Kraus, Karl

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Scrittore austriaco (Jičín, Boemia, 1874 - Vienna 1936). Critico appassionato del mondo contemporaneo, maestro di stile, orientò la sua produzione, comprendente saggi, aforismi, poesie, drammi, commedie satiriche, al fine di smascherare l'ipocrisia e l'irrazionalità; nel 1899 fondò la rivista Die Fackel, che, redatta da lui integralmente fin dal 1912 e scomparsa solo alla sua morte, è stata uno degli organi di polemica letteraria, politica e di costume più temuti nel corso di quasi quattro decenni.  Fu autore di celebri aforismi (Sprüche und Widersprüche, 1909; trad. it. 1972), di tragedie (Die letzten Tage der Menschheit, 1922; trad. it. 1980) e di saggi di acre polemica letteraria e sociale, raccolti in Sittlichkeit und Kriminalität (1908; trad. it. 1976) e in Die chinesische Mauer (1910; trad. it. 1989).

Vita e opere

Di agiata famiglia ebrea, sin dall'età di tre anni visse a Vienna. Abbandonati gli studî di giurisprudenza, si orientò in un primo tempo verso la professione dell'attore, indi quella del pubblicista, rivelando subito la sua vena satirica con gli opuscoli di polemica letteraria Die demolierte Literatur (1896) e Eine Krone für Zion (1898). Divenuto cattolico, mantenendo sempre una sua forte autonomia di pensiero e di espressione, alla fine della guerra, osteggiata in spirito pacifistico e antimilitaristico, scrisse i due volumi di Weltgericht (1919) e la già citata tragedia di impianto espressionistico Die letzten Tage der Menschheit, opera irrappresentabile (e in realtà non pensata per la scena), che infierisce contro la meschinità dell'apparato imperiale austriaco. Da ricordare ancora, oltre agli articoli scritti per la rivista Simplizissimus e altre simili, i volumi di aforismi Sprüche und Widersprüche, Pro Domo et Mundo (1912), Nachts (1918); il saggio contro la sciatteria e il malcostume nella stampa Heine und die Folgen (1910), le variazioni sul mistero della parola Worte in Versen (1916-30); la parodia contro F. Werfel Literatur oder Man wird doch da sehn (1921); il dramma Die Unüberwindlichen (1928) sul tema della crudeltà e dell'idiozia del mondo del dopoguerra che nulla ha appreso dalla guerra. Postumo, sugli orrori del terzo Reich facilmente profetizzati, Die dritte Walpurgisnacht (1952; trad. it. 1990).

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