Tymošenko Volodymyrivna, Julija

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Donna politica ucraina (n. Dnepropetrovsk 1960). Leader dell’Unione di Tutti gli Ucraini “Patria” e della coalizione Blocco Elettorale J. Tymošenko, prima di entrare in politica si è distinta negli affari: laureatasi in Economia (1984), ha fondato e diretto la casa videografica del Komsomol (organizzazione giovanile del Partito Comunista dell’Unione Sovietica), che dopo la caduta dell’URSS è stata privatizzata; in seguito si è dedicata all’industria del gas, dirigendo diverse compagnie di energia e acquisendo un considerevole patrimonio economico (che gli è valso il soprannome di “principessa del gas”). Il 1996 è l’anno del suo ingresso in politica: eletta al Parlamento nella circoscrizione di Kirovohrad, nel 1999 è stata scelta come ministro dell’Energia (1999-2001, governo di V. A. Juščenko). Due anni più tardi, invece, i primi guai giudiziari: dirigente della società energetica United Energy Systems of Ukraine, ha scontato un mese di carcere per concussione e contrabbando di gas. Da sempre schierata al fianco del filoccidentale Juščenko, nel 2004 ha partecipato attivamente alla “rivoluzione arancione” (proteste contro i brogli elettorali perpetrati in favore del filorusso V. Janukovič), per poi ricoprire la carica di primo ministro nel nuovo governo (2005 e 2007-10) e candidarsi alle presidenziali 2010 (sconfitta da Janukovič). L’ascesa politica di T. ha subito un brusco arresto quando nel 2011 è stata condannata a sette anni di carcere per abuso di potere, con l’accusa di aver agevolato la Russia negli accordi commerciali per il gas senza il consenso del governo. Mentre l’opinione pubblica si divideva, nell'aprile 2012 è iniziato a suo carico un nuovo processo per evasione fiscale e appropriazione indebita, e nell'agosto 2012 la corte suprema ha confermato nell'ultimo grado di giudizio la condanna a sette anni di reclusione per abuso d'ufficio. T. ha dichiarato la sua innocenza e ha denunciato di essere vittima di un complotto politico volto a eliminare l’opposizione, trovando il sostegno di Bruxelles e Germania. Nel frattempo, la stampa internazionale ha diffuso una serie di scatti fotografici che testimonierebbero le percosse subite in prigione: decisa a non farsi curare dal servizio sanitario nazionale, la stessa T. ha denunciato il tentativo da parte delle autorità carcerarie di forzarla al ricovero. Nel febbraio 2014, dopo che nell'aprile 2013 una sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo aveva dichiarato illegale la detenzione di T. e a tre mesi dall'inizio dei violenti scontri che hanno insanguinato il Paese a seguito del rifiuto del presidente Janukovič di sottoscrivere il trattato di associazione con l'Unione Europea, il Parlamento ucraino ha approvato la liberazione immediata della donna politica. Presentatasi alle elezioni presidenziali del maggio 2014, la donna politica è stata sconfitta al primo turno dall'industriale filo-occidentale P. Porošenko; nel gennaio 2019 si è candidata alle presidenziali previste per il marzo successivo, alle quali ha ottenuto il 13,3% dei consensi, non riuscendo ad accedere al ballottaggio.

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