può considerare il suo maestro; insieme a lui passò nel 1927 alla Fox Film Corporation (poi 20th Century-Fox Film Corporation), dove rimase per la maggior parte della sua carriera. Negli anni Trenta, affiancando il direttore della fotografia Arthur C. Miller, fu uno dei più apprezzati operatori di Hollywood, anche se prevalentemente sotto la direzione di abili mestieranti come Irving Cummings, Walter Lang, David Butler. Nei primi anni Quaranta, sempre insieme a Miller, collaborò invece con registi del livello di Henry Hathaway, John Ford, Henry King. Giunse alla direzione della fotografia con Happy land (1943) di Irving Pichel; dopo alcuni altri film minori, la vera svolta avvenne quando sostituì Lucien Ballard sul set di un tormentato noir, Laura, affidato dapprima alla regia di Rouben Mamoulian e poi a quella dell'allora sconosciuto Preminger. Il film ottenne un grande successo anche per l'estenuata raffinatezza dei suoi arabeschi chiaroscurali, e gli procurò un inatteso Oscar. Preminger realizzò insieme a lui altri elegantissimi noir, da Fallen angel (1945; Un angelo è caduto) a The thirteenth letter (1951; La penna rossa), ma più tardi anche un western dai colori accesi, River of no return (1954; La magnifica preda). Al gioco di chiaroscuri dei noir di Preminger si richiamano le misteriose cupezze vittoriane di un altro film per il quale L. S. ottenne una nomination all'Oscar, My cousin Rachel (1952; Mia cugina Rachele) di Henry Koster, con il quale L. S. lavorò ancora in seguito, ottenendo risultati di assoluta eccellenza. A metà degli anni Cinquanta fu il primo grande direttore della fotografia di Hollywood a prestare il proprio talento alla televisione, partecipando alla realizzazione di telefilm che, pur senza allontanarsi troppo dalle esigenze dell'illuminazione televisiva dell'epoca, richiedevano un bianco e nero piuttosto contrastato: i fantasy di The twilight zone e i gialli di Alfred Hitchcock presents (nei quali lavorò al fianco di giovani come Robert Altman, Sydney Pollack e William Friedkin, oltre che con lo stesso Hitchcock). Una conferma di quanto la sua professionalità fosse adatta alla televisione venne con Marty (1955; Marty, vita di un timido) di Delbert Mann, film di impostazione televisiva che, per il suo realismo, fece ipotizzare la nascita nel cinema statunitense di un filone 'neorealista', e che procurò a L. S. un'altra nomination. Ben più elegante fu il bianco e nero di The apartment (1960; L'appartamento), che gli valse ancora una nomination e che segnò l'inizio della sua collaborazione con Wilder, per il quale girò altri tre film (il coloratissimo Irma La Douce, 1963, Irma la dolce, che gli procurò l'ennesima nomination; Kiss me, stupid, 1964, Baciami, stupido; The fortune cookie, 1966, Non per soldi… ma per denaro). Nelle commedie fotografate per Wilder L. S. dimostrò che non era indispensabile inondare il set di luce per valorizzare la recitazione degli attori brillanti, contravvenendo a una fondamentale regola della fotografia dell'epoca e arricchendo di sottintesi e risonanze l'orizzonte 'leggero' del genere.Tra gli altri registi con i quali collaborò sono da ricordare Ernst Lubitsch (Cluny Brown, 1946, Fra le tue braccia), Joseph L. Mankiewicz (The late George Apley, 1947, Schiavo del passato), Martin Ritt (The long, hot summer, 1958, La lunga estate calda), Raoul Walsh (The naked and the dead, 1958, Il nudo e il morto), John Cassavetes (A child is waiting, 1963, Gli esclusi), Arthur Penn (The chase, 1966, La caccia). Concluse la sua carriera alla fine degli anni Sessanta.

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