KASTABOS

Enciclopedia dell' Arte Antica (1973)

KASTABOS (Κάσταβος)

L. Guerrini

Località del Chersoneso cario vicina all'odierno centro di Pazarlik, a 10 km dallo stretto istmo che lega la penisola calcidica alla Caria. Sulla montagna di Eren Daǧi sono visibili i resti di un santuario e di un teatro, già segnalati dallo Spratt (Archaeologia, xlix, 1886) che li vide durante il viaggio fatto nel 1860; poi da O. Benndorf (Anz. Akad. Wien, xxix, 1892) che precisa trattarsi di un tempio di ordine ionico; nel 1948 da G. E. Bean, The Rhodian Peraea and Islands e recentemente (1959 e anni successivi) da J. M. Cook e W. H. Plommer, che identificano il santuario con quello dedicato ad Hemithea a K., lungamente descritto da Diodoro (v, 62).

L'identificazione appare sicuramente provata dal ritrovamento del nome della dea su un'anfora e un'iscrizione di dedica del tempio da parte di un certo Philion figlio di Hygasus. Nella località si innalza un teatro, scavato soltanto in piccola parte, che poteva contenere dai 5000 ai 10.000 spettatori. Una strada, evidentemente percorsa dalle processioni, portava dal teatro al recinto del santuario, che si compone di un tèmenos con accesso nel punto centrale del lato S e, su un'ampia piattaforma, di un tempio, costruito, secondo quanto si apprende da un'iscrizione da due architetti di Alicarnasso Letodoros e Ph ..... Il tempio, costruito in calcare e marmo, era costituito da una peristasi di colonne di marmo di ordine ionico, di un pronao molto profondo con due colonne in antis e di una cella. Manca l'opistodomo. Le misure del tempio sono molto regolari: la distanza tra il muro della cella e la peristasi su tutti i lati ad eccezione di quello E è di m 1,5; sul lato E di 3 m; il pronao, di forma quadrata, ha il lato lungo 5 m; la cella è larga m 5 e lunga m 10. Le dimensioni della peristasi sono di m 11,33 × 23,7. Il lato frontale del pronao si allinea con la terza colonna della peristasi; il muro occidentale della cella con la seconda colonna della peristasi. Il muro della cella in blocchi di calcare, presentava probabilmente un rivestimento in corrispondenza del toichobàtes; di marmo era pure la sima che nei lati lunghi del tempio presentava una decorazione a teste leonine e rami di acanto. L'architetto del tempio appare influenzato dall'architettura dorica del Peloponneso (tempio di Asklepios a Epidauro e thòlos di Epidauro), così come dalle architetture ioniche di Sardi e Priene. La datazione del tempio è indicata all'ultimo venticinquennio del IV sec. a. C.

Sotto il pavimento della cella del tempio si è potuto accertare un santuario precedente dedicato con tutta probabilità al culto della stessa divinità. Nel tempio di fine IV sec. a. C. la statua di culto era posta nel fondo della cella, entro un naìskos in marmo del quale si sono ritrovati alcuni frammenti. Nel pronao era stato posto un grande puteale marmoreo decorato con figure.

Il tèmenos, costruito all'incirca contemporaneamente al tempio, presentava addossate una serie di piccole costruzioni e statue, probabilmente votive. Su una base di statua si conserva l'iscrizione con il nome dello scultore, incompleto, integrato in (Arch)estratos, di Atene, databile all'inizio del III sec. a. C. (cfr. vol. i, p. 568). Due edifici sono di maggiori dimensioni: il cosiddetto edificio E, composto di un unico ambiente rettangolare con un pilastro centrale, di destinazione ignota, e un edificio più piccolo adiacente.

Probabilmente il santuario ricevette alla fine del IV sec. a. C. l'attuale sistemazione in seguito alla dominazione rodia della regione. Già alla metà del II sec. a. C., però, la sua importanza era diminuita di molto. Circa il culto che doveva svolgersi nel santuario, siamo informati soprattutto dal lungo passo di Diodoro. I pellegrini probabilmente risiedevano nella località per un certo periodo (sono state rinvenute abitazioni nell'area tra il teatro e il santuario) e forse l'incubazione avveniva, almeno in parte, anche nel pronao stesso del tempio, data la profondità eccezionale di esso.

Bibl.: J. M. Cook-W. H. Plommer, The Sanctuary of Hemithea at Kastabos, Cambridge 1966.

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