KUROKAWA, Kisho

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1993)

KUROKAWA, Kisho

Maurizio Gargano

KUROKAWA, Kisho (Noriaki)

Architetto e urbanista giapponese, nato a Nagoya (Prefettura di Aichi) l'8 aprile 1934. Formatosi presso il dipartimento di Architettura dell'università di Kyoto (1957) e nell'Istituto superiore dell'università di Tokyo sotto la guida di K. Tange (dottorato e docenza nel 1964), ha fondato lo studio Kisho Kurokawa and Associates a Tokyo (1962-68), mentre dal 1968 è presidente dello studio Kisho Kurokawa Architect and Associates della stessa città. Alla professione privata ha associato anche varie cariche nella pubblica amministrazione (tra le altre, quella di direttore dell'Istituto d'ingegneria sociale di Tokyo dal 1969 e quella di consigliere della rete ferroviaria giapponese dal 1970).

Ritenuto un giovane prodigio dell'architettura moderna giapponese, a ventisei anni diventa l'esponente più giovane del gruppo Metabolism di cui fanno parte anche gli architetti e urbanisti K. Kikutake, M. Otaka, F. Maki e il critico N. Kawazoe. Nel manifesto del gruppo (Metabolism 1960), come pure attraverso l'architettura di K. in quegli anni, viene propagandata e sperimentata l'esigenza di pensare e progettare l'organismo urbano nel suo insieme come una struttura estremamente mobile caratterizzata da un'alta qualità tecnologica: le infrastrutture, gli insediamenti residenziali, amministrativi e produttivi che ne derivano devono dunque essere in grado di confrontarsi con le continue e inevitabili trasformazioni culturali e sociali. Influenzato dalle teorie e dall'opera di Tange − partecipa alla realizzazione del piano per Tokyo del 1960 −, K. elabora nel 1961 la sua Helix City che dà il via a una serie di progetti basati sulla sperimentazione di sistemi tecnologici innovativi per le strutture, destinati a trasformare il concetto stesso dell'abitare. In seguito a un viaggio in Unione Sovietica nei primi anni Sessanta scrive, in collaborazione con Kawazoe, uno dei suoi primi testi teorici prendendo spunto dai sistemi di prefabbricazione di quel paese (Prefabricated houses, 1964); ma è nel 1970, tuttavia, che attira l'attenzione della critica internazionale con il suo padiglione high-tech all'Expo '70 di Osaka: la Capsule House nel Celestial Theme Pavilion e il Takara Group Pavilion sono solo l'eco ''cellulare'' del più ampio progetto a scala urbana già pensato per la new town giapponese di Hishino (1966) o la premessa teorica per il progetto della Torre ''a capsule'' Nakagin realizzata a Tokyo nel 1972. Ma quasi in alternativa o, comunque, parallelamente alla ''purezza'' del manifesto metabolista, K. sviluppa progressivamente il suo immaginario tecnologico (di cui la Torre Sony di Osaka del 1976 è un ulteriore significativo esempio) filtrandolo attraverso la storica tipologia della casa giapponese. Il tradizionale concetto di engawa (una sorta di atrio-veranda, un foyer che caratterizza lo spazio di relazione tra l'esterno e l'interno della casa) è infatti rivisitato con singolari effetti nella sede della Banca Fukuoka (città di Fukuoka, isola di Kyushu, 1975), nel Museo nazionale di etnologia (Osaka, 1977) o nella più tradizionale Villa Kyojuso (città di Hachioji, Tokyo, 1979).

Lo Shoto Club a Tokyo del 1980, il Museo di belle arti della Prefettura di Saitama (città di Urawa, 1982), il grattacielo a Shah Alam (Selangor, Malaysia, 1985), il Centro culturale giapponese a Berlino (1985), l'opera di Chaskovo (Bulgaria, 1985), il Museo di arte contemporanea di Hiroshima (1988) sono solo alcune delle molte realizzazioni di un architetto-urbanista che ha arricchito la sua vasta produzione teorica con progetti per una mezza dozzina di new towns e con la realizzazione di più di cinquanta edifici. Una mobilità professionale impressionante attraverso paesi e culture spesso antitetici tra loro completa la sua ricerca di fusione del passato nel presente ma verso il futuro. L'individuazione dei possibili punti di contatto tra l'architettura moderna e la cultura giapponese contribuisce a dare forma ulteriore alle considerazioni teoriche di K. fissate nel suo Metabolism in Architecture (1977).

Bibl.: Ch. Jencks, The enigma of Kurokawa, in Architectural Review, marzo 1976; M.F. Ross, Beyond Metabolism: The Japanese architecture, New York 1978; P. Jodidio, Kisho Kurokawa, in Connaissance des Arts, ottobre 1983; L. Papa, V. Manocchio, Kisho Kurokawa: il futuro nella tradizione, Napoli 1984; P. Riani, I pensieri dell'architetto (Kisho Kurokawa's recent projects), in Arca, 45 (gennaio 1991), pp. 8-23. Cataloghi di mostre: Architettura giapponese contemporanea, a cura di P. Riani, Firenze 1969, pp. 263-77; Kisho Kurokawa architettura e design, a cura dell'Assessorato agli Istituti culturali e del Museo Civico di Pistoia, Milano 1983.

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