KONIGSLUTTER

Enciclopedia dell' Arte Medievale (1996)

KONIGSLUTTER

T. Weigel

KÖNIGSLUTTER (Lutter, Luthara, Regalis Luttere, Koningesluttere nei docc. medievali)

Città della Germania, nella Bassa Sassonia a S-E di Brunswick, tra il bassopiano della Germania settentrionale e la regione dei Mittelgebirge, nella zona antistante allo Harz.La posizione della città è determinata dalla sorgente della Lutter, una delle più ricche della Germania settentrionale. Già in epoca altomedievale l'area della villa di Lutter, per la quale mancano fonti documentarie anteriori al 1150, si trovava lungo il percorso di un'importante via commerciale e militare che metteva in comunicazione Brunswick con Magdeburgo.In epoca franca, lungo il tracciato della via militare in direzione E-O, accanto a una curtis citata a partire dal 1143, esisteva un wik (luogo protetto per il commercio), al cui posto, poco dopo il 1200, sorse un castello ducale circondato dall'acqua. Al sec. 12° si fanno risalire le origini della parrocchiale dedicata ai ss. Sebastiano e Fabiano, situata al centro dell'insediamento, in seguito più volte trasformata fino a diventare una chiesa 'a sala' gotica. K. viene ricordata per la prima volta come luogo di mercato nel 1318 (forum Luttere), poi nel 1344 e nel 1359, quando è testimoniata l'espressione wicbelde to Luttere, una specie di diritto comunale e di giurisdizione inferiore; nel 1374 K. viene infine chiamata città (Meier, 1896, p. 207; Röhr, 1981, p. 53ss.).Lo sviluppo artistico e politico del sito si deve alla fondazione di un monastero benedettino, promossa dall'imperatore Lotario II (1125-1137), non lontano dal castello di Süpplingenburg, sede del suo casato. Già nella prima metà del sec. 11° i margravi di Haldensleben avevano fondato nella stessa località un monastero di canonichesse (St. Petri) che, alla morte di Geltrude di Haldensleben, nel 1116, Lotario ereditò con i suoi possedimenti insediandovi monaci benedettini provenienti da Berge, presso Magdeburgo, centro legato alla tradizione di Hirsau (diploma di fondazione del 1° agosto 1135). Alla fine di luglio del 1135, alla presenza della coppia imperiale, ebbe luogo la posa della prima pietra della chiesa dedicata ai ss. Pietro e Paolo, da quel momento pantheon imperiale e importante luogo di culto della dinastia lotaringo-guelfa. Nel 1137, nella chiesa ancora non conclusa, venne sepolto Lotario II in corrispondenza dell'asse del corpo longitudinale a O dell'incrocio. Ai lati della sua tomba furono inoltre sepolti nel 1139 il duca Enrico il Superbo (padre di Enrico il Leone e genero dell'imperatore) e nel 1141 l'imperatrice Richenza. Il periodo di maggiore sviluppo del monastero - al cui abate il papa Adriano IV concesse, forse nel 1158, le insegne vescovili - si ebbe nel corso del 12° e 13° secolo. A partire dal 1200 K. fu meta di un pellegrinaggio annuale, in occasione della festività dei ss. Pietro e Paolo, che esercitò un particolare richiamo nel 15° secolo.La chiesa del monastero benedettino (od. parrocchiale evangelica) è una basilica a tre navate divise da pilastri, con quattro campate in sistema legato e copertura a volte, transetto, con crociera separata, e coro quadrato absidato sul quale si aprono, tramite una doppia arcata, cappelle di coro laterali. La monumentale copertura a crociera della zona orientale, risalente alla prima fase di costruzione (ca. 1135-1141), rappresenta uno dei più antichi esempi del genere conservati nella regione e rimanda a modelli dell'Italia settentrionale. La navata e le navatelle ebbero la prevista copertura a volta solo nel sec. 15° e quella della navata centrale venne rinnovata, in seguito a un crollo, nel 1693-1695. Il corpo trasversale occidentale, di tradizione sassone, internamente articolato in coro coperto a botte e tribuna, è sormontato da due basse torri ottagonali, con slanciata cuspide. Particolarmente elaborata appare la struttura della zona orientale, anche se - in conformità alla tradizione di Hirsau - manca la cripta. La presenza di absidi a E, in corrispondenza sia del coro principale e delle cappelle di coro laterali sia dei bracci del transetto, crea l'impressione di un imponente coro scalare cluniacense, coronato da una torre d'incrocio cuspidata.Mentre l'architettura presenta motivi locali sassoni accanto ad altri propri delle chiese legate alla riforma cluniacense-hirsaucense, la scultura, pregevolissima e concepita in unità con il supporto architettonico, così come un'enigmatica iscrizione e alcuni elementi strutturali, testimoniano che Lotario II si servì, per la costruzione della sua chiesa dinastica, di maestranze del cantiere dell'italiano Niccolò. A queste, che svolsero un ruolo importante per lo sviluppo dell'architettura e dell'ornamentazione romanica nella regione, possono essere attribuiti gli elementi della decorazione e le membrature architettoniche, i capitelli fogliati, le figure a rilievo nell'abside principale (fregio della Caccia), il portale con i leoni nella navatella nord (copie del sec. 19°), i capitelli di ispirazione corinzia nel coro, come pure i telamoni e le colonne riccamente decorate nella galleria settentrionale a due navate del chiostro, addossata al corpo della chiesa (ante 1150). Dell'arredo si sono conservati, tra gli altri oggetti, un candelabro pasquale in marmo (sec. 12°) e frammenti della tomba del fondatore con tre figure scolpite (seconda metà del sec. 13°).Gli antichi edifici del monastero, a eccezione di due ali del chiostro con lavabo e refettorio (sec. 15°), hanno ceduto il posto a un ospedale (1861-1865).Frammenti degli importanti corredi funerari, tra cui le insegne imperiali, sono conservati a Brunswick nel Landesmus. e nello Herzog Anton Ulrich-Museum.

Bibl.:

Fonti inedite. - Heinrich Meibom der Ältere, Chronica des Stiffts Königslutter, Wolfenbüttel, Niedersächsisches Staatsarch., Landschaftliche Bibl. 1721; VII B 337.

Fonti edite. - Die Urkunden Lothars III. und der Kaiserin Richenza, a cura di E. von Ottenthal, H. Hirsch, in MGH. Dipl. reg. imp. Germ., VIII, 1927, pp. 113-116, nr. 74.

Letteratura critica. - P.J. Meier, Die Bau- und Kunstdenkmäler des Kreises Helmstedt (Die Bau- und Kunstdenkmäler des Herzogthums Braunschweig, 1), Wolfenbüttel 1896, pp. 203-241 (rist. anast. 1978); F. Eichwede, Beiträge zur Baugeschichte der Kirche des kaiserlichen Stiftes zu Königslutter (tesi), Hannover 1904; E. Kluckhohn, Die Kapitellornamentik der Stiftskirche zu Königslutter. Studien über Herkunft, Form und Ausbreitung, MarbJKw 11-12, 1938-1939, pp. 527-577; U. Hölscher, Die Stiftskirche zu Königslutter. Eine baugeschichtliche Untersuchung, Niederdeutsche Beiträge zur Kunstgeschichte 4, 1965, pp. 9-40; G. Dehio, E. Gall, Handbuch der Deutschen Kunstdenkmäler. Bremen, Niedersachsen, München-Berlin 1977, pp. 544-548 (19922, pp. 807-812); C. Römer, s.v. Königslutter, in Die Benediktinerklöster in Niedersachsen, Schleswig-Holstein und Bremen, a cura di U. Faust (Germania Benedictina, 6), St. Ottilien 1979, pp. 273-298; M. Gosebruch, Die Kunst des Nikolaus. Von Königslutter aus in den Blick genommen, auf ihre provenzalischen Wurzeln hin untersucht und im Verhältnis zur Kathedralgotik erläutert, Niederdeutsche Beiträge zur Kunstgeschichte 19, 1980, pp. 63-124; Königslutter und Oberitalien. Kunst des 12. Jahrhunderts in Sachsen, a cura di M. Gosebruch, H.H. Grote, cat., Braunschweig 1980 (19822); H. Röhr, Geschichte der Stadt Königslutter am Elm, Braunschweig 1981; M. Gosebruch, T. Gädeke, Königslutter. Die Abtei Kaiser Lothars, Königstein i. T. 1985 (19952); H. Rötting, Die Grablege Lothars III. in der Stiftskirche zu Königslutter, in Kirchen, Klöster, ManufaktuBibl.: ren. Aus der Arbeit des Braunschweigischen Vereinigten Kloster- und Studienfonds und der Braunschweig-Stiftung, Braunschweig 1985, pp. 61-82; T. Weigel, Das Rätsel des Königslutterer Jagdfrieses. Zur Rolle von Tieren in der Bilderwelt des Mittelalters, in Der Braunschweiger Burglöwe, "Bericht über ein wissenschaftliches Symposion, Braunschweig 1983" (Schriftenreihe der Kommission für Niedersächsische Bau- und Kunstgeschichte bei der Braunschweigischen Wissenschaftlichen Gesellschaft, 2), Göttingen 1985, pp. 155-187; id., Die Stiftskirche zu Königslutter (Grosse Baudenkmäler, 382), München-Berlin 1987 (19913); T. Gädeke, Die Architektur des Nikolaus. Seine Bauten in Königslutter und Oberitalien (Studien zur Kunstgeschichte, 49), Hildesheim-Zürich-New York 1988; K. Nass, Die älteren Urkunden des Klosters Königslutter, Archiv für Diplomatik, Schriftgeschichte, Siegel- und Wappenkunde 36, 1990, pp. 125-167; H. Thies, H. Rötting, s.v. Königslutter, in Wege in die Romanik. Das Reisehandbuch, I, Hannover 1993, pp. 224-226.T. Weigel

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