Kiss Me Deadly

Enciclopedia del Cinema (2004)

Kiss Me Deadly

Mario Sesti

(USA 1955, Un bacio e una pistola, bianco e nero, 106m); regia: Robert Aldrich; produzione: Robert Aldrich per Parklane; soggetto: dall'omonimo romanzo di Mickey Spillane; sceneggiatura: A.I. Bezzerides; fotografia: Ernest Laszlo; montaggio: Michael Luciano; scenografia: William Glasgow; musica: Frank De Vol.

Il detective Mike Hammer, dopo aver dato un passaggio a Christina, una ragazza con solo un impermeabile addosso che ha bloccato la sua macchina sulla strada e si rivelerà essere fuggita da un manicomio, riesce miracolosamente a salvarsi dall'aggressione di alcuni sconosciuti. La donna, però, viene torturata e uccisa sotto i suoi occhi. Prima di morire, confida all'uomo parole dal significato oscuro. Hammer comincia a indagare, assistito da Velda, la donna con la quale lavora in di-scutibili indagini sulle relazioni extraconiugali dei propri clienti, e con la quale intrattiene rapporti anche non professionali. Durante le sue ricerche, conosce Lily Carver, un'amica di Christina, che teme di essere in pericolo: alcuni uomini, infatti, stanno cercando qualcosa che era in possesso di Christina. Ma nessuno sa cosa sia e dove sia nascosto. Le indagini del detective incrociano i banditi capeggiati dal gangster Evello, che cerca di ucciderlo. Hammer riesce a mettersi in salvo, ma Velda, che ha scoperto l'esistenza di un'organizzazione guidata dal dottor Soberin, viene rapita. L'oggetto al centro delle ricerche è una cassetta che contiene materiale assai dannoso ‒ come scopre lo stesso Hammer che, dopo avere individuato il contenitore, si ustiona cercando di aprirlo. Nel finale, il detective raggiunge la villa dove è tenuta prigioniera Velda e scopre che Lily Carver e Soberin in complicità sono entrati in possesso del contenitore. Nel tentativo di appropriarsene, Lily uccide Soberin, che prima di morire la esorta a non aprirlo. Mentre Hammer riesce a liberare Velda, la Carver apre la cassetta: dentro c'è materiale radioattivo. La donna, urlando, muore nell'esplosione.

Considerato da Paul Schrader il "capolavoro del noir", e inserito da Claude Chabrol tra i dieci migliori film americani del sonoro, Kiss Me Deadly appare oggi allo stesso tempo come il prodotto di una consapevole saturazione di schemi, tratti caratteristici e atmosfere di un genere (il noir) e come la personale reazione in forma di stile, dal sapore quasi anarchico, alle nevrosi collettive di un'epoca: la classica inchiesta del detective movie, oscillante tra i bassifondi della società e i suoi vertici corrotti, si trasforma nella decifrazione ossessiva di un enigma, la cui soluzione è la scoperta della moderna fobia dell'incubo nucleare. Il "cavaliere urbano", come scrive Alain Silver, è diventato un "predatore ghignante". Tratto da un romanzo hard-boiled di Mickey Spillane, un autore tanto popolare quanto connotato dal disprezzo per il comunismo e dal tono maccartista del suo eroe Mike Hammer, il film, secondo gli specialisti del noir Raymond Borde ed Étienne Chaumeton, completa idealmente la parabola del genere, la cui nascita si suole identificare con The Maltese Falcon di John Huston (Il falcone maltese o Il mistero del falco, 1941), spingendo alle estreme conseguenze formali un'intera estetica che aveva dominato come un'aura diffusa tutto il cinema americano del periodo bellico e di quello immediatamente successivo.

Robert Aldrich incrementa e svaluta i contrasti di luce (le notti buie e profonde dell'inizio e della fine del film, la luminosità diffusa degli interni), esaspera la violenza del crime movie e l'ermetismo ellittico del plot, e rende a tratti paradossale la distorsione temporale tipica di questo genere di film (come notò Truffaut, in una sequenza la cui durata presunta è di pochi minuti, appaiono vari stacchi su un quadrante d'orologio che registra una durata assai più estesa). La spietatezza con la quale la macchina da presa suggerisce il sadismo di alcune azioni (come, all'inizio, nella tortura e nell'uccisione di una donna di cui vediamo solo agitarsi le gambe e di cui ascoltiamo le urla angosciose), le sensibili escursioni dell'angolo di ripresa (che troviamo spesso più in alto o più in basso della posizione degli occhi), l'uso della voce fuori campo (che talora, nel noir, è un attributo di un narratore impersonale e che qui invece si rivelerà solo alla fine legata al corpo di un personaggio), l'espressionismo latente che sfrutta in modo inconsueto alcune storiche strutture architettoniche di Los Angeles (il Bunker Hill, il Bradbury Building, l'Hol-lywood Athletic Club), comunicano allo spettatore una sensazione mista di ansia e torpore, nitore e allucinazione. L'autore non prova alcuna simpatia per il suo protagonista, "un segugio da camera da letto" il cui sorriso scolora perennemente in rancore, ma questi gli sembra un prodotto perfettamente congeniale a un'era che nasconde l'inconfessabile terrore dell'apocalisse sotto la superficie dello sfacciato cinismo e della provocatoria sensualità (furono il regista e lo sceneggiatore A.I. Bezzerides a introdurre la ricerca del contenitore 'atomico' nell'intreccio). La pulsazione del film, che alterna sequenze statiche a irruzioni di improvvisa brutalità, brani di musica classica (Čajkovskij, Chopin) a urla stridule, trasmette per vibrazioni ininterrotte sia la percezione disturbata, troppo intensa o troppo ottusa, di questo mondo, che il suo malessere senza nome.

Interpreti e personaggi: Ralph Meeker (Mike Hammer), Albert Dekker (Dr. Soberin), Paul Stewart (Carl Evello), Maxine Cooper (Velda), Gaby Rodgers (Lily Carver), Wesley Addy (Pat Murphy), Juano Hernandez (Eddie Yeager), Nick Dennis (Nick), Cloris Leachman (Christina Bailey), Marian Carr (Friday), Jack Lambert (Sugar Smallhouse), Jack Elam (Charlie Max), Jerry Zinneman (Sammy), Fortunio Bonanova (Carmen Trivago), Percy Helton (Doc Kennedy), James McCallion (Horace), Strother Martin (Harvey Wallace), Silvio Minciotti (traslocatore), Mady Confort (cantante del night), James Seay (agente FBI), Leigh Snowden (ragazza in piscina), Mara McAfee (infermiera), Jesslyn Fax (moglie di Horace), Mort Marshall (Piker), Art Loggins (barista), Marjorie Bennett (manager), Bob Sherman (benzinaio), Robert Cornthwaite (agente FBI), Ben Morris, Paul Richards, Eddie Beal.

Bibliografia

R. Borde, É. Chaumeton, Panorama du film noir américain, Paris 1955.

C. Chabrol, Évolution du film policier, in "Cahiers du cinéma", n. 54, Noël 1955.

P. Schrader, Notes on film noir, in "Film comment", n. 1, Spring 1972.

F. Truffaut, Les films de ma vie, Paris 1975 (trad. it. Venezia 1978).

R. Lefèvre, En quatrième vitesse, in "La revue du cinéma", n. 293, février 1975.

A. Silver, 'Kiss Me Deadly': evidence of a style, in "Film comment", n. 2, March-April 1975, poi in Film Noir Reader, a cura di A. Silver e J. Urbani, New York 1996.

C. Salizzato, Robert Aldrich, Firenze 1983.

R. Lang, Looking for the 'Great Watzit': 'Kiss Me Deadly' and film noir, in "Cinema Journal", n. 3, Spring 1988.

A. de Baecque, La boîte atomique, in "Cahiers du cinéma", n. 425, novembre 1989.

J.P. Telotte, The fantastic realism of film noir: 'Kiss Me Deadly', in "Wide Angle", n. 1, January 1992.

R.F. Hill, Remembrance, communication, and 'Kiss Me Deadly', in "Literature/Film quarterly", n. 2, April 1995.

D. Thomson, Dead Lily, in "Film comment", n. 6, November-December 1997.

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