JOUARRE

Enciclopedia dell' Arte Medievale (1996)

JOUARRE

C. Heitz

Villaggio della Francia centrosettentrionale, sull'altopiano del Brie (dip. Seine-et-Marne), presso cui sorge l'omonima abbazia fondata nel 630 da Adone, figlio di Autario e Aiga, i quali vent'anni prima avevano accolto s. Colombano perseguitato dalla regina merovingia Brunilde.Il monastero di J. si inserisce in una serie di fondazioni cenobitiche femminili istituite in Gallia nel corso del sec. 7°, quali Nivelles in Belgio, Saint-Pierre-aux-Nonnains a Metz e Notre-Dame d'Argenteuil nei dintorni di Parigi. L'abbaziale, dedicata alla Vergine e più volte ricostruita (la chiesa attuale risale al 1863), conserva dell'epoca medievale la massiccia torre-atrio, innalzata nel sec. 11°, e l'attiguo vestibolo, con volte ogivali del 15° secolo. La vicina chiesa di Saint-Pierre, ricostruita in epoca gotica, svolgeva già dal sec. 9° l'ufficio di parrocchiale.A breve distanza dal monastero sorgeva la basilica cimiteriale di Saint-Paul, di cui si conservano soltanto le due cripte altomedievali dedicate a s. Paolo e a s. Ebregisilo, la prima delle quali costituisce una delle maggiori testimonianze dell'arte precarolingia. Essa fu costruita con funzioni funerarie da Agilberto, che, dopo essere stato vescovo in Northumbria e poi a Parigi nel 665, era giunto a J. intorno al 670 presso la sorella Teodechilde, prima badessa del cenobio, e vi era morto nel 680 ca., per essere sepolto nella cripta da lui fondata. La struttura, un tempo sottostante al presbiterio della basilica di Saint-Paul, ha una pianta rettangolare (m. 8,206,20), scandita in tre navate trasversali da una doppia fila di tre colonne marmoree di epoca merovingia, che nella fila orientale, dopo la metà del sec. 8°, vennero modificate per la costruzione di una piattaforma funeraria. Capitelli in marmo di notevole fattura, provenienti, come quelli del battistero di Poitiers, dalle cave di Saint-Béat nei Pirenei, sormontano le colonne; essi costituivano originariamente l'elemento di passaggio a una copertura piana sostituita, al principio del sec. 12°, con volte a crociera separate da sottarchi. Nei capitelli predomina il tipo corinzio; alcuni appartengono invece a uno stile composito: un cesto, decorato da baccellature, è coronato da una fascia di ovoli delicatamente scolpiti; in altri compare anche il motivo del serpente intrecciato all'ancora. Il capitello più interessante è quello che sormonta la colonna addossata al sarcofago di Teodechilde, dove quattro anse collegano il cesto all'abaco, i cui spigoli sono decorati da fiori a quattro petali.L'ambiente ipogeo era accessibile tramite un corridoio sotterraneo voltato a botte (altezza m. 2,30, larghezza m. 1 ca.), che tagliava longitudinalmente la chiesa di Saint-Paul e la cui entrata si trovava sul sagrato antistante la facciata; esso spartiva anche il cimitero dei secc. 6° e 7°, sopra il quale era stato edificato il corpo della chiesa; questo passaggio fu scavato soltanto alla metà del sec. 8° (Maillé, 1971) in concomitanza con un importante restauro della cripta, che comportò anche l'isolamento del pavimento da infiltrazioni d'acqua con la realizzazione di un drenaggio per gocciolamento. Il muro occidentale venne allora decorato con una cortina a opus reticulatum che rifletteva probabilmente una simbologia numerologica: a sette filari di bozze rettangolari si succedono dal basso tre filari di bozze quadrate, quindi una fascia a losanghe e infine altre quattro file di pietre tagliate a ottagono; una decorazione analoga compare sulla fronte della Torhalle di Lorsch, in Assia, costruita intorno all'800.Anche la navata orientale fu oggetto di trasformazioni allorché una piattaforma funeraria ne occupò tutta la superficie; essa sosteneva i sarcofagi di quattro badesse, Teodechilde, Mode, Balda e Agilberta, cui si venne ad aggiungere quello di s. Osanna nel 13° secolo.Il sarcofago del vescovo Agilberto precede di tre quarti di secolo quelli delle badesse Teodechilde e Agilberta, che furono posti sulla nuova piattaforma funeraria intorno al 750-760. Esso oggi occupa una nicchia del lato settentrionale, ma era collocato, prima dei lavori compiuti alla metà del sec. 8°, nell'angolo nordorientale e ciò ne aveva condizionato la decorazione. Solo due lati sono infatti scolpiti: il pannello di testa presenta un Cristo in maestà circondato dai simboli degli evangelisti, mentre sul fianco occidentale è una raffigurazione del Giudizio universale che sembra costituire (Brenk, 1964) il più antico esempio scolpito nel mondo cristiano e il primo in assoluto a N delle Alpi. Lavorato nella pietra locale, probabilmente da una bottega di scultori copti in viaggio verso l'Inghilterra, il sarcofago di Agilberto unisce sopravvivenze antiche e influenze copte: il Cristo in maestà del pannello frontale è circondato da una doppia mandorla secondo l'iconografia egiziana; i simboli degli evangelisti dalle ali striate lo circondano - fatto piuttosto eccezionale - in posizione centrifuga; nel Giudizio finale non sono ancora distinti eletti e dannati, ma i risorti, vestiti solamente di una corta tunica, levano le braccia come gli oranti dell'epoca paleocristiana, mentre il Cristo giudice tiene nella sinistra un cartiglio la cui scritta non è conservata.Anche un curioso rilievo, la c.d. stele di Agilberto (cm. 6532,5), è riconducibile alla produzione copta (Maillé, 1971), mostrando due personaggi stanti sotto un'imposta: un angelo, munito di incensiere, con veste dalle lunghe pieghe, e un altro personaggio vestito recante un codice; si tratterebbe dello stesso Agilberto, condotto dall'angelo psicopompo verso l'aldilà, secondo uno schema iconografico che si ripete su una lastra copta del Cairo (Coptic Mus.). Sul piano tecnico, la frontalità, che appare come un elemento particolarmente importante nelle sculture copte, nella stele funeraria di Agilberto è ulteriormente accentuata.Gli altri sepolcri erano posti sulla piattaforma, purtroppo distrutta nel 1884 nel corso di un malaccorto restauro, che ha isolato i sarcofagi sopra rozzi basamenti.La cassa trapezoidale di Teodechilde è chiusa da un coperchio recante motivi decorativi circolari. Le due facce laterali della cassa sono decorate da valve di conchiglia finemente intagliate, simbolo di eternità; esse sono distribuite su due ordini, separati da tre larghi nastri con un'iscrizione in lettere capitali, nettamente incise, che preannunciano le prime maiuscole caroline (capitalis quadratae), utilizzate per es. nello scriptorium della vicina abbazia di Corbie.Il sarcofago di Teodechilde è fiancheggiato dai sepolcri delle badesse Mode e Balda, succedutele nel governo del cenobio tra la fine del 7° e gli inizi dell'8° secolo. Anche il sarcofago della badessa Agilberta, che occupa la nicchia meridionale della cripta, si distingue per l'alto livello di lavorazione; presenta su tre lati una decorazione, eccezionalmente in stucco, a losanghe curvilinee inscritte in cerchi, che si ricollega ai motivi dei tessuti ricamati sasanidi.Sul lato meridionale della cripta di Saint-Paul agli inizi del sec. 12°, dopo i lavori di costruzione delle volte, si aprì la cripta funeraria di s. Ebregisilo, vescovo di Meaux nel 7° secolo. Questo secondo ambiente ipogeo, di impianto rettangolare (m. 4,822,54), è allineato sulla cripta di Saint-Paul; la maggior parte dei supporti e dei capitelli risale al primo quarto del sec. 12° e soltanto le colonne che affiancano la nicchia orientale sono di epoca merovingia, con capitelli in marmo prossimi a quelli della cripta di Saint-Paul. Il sarcofago di Ebregisilo è collocato in una nicchia ricavata nel muro che divide questo ambiente dalla contigua cripta di Saint-Paul.

Bibl.: B. Brenk, Marginalien zum sogenannten Sarkophag des Agilbert in Jouarre, CahA 14, 1964, pp. 95-107; Marquise de Maillé, Les cryptes de Jouarre, Paris 1971; P. Rousseau, Travaux récents dans la crypte Saint-Paul de Jouarre, La sauvegarde de l'art français. Cahier 3, 1983, pp. 55-62; T. De Montessus, Pour l'étude des cryptes de Jouarre: documents inédits, Bulletin du groupement archéologique de Seine-et-Marne 24-25, 1986, pp. 56-96.C. Heitz

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