La caccia alle streghe

Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco (2014)

Giulio Sodano
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Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook

L’interesse verso i fenomeni magici, insieme alla ricerca dei mezzi per perseguirli, conoscono un rapido incremento dal XIII secolo; tuttavia è solo a partire dalla fine del Quattrocento che la “caccia” alle streghe diviene una realtà in diverse aree d’Europa, sebbene in modo non uniforme, poiché a seconda dei Paesi in cui il fenomeno si diffonde, è possibile notare alcuni caratteri diversi. In Europa occidentale la caccia alle streghe declina gradualmente dalla metà del Seicento grazie alla svalutazione delle tesi demonologiche che la sostenevano e allo scandalo suscitato presso l’opinione pubblica da alcuni celebri processi; in altri territori, raggiunti tardi dalle correnti teorie demonologiche, la caccia alle streghe conosce invece uno sviluppo nuovo proprio nel XVIII secolo.

Tra pratiche magiche ed eresia

Nel 1233 Gregorio IX promulga la bolla Vox in Rama, nella quale prende in considerazione la situazione creatasi nell’Oldenburgo, dove si era sviluppato un movimento di contestazione contro l’arcivescovo di Brema. Il testo pontificio, che riecheggia alcuni elementi polemici impiegati contro gli eretici catari, accusa i ribelli di adorare animali mostruosi – metamorfosi di demoni –, di commettere sacrilegi, di praticare rituali orgiastici. Nel 1326 la Super illius specula di Giovanni XXII equipara definitivamente le pratiche o le credenze magiche all’eresia, consentendo di applicare a esse le normali procedure inquisitoriali. Giuristi celebri si appassionano alla controversia sulla natura dei poteri magici. Il dibattito s’innesta a questo punto sulla crisi attraversata dall’Europa alla metà del Trecento e culminata nella peste nera. A cavallo tra la fine del Trecento e il Quattrocento compaiono le opere di numerosi inquisitori, generalmente domenicani, che mostrano il crescente interesse e la viva preoccupazione per quella che ormai si va definendo come una vera e propria “questione magico-stregonica”. Una sorta di psicosi collettiva sembra impadronirsi dell’Europa occidentale, in una specie di corto circuito che si stabilisce tra “residui” di un’eresia non del tutto debellata, elementi di una cultura folklorica con ogni evidenza antica e interessi magici (divinazione necromantica e astrologia in testa) che si inquadrano nel rinnovamento culturale basso-medievale.

La definizione della stregoneria

Nel 1484 Innocenzo VIII promulga la bolla Summis desiderantes affectibus; apparentemente una prosecuzione sulla linea di quei documenti con i quali già nei due secoli precedenti il pontificato aveva espresso la propria preoccupazione verso i fenomeni ereticali e magici, in realtà una svolta gravida di conseguenze: il testo non fa un riferimento esplicito alla stregoneria, ma l’accusa del pontefice si serve di toni talmente radicali da distaccarsi dalle comuni denunce di pratiche magiche. La bolla di Innocenzo ratifica l’operato degli inquisitori domenicani Jakob Sprenger e Heinrich Krämer (detto Institor) nell’attuale Austria; poco dopo, nel 1486, gli stessi Domenicani danno alla luce un testo intitolato Malleus maleficarum (ossia Il martello delle malefiche, generalmente tradotto come “streghe”; oggi tuttavia si tende a pensare che Sprenger vi abbia contribuito ben poco). Sulla scia del Malleus appaiono numerosi altri trattati tesi a definire i caratteri comuni del fenomeno. Un altro inquisitore domenicano, il comasco Bernardo Rategno, nel Tractatus de strigibus denuncia i crimini commessi dalle streghe in accordo con il demonio, con il quale esse avrebbero dato vita a una vera e propria setta decisa a colpire la cristianità come mai si era verificato prima. L’insistenza sulla “modernità” della setta delle streghe è importante perché traccia una cesura netta rispetto allo scetticismo espresso da molti in passato circa i reali poteri delle streghe. Altri teologi, come il domenicano Bartolomeo della Spina, denunciano la validità della tradizione giuridica precedente affermando la veridicità del volo stregonico. Tuttavia queste posizioni non divengono immediatamente maggioritarie: resta a lungo un’opposizione testimoniata dal De lamiis et phitonicis mulieribus di Ulrich Molitor e dal De praestigiis daemonum e dal De lamiis di Johann Weyer, scettici sull’effettività dei poteri magici delle streghe.

A seconda dei Paesi in cui la “caccia” si diffonde, è possibile notare alcuni caratteri diversi. In Italia, per esempio, un più intenso recupero della cultura classica conduce a rievocare lamiae e striges. Gli elementi di tale tradizione che si recuperano sono la capacità di metamorfosi, determinata in genere da un unguento magico, il rapimento di cadaveri per turpi magie, il volo notturno, l’omicidio (di solito infanticidio) legato al vampirismo (cioè alla suzione del sangue). Tra quanti propongono con forza questo parallelo troviamo, nella prima metà del Quattrocento, Bernardino da Siena, predicatore dell’Osservanza francescana. Nel secolo successivo, rispettivamente in Italia e in Francia, intellettuali come Pico della Mirandola, nipote del quasi omonimo filosofo, e Jean Bodintornano sul legame di filiazione che deve per forza collegare, date le somiglianze, le streghe moderne a quelle della tradizione classica; la riscoperta e la valorizzazione degli scritti degli antichi servono ormai a giustificare le credenze contemporanee. In Italia il numero di processi e di condanne capitali per stregoneria rimane tuttavia basso se confrontato con quello di altre regioni d’Europa. Al contrario di quanto afferma un luogo comune duro a morire, molto spesso l’Inquisizione ha rappresentato un freno al diffondersi della psicosi antistregonica, che trova maggiore possibilità di dispiegarsi nei tribunali laici o in quei luoghi in cui la mancanza di un’autorità politica o religiosa forte lascia indifesi i più deboli.

Francia, la vauderie di Arras

In Francia, il complesso intreccio venutosi a creare negli ultimi decenni del Quattrocento tra eresia, magia e primi accenni di “caccia alle streghe” si manifesta con chiarezza nel drammatico episodio della cosiddetta vauderie d’Arras, nell’Artois. Un eremita condannato a morte per reati di magia demoniaca confessa di avere avuto alcuni complici. Arrestati e sottoposti a tortura, anche questi finiscono per confessare, denunciandone a loro volta altri. La “caccia” si fa drammatica e coinvolge un numero sempre più alto di imputati. Chiamati “valdesi” (vaudois) come gli eretici del passato, essi sono accusati di formare una setta criminale al servizio del demonio, che incontrano nel corso di riunioni notturne alle quali giungono in volo, a cavallo di piccoli bastoni, dopo essersi cosparsi di unguento magico. Durante il sabba rinnegano la fede cristiana e prendono l’impegno di commettere ogni genere di nefandezza: diffondere epidemie, rendere infecondi i campi, sterili le persone. L’inchiesta – che sino ad allora aveva toccato solo persone di ceto medio-basso – arriva a una svolta nel 1460, quando sono accusate alcune alte personalità locali. Anche per loro giungono dure condanne – ma non quella capitale; la vicenda ha una tale risonanza da chiamare in causa il re Filippo III il Buono, che riesce a porre un freno alla psicosi collettiva. I condannati verranno riabilitati dal tribunale di Parigi nel 1491. Qualcosa di simile almeno in parte si constata anche in molte aree dell’arco alpino; per esempio nel Pays de Vaud (Svizzera) sono stati esaminati numerosi processi quattrocenteschi e primo-cinquecenteschi in cui si evidenzia il legame esistente tra le accuse di eresia – quali si erano conosciute nei secoli precedenti in queste stesse terre a carico dei valdesi – e quelle di stregoneria; inoltre, in questa zona le prime “cacce” perseguono spesso uomini, e non soltanto donne, come accadrà in seguito, al punto da spingerci a trattare la stregoneria come un fenomeno esclusivamente “al femminile”.

Aree francofone e germanofone

Nelle regioni francofone e germanofone elementi della tradizione celtica e germanica giocano un ruolo non molto diverso da quello che le streghe di memoria classica esercitano in Italia. Si incontrano riferimenti a quelle figure, di cui si comincia a trovare notizie nella letteratura a partire dal XII secolo, di “signore notturne” o “dell’abbondanza”, che si spostano magicamente e penetrano nelle abitazioni attraverso porte e finestre chiuse, legate tanto alle tradizioni infere quanto ai miti della fertilità e della rinascita. Una differenza tra tali contesti e quello italico si può cogliere anche a livello semantico: in francese si parla di sorcier/sorcière, derivante dal latino sortilegus/sortilega, che originariamente indica i “divinatori” (coloro che traggono le sortes); in inglese, invece, wizard/witch deriva dal sassone wicca/wicce (“sapiente”), mentre sorcer/sorceress è un prestito del francese; in tedesco Hexer/Hexe, al pari di wizard/witch, ha nell’etimo un significato sapienziale. Il sabba, cioè la riunione fra streghe (e stregoni) e diavoli, pur assumendo caratteri analoghi pressoché ovunque, si svolge in luoghi cari alle tradizioni folcloriche regionali: per esempio il luogo deputato al sabba in Germania è spesso identificato con il Brocken, la cima più alta dello Harz, e la riunione avviene nella Walpurgisnacht (“notte di Valpurga” – 30 aprile).

Spagna e Inghilterra

La Spagna registra un uso giudiziario della tortura assai moderato e un numero di vittime basso se paragonato all’Europa centro-settentrionale: i tribunali sono infatti restii a comminare la pena capitale, preferendo generalmente condanne più blande. Inoltre, le accuse rimangono più simili a quelle tradizionali di magia, piuttosto che di stregoneria per così dire “moderna”, cioè corredata di patti e omaggi demoniaci, volo magico, uccisioni di bambini ecc. Le regioni in cui si segnalano più episodi persecutori sono quelle basche che, come le zone alpine per l’Italia, sembrano per molti versi un capitolo a parte rispetto al resto del Paese.

In Europa occidentale la caccia alle streghe declina gradualmente dalla metà del Seicento grazie alla svalutazione delle tesi demonologiche che la sostenevano e allo scandalo suscitato presso l’opinione pubblica da alcuni celebri episodi quale quello di Loudun, che aveva portato alla condanna a morte del canonico Urbain Grandier, accusato di stregoneria dalla madre superiora di un convento di Orsoline, probabilmente sobillata dai frati cappuccini e dal vescovo che avevano in odio il Grandier per i suoi atteggiamenti libertini; è opinione prevalente che il processo sia stato influenzato pesantemente dal cardinale Richelieu, che Grandier aveva criticato pubblicamente; è anche probabile che le tensioni fra cattolici e ugonotti abbiano contribuito a esacerbare la situazione.

Altre regioni d’Europa conosceranno uno sviluppo del fenomeno più tardo. L’Inghilterra vivrà il suo periodo peggiore negli anni Quaranta-Cinquanta del Seicento, cioè durante la cruenta rivoluzione di Oliver Cromwell: ne sarà protagonista il Witchfinder general Matthew Hopkins, responsabile di una “caccia” nella quale verranno introdotti elementi demonologici simili a quelli continentali, in altre occasioni praticamente assenti dal panorama inglese. In Svezia la persecuzione più aspra si registrerà a partire dal 1668 e sino al 1675 circa.

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