Reinhold, Karl Leonhard

Dizionario di filosofia (2009)

Reinhold, Karl Leonhard


Filosofo tedesco (Vienna 1758 - Kiel 1823). Insegnò filosofia nell’univ. di Jena (1787-93), poi (dal 1794) in quella di Kiel. Soprattutto con i suoi Briefe über die kantische Philosophie (1786-87; 2ª ed. 1790-92) e con il suo insegnamento a Jena contribuì efficacemente all’affermazione della filosofia kantiana. Per R. il criticismo, in quanto rifletteva su forme universali e necessarie della ragione (e non su contenuti sempre mutevoli e variabili, come le filosofie precedenti), non solo segnava una svolta «definitiva» e irreversibile nella storia della filosofia, ma poteva offrire anche il principio per la soluzione adeguata dei problemi politici, morali e religiosi dell’epoca. Ma per adempiere a questo compito il criticismo doveva ancora trovare una unità «sistematica» (esigenza questa rimasta acquisita per l’intero idealismo tedesco) che R. si propose di realizzare soprattutto con il Versuch einer neuen Theorie des menschlichen Vorstellungsvermögens (1789; trad. it. Saggio di una nuova teoria della facoltà umana della rappresentazione) e con i Beiträge zur Berichtigung bisheriger Missverständnisse der Philosophen (2 voll., 1790-94), sviluppando una «teoria della facoltà rappresentativa», chiamata anche «filosofia elementare» giacché consisteva nell’enucleare in modo preciso ed esauriente gli «elementi» della coscienza. Questa teoria non poteva essere condizionata da nessuna scienza, e anzi le condizionava tutte, compresa la logica (anche questa tesi ha avuto notevole importanza per gli sviluppi dell’idealismo e soprattutto per Fichte) e pertanto non poteva che fondarsi su un fatto originario e indiscutibile colto nella coscienza ed enunciato appunto dal «principio di coscienza» («la rappresentazione viene distinta nella coscienza dal rappresentato e dal rappresentante e viene riferita ad entrambi»). Mentre queste posizioni reinholdiane furono al centro delle polemiche sul criticismo di quegli anni, a cominciare da quella condotta da Schulze, minore importanza ebbero i successivi sviluppi del suo pensiero in cui si avvicinò via via alle posizioni di Fichte, di Jacobi e di Bardili. Tra le altre sue opere si segnalano: Über das Fundament des philosophischen Wissens (1791); Auswahl vermischter Schriften (2 voll., 1797); Über die Paradoxien der neuesten Philosophie (1799); Versuch einer Kritik der Logik aus dem Gesichtspunkt der Sprache (1806).