L'Europa tardoantica e medievale. I popoli dell'Europa del Nord: i Vichinghi

Il Mondo dell'Archeologia (2004)

L'Europa tardoantica e medievale. I popoli dell'Europa del Nord: i Vichinghi

Signe Horn Fuglesang

I popoli dell’europa del nord: i vichinghi

Popolazioni danesi, svedesi e norvegesi, che nell’Alto Medioevo abitavano l’Europa settentrionale, note anche come Normanni; il termine Vichinghi veniva utilizzato per definire i predoni scandinavi, soprattutto norvegesi.

Il concetto di “età vichinga” venne introdotto nel tardo XIX secolo, ma la scienza moderna circoscrive i limiti cronologici in maniera leggermente differente a seconda della specifica disciplina. Sulla base delle fonti scritte, gli storici normalmente assumono il 793 (anno dell’incursione contro il monastero inglese di Lindisfarne) come l’inizio e il 1066 (battaglie di Stamford Bridge e Hastings e successiva conquista normanna) come la fine del periodo vichingo. Gli archeologi e gli storici dell’arte accettano queste date storiche, ma fanno rilevare l’esistenza di una continuità nella cultura materiale vichinga dal 750-775 fino al 950-975 e da questi anni fino al XII secolo. Nella storia dell’arte e in archeologia l’epoca viene normalmente trattata secondo un modello tripartito: i periodi protovichingo (750/775-875), mediovichingo (ca. 875-975) e tardovichingo (975-1100/1125).

Le prime scorrerie dei Vichinghi seguirono probabilmente le principali rotte commerciali. I reperti archeologici in Scandinavia, nel Baltico orientale e nell’Europa continentale provano che il flusso commerciale non era mai stato interrotto durante i secoli bui e, nell’VIII secolo, sembra fosse particolarmente florido. In Scandinavia vennero fondati, durante l’VIII e all’inizio del IX secolo, importanti centri commerciali: Ribe e Hedeby (Haithabu) nello Jutland (Danimarca e Germania), Birka sul lago Mälaren (Svezia) e Kaupang nel Vestfold (Norvegia). La tecnologia nel campo della costruzione delle navi era molto sviluppata presso i Vichinghi ben prima che iniziassero le loro incursioni, com’è attestato sia dalle stesse scorrerie sia dal ritrovamento della nave di Oseberg. Nella prima metà del IX secolo le incursioni sembra venissero condotte da un numero ridotto di imbarcazioni, con azioni di disturbo, ma la prima, diretta contro il monastero di Lindisfarne, sulla costa della Northumbria, è ricordata nel 793 e fu seguita, l’anno successivo, da una scorreria ai danni di un altro monastero, probabilmente Jarrow o Wearmouth; successivamente l’Inghilterra sembra essere stata trascurata fino agli anni Trenta del IX secolo. Le aggressioni ai monasteri irlandesi cominciarono nel 795 e ne sono ricordate altre otto o dieci prima che gli Scandinavi svernassero per la prima volta nell’isola nell’840 e che, l’anno seguente, costruissero il loro primo insediamento. Le incursioni sul territorio dell’impero carolingio, documentate a partire dal 799, si concentrarono sulla costa della Frisia e sembra avessero come principale obiettivo le città mercantili di Dorestad e Quentovic.

Nel periodo mediovichingo, a partire dalla metà del IX secolo, sembra che le scorrerie avessero cambiato caratteristiche: i Vichinghi cominciarono a trascorrere gli inverni in Irlanda e nel territorio franco negli anni Quaranta e in Inghilterra negli anni Cinquanta del IX secolo; da allora in poi flotte meglio organizzate di navi, con contingenti armati guidati dai loro capi, risalivano i fiumi saccheggiando le campagne ed estorcendo a città e monasteri considerevoli quote di riscatto, mentre si datano soprattutto alla seconda metà del IX secolo le caratteristiche devastazioni operate dai Vichinghi su larga scala e i primi insediamenti in Europa occidentale. In Inghilterra la “grande armata” (micel here) arrivò nell’866 dalla Francia, conquistando nel corso della decade successiva gran parte dell’area settentrionale della regione; l’accordo di pace stipulato nell’866 tra il re del Wessex Alfred il Grande (871-899) e il capo vichingo Guthrum I (m. 890) istituiva un’area scandinava di insediamento (Danelaw) comprendente l’Anglia orientale e parti della Mercia. La dominazione, comunque, fu breve e negli anni compresi tra il 902 e il 937 la maggior parte dell’Inghilterra venne riconquistata sotto il comando del re del Wessex, sebbene York sia rimasta agli Scandinavi fino al 954. Nel 911, al condottiero Rollone (m. 931 ca.) e ai suoi uomini venne data una parte dell’odierna Normandia, territorio che i suoi successori gradualmente ampliarono fino a costituire il ducato dal quale, nell’XI secolo, sarebbero state conquistate l’Inghilterra e l’Italia meridionale. Sembra che, nelle zone dell’Europa occidentale nelle quali si stabilirono, gli Scandinavi divenissero cristiani, integrandosi in modo relativamente rapido nella società locale.

Nel periodo mediovichingo vennero anche colonizzate nuove terre: le isole Fær Øer e l’Islanda (870-930), principalmente dalla Norvegia, ma numerosi coloni provenivano dalla Svezia, dall’Irlanda e forse anche dalle Isole Shetland. Dall’Islanda prese avvio, dal 985, la colonizzazione della Groenlandia, da dove venne colonizzata per breve tempo l’isola di Terranova all’incirca dall’anno Mille. Entro la metà del X secolo i Paesi dell’Europa occidentale riuscirono ad arginare gli attacchi dei Vichinghi, che ripresero però nel 980, diretti quasi esclusivamente contro l’Inghilterra e condotti tramite grandi flotte sotto il comando di re scandinavi o di capi che rivendicavano il titolo regio. Lo scopo principale sembra essere stato all’inizio l’estorsione del danegeld, probabilmente in parte derivato dalla necessità da parte dei Vichinghi di trovare una fonte alternativa per l’argento, dopo che era cessata l’importazione dalle miniere arabe intorno al 975. Dal 1009 il re danese Sven Tveskæg (986-1014) portò una serie di attacchi consecutivi all’Inghilterra, conquistandola nel 1013; alla sua morte, il figlio Canuto il Grande (m. 1035) continuò la politica del padre e riuscì a confermarsi re degli Inglesi nel 1016, acquisendo anche la corona danese nel 1018/9. Egli intendeva verosimilmente estendere il proprio dominio su tutti i Paesi scandinavi: nel 1028 venne infatti proclamato re di parte della Norvegia ed era probabilmente riconosciuto come sovrano anche in parte della Svezia. Questo vasto dominio non poteva tuttavia rimanere integro e si smembrò nel 1034, prima della morte di Canuto, ma tale regno inglese aveva preparato il terreno per le rivendicazioni che nel 1066 condussero alle battaglie di Stamford Bridge e di Hastings e alla conquista normanna.

L’impatto degli Scandinavi nell’Europa occidentale mostra marcate differenze geografiche. A parte i toponimi e alcune sepolture isolate, non vi sono reperti del periodo vichingo né risulta alcun influsso dell’arte vichinga in Normandia o in Bretagna, né in altre zone della Francia; le sepolture scandinave non sono numerose neppure in Inghilterra, dove appartengono per la maggior parte al IX secolo, attestando che la popolazione si era rapidamente integrata. Se durante gli anni delle scorrerie e della guerra la produzione artistica scomparve sia nel Nord sia nel Sud dell’Inghilterra, con l’inizio del X secolo si sviluppò una nuova arte anglo-scandinava nel Nord, caratterizzata peraltro dall’adozione di motivi e temi iconografici sconosciuti in precedenza a entrambe le culture. Sulle Isole Occidentali e sull’isola di Man gli elementi scandinavi del primo X secolo vennero assorbiti, entro la fine del secolo, in una cultura mista scandinavo-celtica. Le città vichinghe della costa irlandese mostrano ugualmente – a giudicare dagli annali e dai manufatti rinvenuti in scavi a Dublino – una cultura a doppia radice entro la fine del X secolo. Nel tardo XI secolo il tipo scandinavo di ornamentazione svolse un certo ruolo nella fase di rinascita dell’arte irlandese, fenomeno che tuttavia non appare possibile ricollegare a nuclei di popolazione di origine scandinava.

L’insediamento dei Vichinghi in Russia, legato soprattutto agli Svedesi e finalizzato, sembra, principalmente al commercio, condusse a risultati decisamente diversi rispetto all’Europa occidentale. I più antichi resti di una cultura mista scandinavo-slava sono stati rinvenuti negli strati archeologici di VIII secolo degli scavi condotti a Staraja Ladoga, situata nel punto di accesso ai corsi d’acqua russi provenendo dal Baltico; altri insediamenti scandinavi vennero fondati durante il IX secolo: in particolare Novgorod sul Volchov e Kiev sul Dnepr, in direzione del Mar Nero e di Costantinopoli. Le principali città erano governate da personaggi di discendenza scandinava oppure mista scandinavo- slava; il graduale passaggio dal predominio etnico scandinavo a quello slavo è rivelato però dal cambiamento di nome dei principi di Kiev, intorno alla metà del X secolo. Quando il principe Vladimir I (980-1015) si convertì al cristianesimo nel 988/9 divenne dominante l’influenza di Bisanzio, che sul piano culturale si sostituì gradualmente all’elemento scandinavo. L’insediamento e il commercio dei Vichinghi in Russia sembra che si siano svolti per lo più pacificamente. L’emergere di uno Stato russo nell’XI secolo, sotto l’egemonia di Kiev, appare come il diretto risultato della commistione di elementi slavi, scandinavi e bizantineggianti. Nel periodo tardovichingo, un certo numero di mercenari scandinavi servì nell’esercito imperiale bizantino come parte della cosiddetta “guardia dei Variaghi”, cioè il corpo di guardia dell’imperatore bizantino. Il più noto dei suoi comandanti fu Aroldo Haardraade, in seguito re di Norvegia (1047-1066), che trascorse a Costantinopoli gli anni compresi fra il 1034 e il 1043. Nonostante i molti legami con Bisanzio e con le aree della Russia soggette all’influsso bizantino, non vi sono indicazioni che l’arte bizantina o la cristianità ortodossa abbiano avuto un qualche riflesso nella Scandinavia dell’XI secolo, così come non è possibile identificare un influsso artistico slavo.

A parte l’intervallo anglo-danese, lo sviluppo politico in Scandinavia procedette in sincronia con quello dell’Europa occidentale: nei secoli VIII e IX il governo fu esercitato probabilmente da capi che lasciavano che le regioni venissero dominate dai clan locali, mentre nel X secolo i sovrani ricondussero sotto il proprio potere più vasti territori; entro il 1066 risultano grosso modo definiti i confini degli odierni Stati scandinavi. Probabilmente, la più importante innovazione nella società scandinava è costituita dalla fondazione di mercati e di città. Dall’età delle Migrazioni fino al periodo vichingo, Helgö, sul lago Mälaren, nella Svezia centrale, aveva mantenuto contatti commerciali con località a grande distanza ed era stato un centro che riuniva mestieri specializzati, compresa la lavorazione del metallo. Nuclei urbani dediti stabilmente al commercio vennero creati – probabilmente su iniziativa reale – con il mercato di Ribe sulla costa occidentale dello Jutland, all’inizio dell’VIII secolo, seguito da Hedeby, sul Mar Baltico, nello Jutland meridionale, da Birka, sul lago Mälaren, e da Kaupang, sul fiordo di Oslo, intorno all’800.

Queste città vennero trasferite in altre località intorno agli anni 975-1000 e gli scavi condotti nei siti originari hanno portato a nuove ed estese conoscenze su economia, commercio, alimentazione, salute, prassi costruttive e mestieri. Sceattas frisone negli strati archeologici più antichi, a Ribe, dimostrano che esse venivano usate in quella città dai commercianti; all’inizio del IX secolo le monete di Dorestad nei Paesi Bassi vennero copiate da Hedeby nel primo conio scandinavo. La prima monetazione scandinava – che non divenne stabile fino all’XI secolo, al tempo di Canuto il Grande, Aroldo Haardraade di Norvegia e Olaf Eriksson Skötkonung (980-1021/2) di Svezia – fu esemplata sul modello anglosassone. Su iniziativa regia vennero fondate, intorno all’anno Mille, nuove città, quali Sigtuna in Svezia, Trondheim e Oslo in Norvegia. Aarhus, Odense, Ribe e Lund in Danimarca vennero tutte fondate ben prima del 948. La costruzione di navi era il mestiere principale nel periodo vichingo. Per le navi da guerra e da carico, la capacità di tenere il mare era alla base sia delle scorrerie sia dei commerci e delle scoperte. Uno stadio precoce delle navi costruite a fasciame sovrapposto, che potevano soltanto essere condotte a remi, è rappresentato dalla nave di Nydam (Schleswig, Archäologisches Landesmuseum Christian-Albrechts-Universität), del periodo delle Migrazioni. Sia le cosiddette “pietre istoriate” (800 ca.), dell’isola di Gotland, sia la nave di Oseberg mostrano che la combinazione di navigazione a vela e a remi era stata istituita ben prima dell’800. La nave di Gokstad, costruita nel 905 circa, come ha dimostrato l’analisi dendrocronologica, non presenta decorazione intagliata, ma le sue forme costruttive sono esteticamente eccezionali; la diffusione di questo tipo di imbarcazione ne dimostra inoltre le sue qualità tecniche.

Lo sviluppo delle arti decorative nei Paesi nordici aiuta a particolareggiare il disegno storico di base. Molte innovazioni possono essere connesse alle rotte commerciali, agli insediamenti e, ovviamente, alla conversione al cristianesimo. La decorazione costituisce l’asse portante della cronologia, le cui linee principali hanno recentemente ricevuto una sostanziale conferma dalla dendrocronologia. Con alcune importanti eccezioni, lo sviluppo stilistico sembra essere il frutto di tradizioni indigene e innovazioni formali. Gli unici due motivi iconografici che contavano su una tradizione ininterrotta erano l’animale nastriforme – creato in Scandinavia intorno al 500 e in uso fino al 1100 circa – e la maschera, che dominò l’arte vichinga tra 800 e 1000. La maggior parte degli altri motivi, di valore innovativo, venne introdotta sulla base di modelli dell’Europa occidentale e risulta diffusa soltanto in determinati periodi. L’elemento indigeno consiste di motivi zoomorfi dello stile animalistico III E. Esempi notevoli sono costituiti dall’ornamentazione delle sculture lignee di Oseberg e da alcune fibule a disco dell’isola di Gotland che similmente combinano il III stile e l’animale prensile; sotto l’aspetto tipologico la forma più antica di fibula ovale è decorata con animali incisi dello stile animalistico III E. La fibula ovale è un tipo di gioiello specifico dell’abbigliamento femminile dei periodi protovichingo e mediovichingo, mentre i primi esempi con i motivi dell’animale prensile sono stati rinvenuti negli strati dell’VIII secolo a Ribe.

La seconda metà dell’VIII secolo spicca come il principale periodo di innovazione nella decorazione protovichinga. L’adattamento di motivi dell’Europa occidentale a tipologie di oggetti di produzione indigena si combinava con innovazioni stilistiche e tecniche ben prima che cominciassero le scorrerie vichinghe. Tale adattamento, quindi, getta luce su una società florida che aveva buoni contatti commerciali. Ritrovamenti di questo periodo a Ribe e, dell’800 circa, a Hedeby e a Birka consentono inoltre di ritenere che queste prime città giocassero un ruolo centrale in tali precoci sviluppi. Contrariamente a quanto si è spesso creduto, non sussistono tracce evidenti di influssi stranieri dovuti alle prime scorrerie vichinghe, come mostrano le importantissime opere di legno intagliato rinvenute nella nave-sepoltura di Oseberg nel Vestfold. Lo stile di Oseberg venne adoperato per una larga varietà di lavori di metallo, tra cui le fibbie ovali, e dovette raggiungere una grande popolarità. Per esso non possono per ora essere identificati elementi di influenza straniera: sembra essere il risultato di uno sviluppo locale basato sulle innovazioni del tardo VIII secolo. La definizione di “stile di Borre” deriva da una serie di finimenti scoperti per caso negli anni Cinquanta del XIX secolo, in seguito al livellamento di uno dei grandi tumuli di Borre, nel fiordo di Oslo. Lo stile di Borre registrò per primo innovazioni artistiche risultanti dai saccheggi e dai commerci dei Vichinghi. Gli artigiani realizzarono un nuovo stile trasformando in maniera innovativa l’intreccio a nastro – probabilmente di origine tardocarolingia – nei geometrizzati intrecci a nodi, catene a cerchi e nodi a pretzel.

Le innovazioni che vennero apportate nel campo della metallistica presso le corti dei sovrani o dei capi sono esemplificate dagli oggetti aurei del tesoro di Hoen, in cui la filigrana d’oro scandinava è della stessa squisita qualità della filigrana carolingia e mostra numerosi elementi di novità che successivamente sarebbero divenuti usuali nello stile di Borre (ad es., il grande pendente circolare decorato con maschere e il modo in cui atipici animali prensili venivano disposti all’interno di placche arcuate). Il superbo sperone e le placche di oro provenienti da Voerne (Oslo, Universitetets Kulturhistoriske Museer), nella Norvegia sud-orientale, costituiscono un esempio leggermente più tardo dell’arte orafa in ambiente principesco: la tecnica è ammirevole e la combinazione delle teste degli animali prensili con quadretti e nodi a pretzel è tipica dello stile di Borre nella sua fase matura, intorno al 900, ma la decorazione non ha alcun equivalente preciso nei manufatti di metallo realizzati in serie.

Lo stile di Jelling comprende un gruppo di animali nastriformi e a forma di S; il nome deriva dalla coppa d’argento inciso ritrovata nella tomba del re Gorm il Vecchio a Jelling, nello Jutland. Gli animali dello stile di Jelling – usato in parte contemporaneamente allo stile di Borre – sembra siano entrati in uso poco dopo il 900, creati probabilmente in ambiente misto anglo-scandinavo dell’Inghilterra settentrionale, oppure danese con stretti legami con l’Inghilterra. Lo stile di Borre e quello di Jelling compaiono insieme nelle fibbie e nei pendenti in filigrana d’argento prodotti in serie tra l’875 e il 975. Quello di Borre fu anche il primo stile ornamentale scandinavo usato negli insediamenti vichinghi al di fuori della regione d’origine, ma si deve sottolineare che l’influenza dell’ornamentazione del periodo mediovichingo in aree esterne alla Scandinavia rimase limitata all’Inghilterra settentrionale, all’isola di Man, alle isole occidentali dell’Atlantico e alla Russia, mentre appare vistosamente assente in Normandia e in altre parti del regno franco e si trova soltanto assai raramente in Irlanda.

La creazione di un’ornamentazione originale nel periodo tardovichingo sembra essere intimamente connessa con la conversione al cristianesimo e con la fondazione della Chiesa scandinava. Con lo stile di Mammen vennero introdotti un nuovo modo di composizione additiva – una maniera specificamente scandinava di rendere i motivi vegetali, trasformandoli e non semplicemente copiandoli – e un repertorio completamente nuovo di motivi: leoni, volatili, serpenti, lotte tra un animale (spesso identificabile come leone) e il serpente, tutti originari dell’Europa occidentale, probabilmente ottoniana. Il nome Mammen si riferisce alla ricca camera funeraria di un capo, costruita negli anni 970/1 nello Jutland, dove fu ritrovata una lama d’ascia con tipici motivi vegetali e aviformi intarsiati in argento. Lo stile di Mammen si sviluppò apparentemente alla corte di re Aroldo Blaatand Gormsson di Danimarca (m. 987 ca.), in seguito alla sua conversione al cristianesimo alla metà degli anni Sessanta del X secolo: i suoi monumenti a Jelling costituiscono un impressionante simbolo dell’incontro tra la Scandinavia pagana e quella cristiana; dalla seconda metà del X secolo i ritrovamenti sono però molto scarsi e pressoché nulla è la presenza di oggetti in questo stile negli insediamenti scandinavi all’estero. Del resto, in Inghilterra il contatto con la Scandinavia raggiunse il punto più basso dopo la caduta di York, nel 954; nella Scandinavia stessa cambiarono inoltre gli usi funerari e, all’incirca dopo il 950-975, scomparvero le tombe contenenti ornamenti personali prodotti in serie, che costituiscono la maggior fonte di informazione per il periodo mediovichingo. Tale fenomeno fu dovuto in parte all’influenza cristiana, ma probabilmente furono più importanti altri fattori, quali un’evoluzione nella foggia dell’abbigliamento, che comportò la sostituzione della coppia di spille ovali femminili con una singola spilla in filigrana d’argento, metallo che non veniva seppellito con la defunta ma conservato e tesaurizzato. In secondo luogo, sembra che l’eccedenza economica fosse venuta meno, come risultato della fine delle incursioni vichinghe in Occidente e come conseguenza dell’importazione dell’argento proveniente dall’Oriente.

Lo stile di Ringerike non ha preso il nome da un importante ritrovamento ma da una formazione geologica: l’arenaria della regione di Ringerike in Norvegia. Questo materiale venne adoperato per due spettacolari pietre istoriate, provenienti da Alstad e Dynna nella Norvegia meridionale. Lo stile di Ringerike fiorì nel 1000-1050 e venne gradualmente sostituito dallo stile di Urnes, nel terzo quarto del secolo. I suoi motivi animalistici si svilupparono da quelli introdotti con lo stile di Mammen e le innovazioni riguardarono soprattutto i tipi e le composizioni dei motivi vegetali: i caratteristici e asimmetrici gruppi di viticci sembra siano stati desunti dall’ornamentazione dei manoscritti ottoniani, mentre la composizione alternata a viticci e lobi è basata sull’arte anglosassone. Quello di Ringerike è il più antico degli stili vichinghi usato in Norvegia e Svezia per i monumenti commemorativi runici cristiani; in Islanda, fu impiegato sui pannelli lignei di Flatatunga (Reykjavík, Thjóéminjasafn Íslands), che sono i più antichi frammenti superstiti di decorazione chiesastica scandinava. Lo stile è anche ben documentato su armi e monili, così come su oggetti di uso quotidiano provenienti dagli strati archeologici più antichi nelle città norvegesi. Lo stile di Ringerike, inoltre, fu influente in Inghilterra, al tempo del re Canuto, dov’è testimoniato anche nel Sud del Paese e dove ricorre in particolare nella decorazione di due manoscritti anglosassoni, uno ora alla Cambridge University Library e l’altro a Roma, nella Biblioteca Apostolica Vaticana.

Lo stile di Urnes è anch’esso strettamente connesso con la Chiesa nascente. La prima fase si colloca nel secondo quarto dell’XI secolo ma rimase popolare per tutto il secolo, fino a che non si fuse gradualmente allo stile romanico per poi esserne superato nel primo quarto del XII secolo. Lo stile di Urnes fu un’innovazione scandinava, poiché i motivi di animali e serpenti sono costruiti su quelli degli stili di Mammen e di Ringerike, ma le forme sinuose e la composizione asimmetrica di lacci aperti circolari creano un insieme stilistico del tutto nuovo. L’esempio più notevole è dato dalla chiesa di Urnes nel Sogn, in Norvegia, che ha dato il nome allo stile. Un portale, due tavole, un palo e due frontoni della chiesa della metà dell’XI secolo sono stati riutilizzati nell’odierna stavkirke romanica, eretta nel 1130/1. Le pietre commemorative runiche svedesi formano l’altro grande gruppo di monumenti cristiani nello stile di Urnes. L’usanza di decorare le pietre runiche ebbe inizio in Danimarca con lo stile di Mammen, probabilmente a partire dalla pietra memoriale di re Aroldo a Jelling, ma né in Danimarca né in Norvegia venne mai eretto più che un piccolo numero di queste pietre. Le pietre danesi, databili al tardo X secolo, sono tutte nello stile di Mammen, mentre gli esemplari in Norvegia appartengono allo stile di Ringerike e datano all’inizio del secolo seguente. È in Svezia che tale tipo di monumento divenne un simbolo importante, andando a costituire, sembra, anche un nuovo campo di attività per alcuni eccellenti artigiani. I motivi iconografici comprendono soprattutto animali nello stile di Urnes. Questo stile venne utilizzato in Inghilterra anche dopo la conquista normanna, ma fu in Irlanda, a partire dal tardo XI secolo, che venne combinato con la tradizionale decorazione zoomorfa irlandese e con nuovi elementi continentali, nell’ambito di un processo di rinnovamento che interessò specialmente l’arte ecclesiastica.

Immagini narrative si sono conservate su pietre commemorative del Gotland, risalenti all’800 circa, su pochi monumenti cristiani vichinghi a Gosforth, in Cumbria, della metà del X secolo, su croci dell’isola di Man, nel X e all’inizio dell’XI secolo, e su un piccolo numero di pietre commemorative scandinave del periodo tardovichingo; a questi si aggiungono frammenti di tessuti (Oseberg, Tune) e sculture lignee (Oseberg) provenienti dalla Norvegia. Le pietre commemorative del Gotland, dei secoli VIII e IX, costituiscono l’unico gruppo omogeneo di monumenti di questo tipo. I motivi ricorrenti con maggiore frequenza e resi in più grandi dimensioni sono la barca a vela con equipaggio e un cavaliere; essi potrebbero nel loro insieme raffigurare il viaggio del defunto verso il Walhalla o indicarne il livello sociale di appartenenza oppure ancora riflettere credenze connesse ai riti funebri, come le sepolture a nave con sacrifici di cavalli a Oseberg e a Gokstad. Queste interpretazioni andrebbero probabilmente considerate come complementari, piuttosto che tali da escludersi reciprocamente. Sulla maggior parte delle pietre del Gotland compaiono scene supplementari più piccole, con temi derivati da miti e saghe. Abbastanza consolidata l’identificazione della storia pangermanica di Völund il fabbro, raffigurata anche sul Franks Casket (Londra, British Museum), dell’VIII secolo, di fattura anglosassone.

Le pratiche della religione pagana sono difficili da accertare, poiché le fonti sono rare e tarde, ma se ne possono distinguere le linee principali, verificabili attraverso i versi scaldici. Vi erano sia riti privati, regolati dal capo di ciascuna famiglia, sia riti ufficiali presieduti da re o conti. Le maggiori divinità vichinghe (Asi) corrispondevano al consueto Pantheon germanico: Odino (guerra, poesia), Thor (forza), Freyr (fertilità), Freya (amore, morte, battaglia), dei che sembra avessero soppiantato una serie di divinità che personificavano le forze della natura (Vani), il culto delle quali sembra tuttavia essere continuato in parallelo con quello degli Asi. Miti, spesso anche divertenti, relativi a tutti gli dei, si conoscono fino all’anno 1200, quando essi furono usati da Snorri Sturluson (1179-1241) nell’opera Gylfaginning (“La fascinazione di Gylfi”), sulla poesia e sui kenninger nordici. La conversione al cristianesimo fu un processo che cominciò all’inizio del IX secolo, quando Anscario venne inviato da Ludovico il Pio (813-840) e da Ebbone di Reims (m. dopo l’847) in Danimarca e Svezia, dove gli fu permesso di predicare alle popolazioni e, negli anni Cinquanta, di erigere chiese a Hedeby, Ribe e Birka. Nel tardo IX secolo sembra vi sia stata una reazione pagana e la conversione definitiva pare risalire agli anni Sessanta del X secolo in Danimarca, agli anni Novanta dello stesso secolo in Norvegia, al Mille circa in Islanda e al primo quarto dell’XI secolo in Svezia.

Basandosi da una parte sulla dubbia informazione di Adamo di Brema relativa al tempio pagano di Uppsala e alla sopravvivenza di tradizioni pagane in epoca cristiana e, dall’altra, su moderne idee di impronta romantica, alcuni tra i primi studiosi ritennero che la stavkirke romanica del XII secolo si fosse sviluppata da una variante tipologica scandinava del tempio pagano. Questa teoria è stata definitivamente confutata e oggi si pensa che i riti pagani avessero luogo in sale appartenenti a capi e re, edifici che non erano qualificati come templi dal punto di vista architettonico: l’arte dell’architettura – in quanto struttura costruttiva in grado di soddisfare esigenze di carattere estetico, funzionale e simbolico – sembra essere stata introdotta nella regione con il cristianesimo. La chiesa di Aroldo a Jelling presenta una tecnica edilizia primitiva: il tetto era sostenuto da pali di legno infissi nel terreno e le pareti consistevano di assi verticali collocate su soglie di fondazione di legno poggianti direttamente a terra. Si trattava però di un edificio di proporzioni impressionanti, che presentava la normale planimetria di una chiesa con navata rettangolare e coro quadrato; di fronte al coro era la sepoltura di un uomo, identificato come il re Gorm. Quella di Jelling è di conseguenza la più antica chiesa funeraria regia in Scandinavia, a testimoniare che questa importante funzione dell’edificio religioso, immediatamente dopo la conversione, era già nota. Chiese a pianta rettangolare e costruite con pali sistemati nel terreno si trovano nella maggior parte delle regioni dell’Europa settentrionale, particolarmente nei secoli VII e VIII, e sembrano costituire la normale tipologia della semplice chiesa in legno. In Scandinavia, questo tipo di costruzione venne utilizzato per la maggior parte delle chiese dei secoli X e XI, delle quali sono state ritrovate le tracce al di sotto delle attuali chiese romaniche.

Il passaggio dalla chiesa del periodo tardovichingo alla stavkirke romanica pienamente evoluta si ebbe nel XII secolo, presumibilmente in Norvegia, dove sopravvivono gli unici esempi di tali chiese. Tecnicamente, le innovazioni principali consistettero semplicemente in una fondazione in pietra al di sotto di quattro grandi soglie di fondazione, finalizzata a impedire che marcisse l’intera struttura. La tipica stavkirke romanica presenta una navata coperta da un tetto a spiovente molto alto, che necessita di un complicato sistema di sostegni; l’elevata parte centrale della copertura domina l’esterno dell’edificio, arricchito inoltre dal portico che lo circonda, dall’ornamentazione scolpita – concentrata sui portali e sulla faccia esterna delle travi del tetto –, da dettagli quali colonnette e semicolonne riprese dall’architettura in pietra europea. La concezione formale che caratterizza la stavkirke romanica pienamente sviluppata potrebbe essere attribuita a uno o ad alcuni uomini di chiesa di spirito innovativo, con una solida conoscenza sia dell’architettura contemporanea al di fuori della Scandinavia sia delle tecniche costruttive in legno nel proprio Paese.

Bibliografia

Fonti:

M. Canard, La relation du voyage d’Ibn Fadlàn chez les Bulgares de la Volga, in AnnInstEtOr, 16 (1958), pp. 41-146.

Adamo di Brema, Gesta Hammaburgensis Ecclesiae pontificum (ed. W. Trillmich), in Quellen des 9. und 11. Jahrhunderts zur Geschichte der Hamburgischen Kirche und des Reiches, Berlin 1961, pp. 137-99.

Rimberto, Vita Anskarii (ed. W. Trillmich), ibid., pp. 16-133.

Two Voyagers at the Court of King Alfred (ed. N. Lund), York 1984.

L’Edda. Récits de mythologie nordique par Snorri Sturluson (ed. F.X. Dillmann), Paris 1991.

In generale:

N. Nicolaysen, The Viking-Ship Discovered at Gokstad in Norway, Kristiania 1882.

S. Grieg, Vikingetidens skattefund [Tesori dell’epoca vichinga], Oslo 1929.

L. Jacobsen - E. Moltke, Danmarks runeindskrifter [Iscrizioni runiche danesi], I-II, København 1940-41.

M. Olsen (ed.), Norges innskrifter med de yngre runer [Iscrizioni runiche norvegesi], Oslo 1941.

S. Lindqvist, Gotlands Bildsteine, I-II, Uppsala 1941-42.

R. Skovmand, De danske skattefund fra vikingetid og den oldste middelalder indtil omkring 1150 [Tesori danesi dell’età vichinga e del primo Medioevo fino al 1150], København 1942.

H. Shetelig, Arkeologi, historie, kunst, kultur. Mindre avhandlinger utgitt til syttiårsdagen 25 juni 1947 [Archeologia, storia, arte, cultura. Scritti minori pubblicati in occasione del 25 giugno 1947], Bergen 1947.

M. Stenberger, Die Schatzfunde Gotlands der Wikingerzeit, I-II, Stockholm - Lund 1947-58.

A.W. Brøgger - H. Shetelig, The Viking Ships, Oslo 1951.

H. Birkeland, Nordens historie i middelalderen etter arabiske kilder [La storia del Nord nell’età medievale secondo le fonti arabe], Oslo 1954.

A. Melvinger, Les premières incursions des vikings en Occident d’après les sources arabes, Uppsala 1955.

Kulturhistorisk Leksikon for Nordisk Middelalder, I-XXII, København 1956-78.

E. Wahlgren, The Kensington Stone. A Mystery Solved, Minneapolis 1958.

S.B.F. Jansson, The Runes of Sweden, Stockholm 1962.

J. Leppäaho, Späteisenzeitliche Waffen aus Finnland. Schwertinschriften und Waffenverzierung des 9.-12. Jahrhunderts, Helsinki 1964.

K.J. Krogh, Viking Greenland, København 1967.

P.G. Foote - D.M. Wilson, The Viking Achievement, London 1970.

D.M. Wilson, The Vikings and Their Origins, London 1970.

A.M. Cubbon, The Art of the Manx Crosses, Douglas 1971.

H. Jankuhn, Haithabu. Ein Handelsplatz der Wikingerzeit, Neumünster 1972.

B. Hårdh, Wikingerzeitliche Depotfunde aus Südschweden, Bonn - Lund 1976.

F. Barbarani, L’espansione dei Vichinghi. Aspetti culturali, economici e sociali, Verona 1979.

M. Bencard (ed.), Ribe Excavations 1970-1976, I, Esbjerg 1981.

J. Herrmann (ed.), Wikinger und Slawen. Zur Frühgeschichte der Ostseevölker, Berlin 1982.

H. Langberg, Gunhildkorset. Gunhild’s Cross and Medieval Court Art in Denmark, København 1982.

P. Sawyer, Kings and Vikings: Scandinavia and Europe A.D. 700-1100, London 1982.

C. Fell (ed.), The Viking Age in the Isle of Man, London 1983.

P. Foote, Aurvandilstá. Norse Studies, Odense 1984.

I. Hägg, Die Textilfunde aus dem Hafen von Haitabu, Neumünster 1985.

E. Wamers, Insularer Metallschmuck in wikingerzeitliken Gräber Nordeuropas, Neumünster 1985.

E. Moltke, Runes and Their Origin. Denmark and Elsewhere, København 1986.

K. Düwel (ed.), Untersuchungen zu Handel und Verkehr der vor- und frühgeschichtliche Zeit in Mittel- und Nordeuropa, IV. Der Handel der Karolinger- und Wikingerzeit, Göttingen 1987.

S.B.F. Jansson, Runes in Sweden, Stockholm 19872.

H. Clarke - B. Ambrosiani, Towns in the Viking Age, Leicester 1991.

O. Crumlin-Pedersen - K. Hansen (edd.), Aspects of Maritime Scandinavia A.D. 200-1200, Roskilde 1991.

M. Iversen (ed.), Mammen. Grav, kunst og samfund i vikingetid [Mammen. Tomba, arte e comunità nell’età dei Vichinghi], Viborg 1991.

M.K. Lawson, Cnut. The Danes in England in the Early Eleventh Century, London 1993.

P. Pulsiano (ed.), Medieval Scandinavia. An Encyclopedia, New York 1993.

B. Ambrosiani - H. Clarke (edd.), The Twelfth Viking Congress: Developments Around the Baltic and the North Sea in the Viking Age, Stockholm 1994.

R.A. Hall, English Heritage Book of Viking York, London 1994.

F.D. Logan, The Vikings in History, London 19942.

O. Crumlin-Pedersen - E. Munche (edd.), The Ship as Symbol in Pre-Historic and Medieval Scandinavia, København 1995.

J. Graham-Campbell, The Viking-Age Gold and Silver of Scotland, Edinburgh 1995.

J. Haywood, The Penguin Historical Atlas of the Vikings, Harmondsworth 1995.

C. Etchingham, Viking Raids on Irish Church Settlements in the Ninth Century, Maynooth 1996.

E. Roesdahl - P. Meulengracht Sørensen (edd.), The Waking of Angantyr. The Scandinavian Past in European Culture, Århus 1996.

P. Anker, Stavkirkene. Deres egenart og historie [Stavkirkene. Peculiarità e storia], Oslo 1997.

S.M. Margeson, Vikings in Norfolk, Norwich 1997.

L. Musset, Nordica et Normannica. Recueil d’études sur la Scandinavie ancienne et médiévale, les expéditions des Vikings et la fondation de la Normandie, Paris 1997.

B. Sander, Excavations at Helgö, 13. Cemetery 116, Stockholm 1997.

P. Sawyer (ed.), The Oxford Illustrated History of the Vikings, Oxford 1997.

D.M. Wilson, Vikings and Gods in European Art, Århus 1997.

CATEGORIE