KHĀLID ibn al-Walīd

Enciclopedia Italiana (1933)

KHĀLID ibn al-Walīd

Giorgio Levi Della Vida

Celebre capitano arabo, il principale autore delle conquiste avvenute nei primi tempi dell'Islām. Della stirpe nobile dei Makhzūm, la più cospicua, accanto agli Omayyadi, nell'aristocrazia della Mecca, fu dapprima ostile a Maometto, ma si unì poi a lui e comandò alcune delle spedizioni guerresche organizzate da Maometto. Dopo la morte di costui, ebbe parte principale nel domare la ribellione scoppiata nell'Arabia meridionale e orientale contro l'egemonia islamica. Iniziatesi nel 12 èg. (633 d. C.) le grandi campagne di conquista, aprì la via all'occupazione della Persia espugnando la città di al-Ḥīrah, poi, con una marcia attraverso il deserto che è rimasta celebre nella storia delle spedizioni militari, comparve improvvisamente in Siria, e il suo intervento decise in favore degli Arabi la lotta già iniziata da questi contro i Bizantini (v. arabi: Storia). Per motivi non bene precisati, forse dovuti alla troppo grande popolarità datagli dalle sue vittorie, il califfo ‛Omar gli tolse il comando supremo, ma egli continuò in sott'ordine a partecipare alla guerra, dando ancora prova del suo singolare talento strategico e del suo coraggio personale. Morì nel 21 èg. (641-642 d. C.), e la sua memoria è rimasta viva nella sua tradizione, che ne ha sviluppato in maniera leggendaria le gesta in elaborazioni di carattere epico composte probabilmente all'epoca delle crociate (la Conquista di Siria del cosiddetto Pseudo-Wāqidī). Il soprannome "Spada di Dio" gli sarebbe stato dato da Maometto dopo le sue prime vittorie.

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