ROYCE, Josiah

Enciclopedia Italiana (1936)

ROYCE, Josiah

Guido Calogero

Pensatore americano, nato a Glass Valley in California nel novembre 1855, morto a Boston nel settembre 1916. Dopo avere studiato all'università di California e alla Johns Hopkins University, si recò nel 1879 in Germania, e fu a Gottinga scolaro del Lotze. Dal 1882 fu professore alla Harvard University. È uno dei massimi rappresentanti della fisolofia americana moderna.

Un elenco delle molte pubblicazioni del R. si può trovare nella bibliografia inserita dal Rand nel fascicolo sotto citato della Philosophical Review (XXV, 1916, pp. 515-22); cfr. anche N. Abbagnano, nell'opera sotto citata, pp. 271-72. Le opere principali, e tradotte anche in italiano, sono le seguenti: The Spirit of Modern Philosophy (Boston 1892; trad. it. di G. Rensi, Lo spirito della filosofia moderna, Bari 1910); The World and the Individual (voll. 2, New York e Londra 1900-1901; trad. it. di G. Rensi, Il mondo e l'individuo, voll. 4., Bari 1915-16); The Philosophy of Loyalty (New York 1908: trad. it. di G. Rensi, La filosofia della fedeltà, Bari 1911); The Problem of Christianity (New York 1913; trad. it. di E. Codignola, Il problema del Cristianesimo, voll. 2, Firenze [1924-25]). Il R. fu temperamento di pensatore assai aperto agl'influssi esterni: in Germania venne in contatto con la tradizione della filosofia kantiana e postkantiana e ne subì un influsso duraturo (che per qualche aspetto, come, p. es., per ciò che concerneva il Hegel, si andò anzi accentuando col tempo); in America si trovò accanto ai maestri del pragmatismo, C.S. Peirce e W. James, e molto si valse, a suo modo, anche del loro insegnamento. La formulazione fondamentale della sua filosofia è quella costituita dalla sua opera maggiore, Il mondo e l'individuo, dedicata soprattutto al problema gnoseologico-metafisico. Attraverso una critica delle varie soluzioni date, nella storia del pensiero, a tale problema, il R. perviene alla posizione idealistica per cui la realtà è semplice rappresentazione del soggetto pensante; e difende tale posizione dalle difficoltà che possono esserle opposte e particolarmente dalle critiche del Bradley, intento a dimostrare come il pensiero, pur non potendo evitare la posizione idealistica, si perda in essa in un processo all'infinito, giacché ogni relazione che esso pone presuppone una relazione ulteriore. Il R. accetta infatti l'idea di questa progressione infinita, ma (basandosi anche su principî di filosofia delle matematiche, teorizzati dal Dedekind) la trasforma di negativa in positiva, e cioè considera dimostrata da essa l'effettiva infinità di ogni centro di coscienza, quale specchio dell'universo. Al sistema del R., per cui il mondo è un cosmo di persone infinite, è stato perciò dato il nome di "assolutismo personalistico". Ma fin qui il R. si muove, almeno nella sostanza, sul piano del soggettivismo berkeleyano-leibniziano: più nuovo, e più affine allo spirito del pragmatismo, è invece lo sviluppo che egli dà al suo sistema con la teoria dell'"interpretazione". Quest'ultima, nella sua distinzione dalla percezione e dal concetto, è per il R. il peculiare organo conoscitivo che permette di comprendere, dai segni esterni, la personalità altrui, e la stessa personalità propria in quanto ormai appartiene al passato: è quindi mercè l'"interpretazione" che il mondo si manifesta nella sua spiritualità, come "comunità" di persone. Questa "comunità" è d'altronde il luogo e la sostanza della vita etico-religiosa: donde l'interpretazione che il R. dà dello spirito di ogni religione, considerata soprattutto come celebrazione del senso etico-sociale della comunità, e in particolare del cristianesimo, visto principalmente attraverso la concezione paolina della comunione dei credenti nel corpo della Chiesa.

Bibl.: Scritti italiani sul R.: G. Calò, J. R., in Cultura filosofica, 1908; F. Olgiati, Un pensatore americano: J. R., Milano 1917; S. Raccuglia, Il concetto sintetico del reale e la sua evoluzione nel pensiero di J. R., Palermo 1920; S. Galgano, Il pensiero filosofico e morale di J. R., in Giornale critico della filosofia italiana, VII (1926); N. Abbagnano, Il nuovo idealismo inglese e americano, Napoli 1927; pp. 196-222. Da vedere inoltre è il fascicolo speciale dedicato al R. dalla Philosophical Review (XXV, 1916, pp. 231-522), con articoli di varî. Una buona bibliografia degli scritti del R. e sul R. è nel volume citato dell'Abbagnano, pp. 271-74.