Jules Verne

Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco (2014)

Elisabetta Bartoli
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Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook

Con impeccabile mestiere, coniugando scienza e tecnologia, affabulazione e creazione narrativa, Verne orchestra un universo mirabolante capace d’attirare lettori d’ogni genere.

L’avvio del viaggio straordinario

Gli esordi della carriera letteraria di Verne coincidono, in larga parte, con l’inizio della sua vita parigina. Nato a Nantes l’8 febbraio 1828, raggiunge la prima volta Parigi per sostenere gli esami di diritto – seguendo, negli studi, la volontà del padre – nel 1847. L’anno successivo comincia a frequentare la vita mondana e gli ambienti letterari della capitale. Inizialmente decide di scrivere per il teatro. Entrato in contatto con Alexandre Dumas padre, a lui consegna il manoscritto della sua prima pièce, Le paglie rotte [Les pailles rompues], che, probabilmente corretta dai due in collaborazione, sarà messa in scena al Théâtre-Historique di Parigi il 12 giugno 1850.

Sebbene ci abbia lasciato una quindicina di testi teatrali, è il genere narrativo quello in cui l’autore si mostra più prolifico.

Nel 1851 inizia a pubblicare alcune novelle ne "Le Musée des familles", uno dei primi periodici illustrati francesi, diretto da Émile de Girardin. Nel 1862 incontra l’editore parigino Pierre-Jules Hetzel, che pubblica il suo primo romanzo, Cinque settimane in pallone [Cinq semaines en ballon] (1863). La storia dello studioso Ferguson che decide di esplorare il continente africano, terra, all’epoca, ancora ampiamente ignota, viaggiando su un pallone aerostatico a idrogeno di sua invenzione, permette di focalizzare subito alcuni dei tratti portanti della narrativa di Verne. Nel romanzo si mescolano sapientemente dati tecnologici, storici e geografici reali con l’invenzione di una vicenda avventurosa, ricca di colpi di scena. Per quanto riguarda la macchina volante che affascina il lettore, Verne si sintonizza con la realtà delle scoperte tecnologiche del momento nel campo della navigazione aerea: il suo amico Nadar, notissimo fotografo ma anche aeronauta, da tempo dirige i suoi interessi in questo ambito e, nel 1863, realizza un enorme pallone aerostatico (il Gigante) che concretizza nella realtà il Victoria di Cinque settimane in pallone. Il successo straordinario del romanzo spinge Hetzel a stipulare un contratto con Verne, che lo lega a lui per vent’anni.

Il fantastico tecnologico

Verne s’interesserà sempre, con attenzione e con scrupolo, al progresso scientifico e tecnologico della sua epoca; un’epoca particolarmente ricca d’invenzioni, studi e scoperte, come il telegrafo, i raggi X, la fotografia, il telefono, il fonografo, la navigazione sottomarina, la navigazione aerea, la nuova siderurgia (la Torre Eiffel è costruita fra il 1887 e il 1889) e soprattutto l’elettricità. A questa attenzione si unisce una genialità immaginativa difficilmente imitabile in cui spesso la scienza, e soprattutto la tecnologia, pur essendo ancorata nel presente del lettore e dell’autore, vengono proiettate in un futuro percepito come possibile e, quindi, come probabile. Altro esempio particolarmente illuminante è, a tale proposito, Dalla Terra alla Luna [ De la Terre à la Lune ] (1865). Certo, il viaggio lunare non è ancora nelle corde della tecnologia dell’epoca (in tal senso, si è soliti etichettare questo tipo di romanzo come "romanzo d’anticipazione") ed è altrettanto vero che il tema è lungi dall’essere nuovo nella letteratura in generale e in quella francese in particolare. Ciò che è nuovo è la verosimiglianza con cui Verne organizza il viaggio, appoggiandolo su conoscenze tecnologiche e scientifiche dell’epoca, rendendolo così plausibile e addirittura verosimile per il lettore. Verne apre, in questo modo, la porta del sogno e del mito con le chiavi del progresso umano contemporaneo e non ricorrendo alla magia o al meraviglioso. È questa la geniale matrice a partire dalla quale prendono il via avventure mirabolanti, eventi affascinanti o scoperte straordinarie che polarizzano l’interesse del lettore.

Questo tratto rende la narrativa di Verne anche foriera di un aspetto costitutivo – non di grandissima diffusione, ma d’innegabile presenza – del romanzo del secondo Ottocento in cui, pur se non con la sistematicità della produzione di Verne, la tecnologia e in particolare il "fantastico tecnologico" (antesignano diretto della fantascienza che matura nel XX secolo) hanno, pur con funzione diversa, un ruolo importante e talvolta fondamentale. È il caso delle macchine parzialmente antropomorfe inventate da Didier de Choisy in Ignis (1883), ma soprattutto dell’"andreide", la donna artificiale creata da Edison nel romanzo simbolista L’Eva futura (L’Ève future, 1886) di Auguste Villiers de l’Isle-Adam.

Alla luce del successo dello scrittore, Hetzel lo spinge a collaborare regolarmente con il neonato "Magasin d’éducation et de récréation" (il cui primo numero è del 20 marzo 1864) da lui diretto con Jean Macé. Il nome della rivista palesa la volontà di diffondere il sapere ("educazione"), congiunta a quella di divertire ("ricreazione"): un doppio binario consono anche alla narrativa di Verne.

Il lungo viaggio straordinario

Jules Verne

Ventimila leghe sotto i mari

"Questi", cominciò il Capitano Nemo indicandomi gli strumenti sulle pareti della cabina, "sono gli apparecchi che servono alla navigazione del Nautilus. Qui, come nel salone, li tengo sempre sotto controllo, e mi forniscono tutti i dati utili alla navigazione. Alcuni vi sono certamente noti, come il termometro che segnala la temperatura interna del Nautilus, il barometro per la pressione dell’aria e per i cambiamenti atmosferici, l’igrometro che segnala l’umidità dell’atmosfera, lo storm glass, che mi avverte delle tempeste in arrivo, la bussola per la direzione, il sestante che rileva la latitudine, i cronometri per la longitudine, e infine i cannocchiali diurni e notturni, che adopero quando il Nautilus è in superficie".

"Sono gli strumenti che si utilizzano abitualmente per navigare", replicai. "Ne conosco anche l’uso. Ma ce ne sono altri che rispondono senza dubbio a particolari esigenze del Nautilus. Quel quadrante con l’ago mobile, assomiglia a un manometro..."

"Difatti è un manometro. È a contatto con l’esterno e ci indica sia la pressione, sia la profondità a cui navighiamo".

"E queste strane sonde?"

"Sono sonde termometriche che indicano la temperatura dei diversi strati d’acqua".

"E tutti quegli altri strumenti di cui non riesco nemmeno a indovinare l’impiego?"

"Bisogna che vi dia qualche spiegazione, professore", osservò il Capitano Nemo. Rimase in silenzio alcuni istanti, poi riprese: "L’anima dei miei apparecchi è l’elettricità".

"L’elettricità?"

"Precisamente."

"Ma la vostra nave ha un’estrema rapidità di movimento", protestai, "e questo mal si accorda con la forza dell’elettricità. Finora la sua potenza dinamica è ancora molto ridotta".

"La mia elettricità è diversa da quella del resto del mondo", spiegò il Capitano Nemo con un lieve sorriso. "Mi dispiace, ma più di così non posso dirvi".

"E io non pretenderò di saperne di più: mi limito a restare stupito da tali risultati. Però vorrei farvi ancora una domanda, alla quale potrete non rispondere, se vi sembrerà indiscreta. Gli elementi per produrre l’energia si consumano: come fate a rimpiazzarli se non avete più contatti con il mondo abitato?"

"La risposta è semplice", ribatté il Capitano Nemo. "In fondo al mare esistono miniere di zinco, ferro, argento, e oro, che si potrebbero benissimo sfruttare. Ma io ho deciso di strappare la mare soltanto quanto necessario per produrre la mia elettricità".

"Al mare?"

"Sì, professore, e i mezzi non mi mancano. Avrei potuto ottenere energia elettrica dalla differenza di temperatura che incontravamo, ma ho preferito usare un sistema più pratico".

"Quale?"

"Voi conoscete la composizione dell’acqua marina. Il cloruro di sodio è presente in proporzione notevole ed è proprio questo sodio – che ricavo dal mare – a costituire gli elementi che mi sono necessari".

"Il sodio?"

"Esatto. Il sodio, mescolato con il mercurio, dà un composto che sostituisce lo zinco; il mercurio non si consuma mai, il sodio lo ottengo dal mare stesso. Inoltre, le pile al sodio sono le più potenti e la loro forza elettromotrice è almeno doppia di quella delle pile allo zinco".

Jules Verne, Ventimila leghe sotto i mari, trad. it. di G. Girella, Milano, Baldini, Castoldi, Dalai Editori, 2012

I romanzi di Verne saranno organizzati in un unico ciclo, Viaggi straordinari [Voyages extraordinaires], che conta oltre 60 titoli: in ciò Verne sembra condividere un’esigenza strutturale di alcuni grandi romanzieri dell’Ottocento, come Balzac, con la Commedia umana [La Comédie humaine], o come Zola con i Rougon-Macquart. In realtà, il progetto dei Viaggi straordinari è da attribuire in parte alla volontà dell’editore Hetzel, con il quale i rapporti del romanziere non furono mai facili. Ciò non toglie che alcuni tratti narrativi sono in consonanza con alcune scelte innovative dei grandi del genere, come il ritorno dei personaggi e una particolare attenzione alla descrizione, anche se con funzione diversa da quella balzacchiana o da quella zoliana.

Nel 1864 esce la prima versione del Viaggio al centro della Terra [Voyage au centre de la Terre] (la versione definitiva uscirà, arricchita di due capitoli, nel 1867). Nel 1865, sul "Magasin d’éducation et de récréation", esce a puntate Il deserto di ghiaccio [Le Désert de glace] e I figli del capitano Grant [Les enfants du capitaine Grant] che esce in volume nel 1867. Sempre nel 1865, il "Journal des débats" pubblica Dalla Terra alla Luna [De la Terre à la Lune]. Il "Journal des débats" è un giornale d’opinione, il cui pubblico non è certo simile a quello del "Magasin" di Hetzel: è evidente, quindi, come la narrativa di Verne riesca a interessare tipologie di lettori molto diverse fra loro. A conferma di ciò, nel 1872, Il giro del mondo in ottanta giorni [Le Tour du Monde en quatre-vingts jours] è pubblicato da "Le Temps", altro quotidiano "serio" dell’epoca, prima di uscire in libreria nel 1873.

Se l’elemento avventuroso, legato a imprese talvolta sovrumane, aggancia un pubblico più giovane, quello a cui pare rivolgersi principalmente la rivista di Hetzel, l’elemento tecnologico, in tutte le sue manifestazioni, probabilmente attira un pubblico più adulto, attento al "gioco" scientifico che Verne crea nelle sue storie. Il doppio binario che imposta larga parte delle storie raccontate da Verne spiega, quindi, almeno in parte, il suo enorme successo di pubblico e la sua durata nel tempo.

È facile riconoscere, nei romanzi di Verne, anche il bisogno di divulgare il sapere scientifico, tecnologico, ma anche storico o geografico, che entra nel vivo dell’azione narrativa; a questo scopo sono spesso svolti i lunghi dialoghi che intrattengono fra loro gli "scienziati" o gli "esperti" – che sempre s’incontrano fra i personaggi di Verne –, dialoghi che indirizzano ad altri, solitamente ignoranti in materia, e – rivelando il lato pedagogico del testo – allo stesso lettore. D’altra parte, è utile ricordare che Verne è autore anche di opere di divulgazione, spesso redatte in collaborazione, come la Géographie illustrée de la France et de ses colonies (1868) o i quattro volumi di Découverte de la Terre (1870-1880).

È riscontrabile, nei romanzi di Verne, un’esigenza quasi di totalità del sapere, il bisogno di giungere a una visione d’insieme trasversale, senza compartimenti stagni, relativa alle conoscenze dell’epoca. È esemplare, a tale proposito, la biblioteca del capitano Nemo, in Ventimila leghe sotto i mari [Vingt mille lieues sous les mers] (1869), in cui coesistono le opere di creazione dei maggiori letterati accanto ai maggiori trattati scientifici e tecnologici, in una sintesi – tradotta formalmente con la tecnica dell’enumerazione – di tutto il sapere umano, raccolto da colui che con l’umanità ha deciso d’interrompere ogni contatto. Oltre a questo, è facile ricordare altri esempi, come l’elencazione dei nomi delle conchiglie, sempre in Ventimila leghe sotto i mari, quella delle varietà dei minerali presentate dal professor Otto Lidenbrock in Viaggio al centro della Terra o le enumerazioni zoologiche e botaniche che caratterizzano L’isola misteriosa.

I successi di Verne si susseguono, numerosissimi; fra questi: L’isola misteriosa [L’Île mystérieuse] (1874); Michele Strogoff [Michel Strogoff] (1876); Il raggio verde [Le Rayon vert] (1882); Robur il conquistatore [Robur le conquérant] (1886); La sfinge dei ghiacci [ Le Sphinx des glaces ] (1897), omaggio ad Edgar Allan Poe, di cui riprende il protagonista delle Avventure di Arthur Gordon Pym [The Narrative of Arthur Gordon Pym of Nantucket] (1838); Il padrone del mondo [Maître du monde] (1904). Verne sarà attivo fin quasi sulla soglia della morte che avviene il 24 marzo 1905, nella sua casa di Amiens, dove si è trasferito dal 1872.

Il successo di alcuni di questi romanzi è tale da sollecitare un adattamento teatrale da parte dello stesso Verne, come per Il giro del mondo in ottanta giorni, messo in scena nel 1874, in collaborazione con Adolphe d’Ennery.

Impossibile, infine, ricordare nel dettaglio gli adattamenti e le trasposizioni cinematografiche che avranno molti dei romanzi di Verne. Fra le più celebri, perché legata all’epoca della nascita del cinema, è la parodia di Georges Méliès, Il viaggio nella Luna [Le Voyage dans la Lune] del 1902, accanto alla quale si possono ricordare, negli stessi anni, già ben due trasposizioni, di tono più simile a quello del testo, di Ventimila leghe sotto i mari: due cortometraggi, rispettivamente del 1905, di Wallace McCutcheon e, del 1907, ancora di Méliès.

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