L’uomo sacro

Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco (2021)

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L'uomo sacro

Lorenzo Gagliardi

Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook

Nel mondo romano è denominato "uomo sacro", un individuo che a seguito di una pronuncia giudiziaria è stato condannato a una delle sanzioni più antiche previste dall’ordinamento di Roma: la sacertà, ovvero la consacrazione agli dèi. L’uomo sacro viene escluso dalla cittadinanza e messo al bando. Può essere ucciso impunemente da chiunque. Tra i più antichi crimini colpiti dalla sacertà vi sono la violazione dei luoghi sacri della città e lo sconfinamento su proprietà altrui.

La sanzione della sacertà

Una delle sanzioni più antiche previste dall’ordinamento di Roma è la sacertà (in latino sacratio), ovvero la consacrazione agli dèi.

L’homo sacer viene escluso dalla cittadinanza e messo al bando. Diventa formalmente un outlaw, qualcuno con cui la collettività interrompe ogni contatto. Come principale conseguenza della dichiarazione di sacertà l’individuo che la subisce viene privato di ogni diritto politico e religioso e può essere ucciso impunemente da chiunque, senza che la sua uccisione sia considerata un omicidio.

Va sottolineato che l’uomo sacro non è tecnicamente un condannato a morte. La sua morte è certamente più che probabile, ma non è conseguenza diretta e ineluttabile della sacertà, bensì rappresenta soltanto un’eventualità: potrà verificarsi come epilogo di fatto della dichiarazione di sacertà, che ha privato il condannato di ogni protezione all’interno della comunità in cui vive.

Le ragioni per cui la sua uccisione è indefinitamente demandata a chiunque si spiegano con le origini antichissime di questa sanzione, che vanno collocate in un’epoca in cui l’organizzazione cittadina ancora non dispone di magistrati competenti a irrogare pene capitali.

I crimini colpiti dalla sacertà

I comportamenti per i quali con certezza si può affermare che la pena prevista è la sacertà sono complessivamente cinque. Per tutti la sanzione risulta essere stata introdotta da leggi risalenti ai primi secoli della storia di Roma.

Una legge emanata da uno dei re (che non è possibile identificare) prevede la sacertà a carico di coloro che violino i luoghi sacri della città. Ciò è attestato da un’iscrizione marmorea, rinvenuta nel luogo in cui si riunivano i comizi e che recenti scavi consentono di datare all’inizio del VI secolo a.C. Le parole che si leggono sull’epigrafe per disporre la sanzione a carico degli autori della descritta violazione sono sakros esed (espressione in latino arcaico che significa "siano sacri").

Al re Numa Pompilio risale – come attesta Dionigi di Alicarnasso – la prescrizione, per tutti i cittadini, di delimitare i confini dei propri campi con pietre consacrate a Giove.

Conseguentemente, lo stesso re dispone in una sua legge la sacertà per coloro che violino i confini di terreni di proprietà altrui. Nel mondo romano i confini, sia quelli della città, sia quelli dei terreni privati, sono considerati oggetti di culto, in quanto dedicati a Terminus, il dio che sovrintende alla loro stabilità. Ai segni privati di confine è dedicata anche un’importante festa, quella dei Terminalia, nel corso della quale i proprietari dei fondi offrono ai vicini cereali, focacce, miele e vino.

Egualmente, sono puniti con la sacertà il figlio che percuota il padre e la nuora che percuota il suocero. La regola è riportata da Festo, che l’attribuisce al re Romolo per quanto riguarda la nuora e al re Servio Tullio per il figlio. La legge precisa che il padre oggetto delle percosse deve emettere alte grida, probabilmente allo scopo di far cadere la maledizione sul colpevole, attraverso imprecazioni ritenute avere un effetto magico.

Nella legge delle XII Tavole, approvata nel 451-450 a.C., circa sessant’anni dopo la cacciata dei re da Roma e l’instaurazione della repubblica, è contenuta la previsione della sanzione della sacertà a carico del patrono che si comporti fraudolentemente con il suo cliente.

Infine, nel 449 a.C., una legge approvata dal popolo nei comizi dispone, come tramanda Livio, che chiunque violi l’integrità fisica dei principali magistrati plebei (tra cui i tribuni e gli edili) sia dichiarato sacro davanti a Giove e i suoi beni siano confiscati e messi all’asta.

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