KHORĀSĀN

Enciclopedia Italiana (1933)

KHORĀSĀN (in pers. "sol levante"; A. T., g2)

F. G.
Giuseppe CARACI

N Vasta regione geografica della Persia di NE., di cui l'attuale provincia omonima dell'impero persiano non è se non una parte. Infatti, anche prescindendo dall'estensione più lata del termine, applicato talvolta nel Medioevo dagli scrittori orientali a tutti i territorî musulmani tra l'India e il gran deserto di al-Gibāl (Media), il Khorāsān, secondo la più frequente accezione storico-geografica, confina a N. con l'Osso (Āmū-Daryā) e il deserto dei Ghuzz, a S. coi Sigistān, a O. col Giurgiān, con il Qūmis e il gran deserto, a E. col vero e proprio Afghānistān (Badakhshān dei geografi musulmani medievali). Tale territorio, che in epoca sassanide e nei primi secoli dell'Islām formò una ben distinta unità geografica, amministrativa e culturale, è oggi diviso in tre parti dal confine politico che, partendo dalla foce dell'Atrek nel Caspio e risalendone un po' più a N. il corso, giunge a Sarakhs, e di qui scende perpendicolarmente verso il S., separando nel primo tratto la Persia dall'Unione Sovietica (repubblica del Turkmenistān), nel secondo la Persia dall'Afghānistān. Alla Persia è quindi rimasta la parte sud-occidentale dell'antico Khorāsān, con capoluogo Meshhed (presso l'antica Ṭūs), alla Russia, in seguito alle campagne contro i Turcomanni del 1881-1884, la parte settentrionale con Mẹrv, all'Afghānistān, dopo la definitiva rinunzia persiana del 1857, la sud-orientale con Harāh.

Il Khorāsān, che sotto i Sassanidi costituiva una provincia dell'impero, governata da un Ispahbad, fu conquistato nel 31 èg., 651-652 d. C., quando già era crollato lo stato persiano, dagli Arabi provenienti dal Fārs e dal Khūzistān agli ordini di aḍ-Daḥḥāk ibn Qais e ‛Abdallāh ibn ‛Amir ibn Quraiẓ, che si spinsero sino a Balkh. La posizione periferica del paese ne ritardò alquanto l'islamizzazione e la stabile conquista, che fu dovuta estendere e consolidare, sotto i primi califfi omayyadi, da ‛Abd ar-raḥmān ibn Samurah (43/663), e, definitivamente, dal generale arabo conquistatore della Transoxiana, Qutaibah ibn Muslim. Il Khorāsān, alla fine del sec. I dell'ègira, può dirsi per buona parte islamizzato, ma non altrettanto arabizzato; l'elemento arabo vi restò accampato come in terra di conquista, e, logorandosi con le inasprite rivalità tribali, specie tra il gruppo d'origine settentrionale dei Muḍar (Qais e Tamīm) e quello meridionale dei Yemeniti (Azd), spesso collegati con i settentrionali Rabī‛ah, si prestò al giuoco delle forze antiomayyadi e in parte antiarabe, che alla metà del sec. VIII d. C., con la gran rivolta capitanata da Abū Muslim e partita appunto dal Khorāsān, abbatterono il califfo omayyade di Damasco, sostituendovi quello degli ‛Abbāsgidi. Ancora al principio del sec. IX, il Khorāsān diede la base e le forze al figlio di Hārūn ar-Rashīd, al Ma'mūn, per strappare il califfato, in una sanguinosa guerra civile, al fratello al-Amīn. Ma poco dopo tutta la regione venne di fatto a staccarsi dalla compagine politica del califfato ‛abbāside, allorché ‛Abdallāh ibn Ṭāhir, andatovi governatore per conto del califfo, se ne fece effettivo signore, pur serbando un vincolo formale di vassallaggio verso l'autorità centrale di Baghdād (205/820). Dal dominio dei Ṭāhiriti il Khorāsān passò sotto quello dei Ṣaffāridi, del Sigistān, e poi, per tutto il sec. X sotto quello dei Sāmānidi che avevano il loro centro a Buchara nella Transoxiana. Fu questa un'epoca di straordinaria floridezza economica e culturale per il paese, che si continuò, anche sotto il mutare di dinastie, dai Ghaznevidi (1000-1037) ai Selgiuchidi (429/1037-552/1157), nonostante le scorrerie dei turchi Ghuzz. Dopo aver fatto parte per pochi decennî del dominio dei Khwārizmshāh, fu terribilmente devastato dall'invasione mongola (617/1220 e seguenti), che portò la distruzione e la strage nelle sue più fiorenti città, Mẹrv, Ṭūs, Nīsābūr, e da allora non riacquistò più la passata floridezza. Incluso nell'impero mongolo degli Īlkhān (v.), poi, dopo essere caduto in balia di Piccole dinastie locali, in quello di Tīmūr (m. 807/1405) e del figlio di questo shāh Rukh, ritornò al principio del sec. XVI, con le altre regioni della Persia, a far parte del rinnovato stato unitario fondato da Ismā‛īl il Ṣafawide, le cui vittorie, e quelle di scià ‛Abbās, ricacciando gli Uzbeki oltre l'Osso, assicurarono alla Persia per tutta la durata della dinastia lo storico confine nordorientale. Lo smembramento cominciò alla caduta di Ṣafawidi (1135/1722) e fu definitivo alla morte di Nādir Shāh (1160/1747), che per un momento aveva ricostituito e ampliato con le sue vittoriose campagne in India, l'unità della nazione: il Khorāsān orientale fu verso quell'epoca annesso all'Afghānistān da Ahmad Sḥāh Abdālī, né fu più ricuperato dalla Persia, nonostante le campagne del 1833, 1838 e 1856. Nella parte settentrionale, tra l'Osso e la linea Atrek-Sarakhs, l'autorità persiana si fece sempre più nominale, dinnanzi alla pratica indipendenza delle turbolente tribù turcomanne; e quando la Russia. varcato l'Osso, le ebbe faticosamente domate, procedé senz'altro all'annessione della regione (1884). Così l'antica unità geografica e storica fu definitivamente spezzata, e i tre monconi seguirono le sorti dei rispettivi stati cui restarono incorporati.

Bibl.: G. Le Strange, The lands of the Eastern Caliphate, Cambridge 1905, pp. 382-432; J. Wellhausen, Das arabische Reich und sein Sturz, Berlino 1902, specialm. pp. 247-306; W. Barthold, Turkestan down to the Mongol invasion, 2ª ed., Londra 1928, passim; sui monumenti, E. Diez, Churasanische Baudenkmäler, Berlino 1918.

La provincia persiana. - Il Khorāsīn persiano risulta di due ampie aree pianeggianti, attraversate da strisce di rilievi che vi isolano a N. e a NE. una serie di piccoli bacini intermontani, a S. e a O. un vasto deserto, mentre il triangolo compreso fra Caspio, Hindu-kush e la continuazione occidentale di questo rientra nel dominio delle steppe dell'Asia centrale. Naturalmente solo le zone marginali, dove le montagne mantengono, condensano e distribuiscono l'umidità necessaria, si prestano alle colture e all'insediamento; nel resto predomina la pastorizia seminomade e nomade. Un certo numero di oasi interrompe l'aridità desolata delle plaghe più interne. Fra le colture, anche senza tener conto del grano, per il quale il Khorāsān rappresenta la maggiore riserva della Persia, è stato possibile acclimarvi, in grazia dell'irrigazione artificiale, quella del cotone, che si è sviluppata soprattutto a SO. di Meshhed, che ne rappresenta il centro principale, nei distretti di Nīshāpür e di Säbzavar, mentre largamente diffusi sono anche l'oppio, il tabacco e la frutta (datteri e agrumi nell'oasi di Täbbäs). Il sottosuolo sembra povero (turchesi a Nishāpür) e le industrie si limitano a quelle domestiche e tradizionali della seta e dei tappeti.

Il Khorāsān rimane per la maggior parte fuori delle grandi piste del commercio mondiale, ma il suo margine N., attraverso il quale sono penetrate di tempo in tempo le grandi masse dei popoli asiatici in movimento dalle steppe del centro, è percorso dalle carovaniere che legano la Persia occidentale alle alte terre dell'India attraverso il territorio di Herāt e l'Afghānistān. Questa funzione di transito è resa più delicata dal contrasto, qui divenuto acuto, fra l'espansione russa che procede dalle steppe del N. e quella inglese che tende a proteggere le vie d'accesso ai dominions. Tutta la zona settentrionale della regione è perciò di fatto legata economicamente alla Russia, che vi ha accesso facile per mezzo della ferrovia di Mẹrv; nel resto, salvo la carovaniera che adduce per Buǵnurd e Asterabad alle sponde meridionali del Caspio, non vi è, in tutta la regione, se non un'altra via di traffico, parallela al confine orientale Persiano, da Meshhed a Birgiand e di qui alla depressione del Seistān. Si calcola che il Khorāsān abbia poco più di 1 milione di ab., su un territorio più vasto di quello italiano.