KIEŚLOWSKI, Krzysztof

Enciclopedia del Cinema (2003)

Kieślowski, Krzysztof

Serafino Murri

Regista e sceneggiatore polacco, nato a Varsavia il 27 giugno 1941 e morto ivi il 13 marzo 1996. Rivelatosi all'attenzione internazionale grazie al monumentale film in dieci parti Dekalog (1989; Decalogo), realizzò in Francia la trilogia Trois couleurs: bleu (1993; Tre colori ‒ Film blu), Leone d'oro alla Mostra del cinema di Venezia, Trois couleurs: blanc (1994; Tre colori ‒ Film bianco), Orso d'argento al Festival di Berlino, Trois couleurs: rouge (1994; Tre colori ‒ Film rosso), trilogia che lo ha fatto riconoscere come l'ultimo, grande interprete di un cinema d'impegno morale, al cui centro è l'indagine sul ruolo del caso nella vita, in un orizzonte laicamente rivolto alla trascendenza.

Studente alla Scuola cinematografica di Łódź, sotto la guida di Kazimierz Karabasz sperimentò una forma fenomenologica di documentario opposta al film a tesi tipico del regime. Durante il corso di studi girò due cortometraggi, la poetica microinchiesta Zdjęcie (1968, La fotografia), prodotta dalla Telewizja Polska, e la felliniana galleria di 'mostri' del suo saggio di diploma, Z miasta Łódźi (1969, Dalla città di Łódź), finanziata dall'agenzia statale WFD (Wytwórnia Filmów Dokumentalnych, Casa produttrice dei film documentari). Dopo il giro di vite della censura seguito alle manifestazioni di sostegno alla Primavera di Praga (alle quali K. prese parte), realizzò documentari narrativi dall'apparenza minimalista, che ritraevano un Paese soffocato dalla burocrazia, dilaniato dall'arrivismo di partito, dove l'uomo comune non ha che dogmi e slogan mal compresi per andare avanti nell'assillo della povertà. Incorse in traversie politico-giudiziarie nel 1972, quando per la WFD firmò con un collettivo di registi il mediometraggio Robotnicy '71: nic o nas bez nas (Operai '71: nulla su di noi senza di noi), cronaca degli scioperi ai cantieri Lenin di Danzica: le autorità sequestrarono il materiale girato, e arrestarono gli intervistati.

L'ingresso nel gruppo di produzione indipendente Tor (Binario) di Krzysztof Zanussi segnò il graduale avvicinamento di K. al cinema di finzione, con alcuni mediometraggi a soggetto realizzati per la televisione con tecniche sperimentali: Przejście podziemne (1973, Il sottopassaggio pedonale), storia d'amore girata in bianco e nero e con la macchina a spalla; Personel (1975, Il personale), apologo morale su un giovane sarto teatrale, con diverse 'scene rubate', secondo i canoni del Cinéma vérité; Spokój (La tranquillità, girato nel 1976 ma trasmesso solo nel 1980), tormentata vicenda di un ex carcerato sfruttato dal proprio datore di lavoro, che segnò l'incontro di K. con Jerzy Stuhr, destinato a diventare uno dei suoi attori preferiti. Nello stesso periodo realizzò due docudramas: Życiorys (1975, Curriculum vitae), prodotto dalla WFD, atto di denuncia del potere politico, in cui viene ripreso il processo realmente intentato da una commissione di controllo del Partito comunista a un fantomatico 'compagno Gralak', in realtà un attore il cui falso dossier d'accusa era stato totalmente inventato da K.; e Blizna (1976, La cicatrice), prodotto dalla Tor, il suo primo lungometraggio per il cinema, scritto insieme al giornalista Romuald Karas e interpretato dal caratterista Franciszek Pieczka.Tra il 1976 e il 1979 K. girò gli ultimi documentari per la WFD, piccoli capolavori con un forte senso di ironia e una suspense quasi da film poliziesco, caratterizzati da un senso commosso del reale simile al pirandelliano 'sentimento del contrario': la tragicommedia dei turni di un'équipe medica Szpital (1977, L'ospedale), la vicenda di un ingegnere che si oppone invano alla corruzione e al disfattismo dilaganti ma finisce lui, per false denunce e delazioni, sotto inchiesta in Nie wiem (1977, Non so), la storia di un vigilante fascistoide in Z punktu widzenia nocnego portiera (1977, Dal punto di vista del portiere notturno), la meravigliosa parabola su età e femminilità delle danzatrici di Siedem kobiet w różnym wieku (1978, Sette donne di età diversa), gli autoritratti di gente comune di Gadające głowy (1980, Teste parlanti), e la vita che inesorabilmente scivola via senza traccia in Dworzec (1980, La stazione).

Il passaggio definitivo alla narrazione avvenne con Amator (1979, Il cineamatore), primo premio e premio Fipresci al Festival di Mosca, straordinaria metafora della visione cinematografica come tentativo di comprendere l'esistenza: è la storia di Filip Mosz (Jerzy Stuhr), maniacale 'uomo con la macchina da presa', che a forza di filmare quello che ha intorno finisce per distruggere la sua opera e la sua vita. Il successivo Przypadek (1981; Il caso o Destino cieco) è un film duro, geniale e suggestivo, bloccato dalla censura fino al 1987, con cui K. mise a fuoco quell'intreccio tra analisi delle contraddizioni sociali e senso del mistero della vita che sarebbe stata la sua maggiore cifra stilistica. Esperimento 'al tempo condizionale', Przypadek mostra le tre strade differenti che lo studente in medicina Witek (Boguslaw Linda) può prendere in un preciso punto della sua vita, a seconda che salga o meno su un treno: militante di partito, oppositore, professore universitario. Ma, provocatoriamente, il finale non cambia.

Durante la dittatura militare del generale W. Jaruzelsky (1981-1983), la scrittrice H. Krall (con cui K. aveva realizzato per la televisione Krótky dzień pracy, Breve giornata di lavoro, girato nel 1981 ma trasmesso solo alla fine degli anni Ottanta) presentò al regista l'avvocato attivista sul fronte dell'opposizione clandestina Solidarność Krzysztof Piesiewicz. Ne nacque un sodalizio che vide Piesiewicz in veste di sceneggiatore accanto a K. fino alla sua morte. Il primo film scritto dai due (che si avvale delle musiche di Zbigniew Preisner, anch'egli in seguito collaboratore abituale di K.) fu il lugubre Bez końca (1985, Senza fine): storia dell'avvocato Antoni Zyro (Jerzy Radziwilowicz, volto-simbolo del cinema di Andrzej Wajda), che da morto continua a vivere a fianco dei compagni di battaglia nella Polonia 'morta' della legge marziale. K. e Piesiewicz iniziarono quindi la lunga e complessa lavorazione di Dekalog, dieci film di un'ora per la televisione polacca sul senso dei comandamenti dell'Antico testamento nella vita attuale: situazioni estreme, moralmente irrisolvibili, che mettono a dura prova l'idea dell'esistenza di Dio mentre ne evidenziano la necessità umana. I primi due episodi, realizzati indipendentemente con la Tor per finanziare le altre parti, sono l'impressionante atto d'accusa contro la pena di morte Krótky film o zabijaniu (1988, Breve film sull'uccidere) e lo struggente capolavoro voyeurista Krótky film o miłości (1988, Breve film sull'amore, uscito in Italia con il titolo Non desiderare la donna d'altri). Krótky film o zabijaniu vinse il premio della giuria al Festival di Cannes: fu il battesimo internazionale di un autore indissolubilmente legato alla sua realtà sociale, tecnicamente sobrio ma virtuoso nelle metafore visive, i cui toni narrativi sospesi tra suspense hitchcockiana e dialogo morale bergmaniano ne hanno fatto una esemplare incarnazione del cinema d'autore. Il successo francese assicurò a K. la sospirata libertà produttiva, aprendo una stagione di lavoro febbrile. La prima opera prodotta in Francia fu La double vie de Véronique (1991; La doppia vita di Veronica), fumosa ma esteticamente densa storia della cantante lirica polacca Weronika e dell'insegnante di musica Véronique, suo doppio francese (interpretate dalla giovane Irène Jacob). Dall'incontro con il produttore Marin Karmitz prese forma la trilogia Trois couleurs, rivisitazione dei principi della Rivoluzione francese, libertà, uguaglianza e fraternità, simbolicamente associati ai colori della bandiera. Opera complessa e carica di intrecci tra i diversi episodi, Trois couleurs scandaglia il conflitto tra ragione ed emozione nell'indifferenza dei valori materialistici che strutturano l'esperienza. In Trois couleurs: bleu, che valse anche la coppa Volpi all'interprete Juliette Binoche, morte e nascita si intrecciano nel tentativo di una donna, rimasta vedova in un incidente, di liberarsi dalle ossessioni del passato alla luce delle verità nascoste dal marito in vita. Trois couleurs: blanc descrive la lacerazione tra Est e Ovest dopo la guerra fredda, e la volgarità del dio denaro, nel crudele rapporto tra un parrucchiere polacco impotente (Zbigniew Zamachowski) e la moglie francese (Julie Delpy). Trois couleurs: rouge è la vicenda dai contorni metafisici di un eremita tecnologico (Jean-Louis Trintignant), giudice solitario e amareggiato che spia la vita altrui (la cui figura di dio-demiurgo riflette autobiograficamente quella di un 'regista della vita'), e della ragazza che riuscirà a farlo sperare di nuovo nei rapporti umani (Irène Jacob). È invece rimasto irrealizzato il progetto di una trilogia ispirata alla Divina Commedia.

Bibliografia

Kieslowski, a cura di R. Turigliatto, M. Furdal, Torino 1989.

Das Gewicht der Gebote und die Möglichkeiten der Kunst: Krzysztof Kieslowskis 'Dekalog', hrsg. W. Lesch, M. Coretan, Freiburg im Breisgau 1994.

V. Amiel, Kieslowski, Paris 1995 (trad. it. Kieslowski, la coscienza dello sguardo, Genova 1998).

Ch. Garbowski, Krzysztof Kieslowski's 'Decalogue' series: the problem of the protagonists and their self-transcendance, Boulder (CO)1996.

S. Murri, Krzysztof Kieslowski, Milano 1996, 1999².

Kino Krzysztofa Kieślowskiego (Il cinema di Krzysztof Kieślowski), a cura di T. Lubelski, Kraków 1997.

Kieślowski znany i nieznany (Kieślowski conosciuto e sconosciuto), a cura di S. Zawiśliński, Warszawa 1998.

A. Insdorf, Double lives, second chances: the cinema of Krzysztof Kieślowski, New York 1999.

S. Rimini, L'etica dello sguardo: introduzione al cinema di Krzysztof Kieslowski, Napoli 2000.

S. Zizek, The fright of real tears: Krzysztof Kieślowski between theory and post-theory, London 2001.

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