La Confederazione svizzera

Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco (2014)

Anna Benvenuti
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Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook

Nel corso del XV secolo i successi militari ottenuti dalla Confederazione dei quattro cantoni inducono gli Asburgo ad attenuare l’ostilità nei confronti degli Svizzeri, che li hanno ripetutamente sconfitti. La divisione degli acquisti territoriali, frutto dei successi conseguiti, porta il cantone di Zurigo a isolarsi dalla Confederazione e ad allearsi con gli Asburgo, ma l’inedita alleanza viene sconfitta nel 1440. Ormai le fanterie svizzere sono diventate famose per le loro capacità militari: le compagnie mercenarie vengono richieste dai più importanti Paesi d’Europa, come la Francia di Luigi XI, che si allea con gli Svizzeri contro il Ducato di Borgogna; sono proprio le fanterie della Confederazione a sconfiggere Carlo il Temerario, ma non riescono a trarre da queste vittorie reali vantaggi politici. La Confederazione non è un vero Stato, ma la sua forza militare ne allarga progressivamente le dimensioni fino a 13 cantoni, inglobando ai primi del Cinquecento tutti i territori a sud del Reno. 

Il controllo del territorio

Le ripetute sconfitte militari subite dalle truppe asburgiche per opera degli Svizzeri testimoniano la preponderanza militare di questi ultimi nell’area meridionale del Sacro Romano Impero. L’ultimo conflitto tra Asburgo e confederati segna il riconoscimento dell’indipendenza dei cantoni svizzeri da parte asburgica, tanto che la pace firmata nel 1389 viene rinnovata senza contrasti cinque anni più tardi, ma questa volta con un impegno ventennale tra i contraenti, e successivamente nel 1417 per un altro mezzo secolo. La pace perpetua del 1474 costituisce la definitiva rinuncia da parte degli Asburgo a tutti i diritti e a tutti i privilegi posseduti nei secoli precedenti sui territori che costituiscono la Confederazione.

All’avvio del secolo XV i cantoni si muovono sia autonomamente, sia con i collegamenti resi possibili dalla loro comune organizzazione militare verso il controllo del territorio a ridosso delle vie di comunicazione che attraversano i confini naturali della regione. Tra le più frequentate è la strada del San Gottardo, poiché gli abitanti del cantone di Uri riescono a impadronirsi del passo alpino, superando lo spartiacque del versante meridionale. Di fatto, alla fine del primo trentennio del secolo, gli Svizzeri controllano la Val Leventina ticinese e la piazzaforte di Bellinzona. Non meno rilevante appare l’azione dei cantoni che trovano in Berna, Lucerna e Zurigo le loro città guida. Nel 1412 gli Svizzeri prendono accordi con l’imperatore Sigismondo di Lussemburgo, il quale vuole mettere al bando dall’impero il duca d’Austria e invita gli Svizzeri a occupare l’Argovia, già possesso dinastico della casa d’Austria. I nuovi territori conquistati dalle armate confederate vengono, per la maggior parte, assegnati alle tre città sopraccitate, ma l’aver potuto prendere possesso della regione consente agli Svizzeri di operare con facilità un allargamento dei confini fino a includere nei territori conquistati, ai danni degli Asburgo, anche la Turgovia, formalmente ceduta loro dagli Asburgo nel 1460.

Spartizione e ordinamento amministrativo

Abbastanza significativo dei meccanismi d’espansione che le città svizzere adoperano nei confronti dei territori geopoliticamente rientranti nella loro sfera di influenza è la politica adottata dai confederati verso le popolazioni delle regioni già asburgiche di recente acquisite. Alle popolazioni dei baliati viene concesso di mantenere le proprie antiche consuetudini e franchigie, ma politicamente esse sono soggette alla Confederazione, anche perché i nuovi possedimenti sono amministrati da tutti i cantoni in “baliati comuni”.

Il venir meno dell’ingerenza asburgica negli affari dei cantoni suscita progressivamente delle differenze fra le regioni, sulla spinta di forze centrifughe legate a interessi peculiari. L’evento più vistoso di questa divergenza politica si verifica in occasione della spartizione della contea di Toggenburg, nel 1436, tra i cantoni di Zurigo e Schwyz. Quest’ultimo ottiene la solidarietà degli altri confederati e insieme impongono la pace a Zurigo nel 1440. Ciò rappresenta l’avvio di una vicenda politica e militare molto grave che potrebbe comportare la fine della Confederazione. Zurigo, infatti, isolata sul piano svizzero, si allea con gli Asburgo, rappresentati dall’imperatore Federico, ma, nel 1443, Zurighesi e Asburgo vengono sconfitti dalle truppe confederate, che attaccano Zurigo e pongono in fuga le truppe nemiche. Disperando di poter sconfiggere i confederati, l’imperatore coinvolge nel conflitto il sovrano francese, Carlo VII (1403-1461), il quale invia un esercito di 30 mila uomini con l’intento di distruggere l’autonomia confederata. Un piccolo esercito confederato sconfigge il 26 agosto 1444 il ponderoso esercito francese nelle vicinanze di Basilea. L’evento, che amplifica notevolmente la notorietà già consolidata delle eccellenti doti militari degli Svizzeri, porta Zurigo e i suoi alleati alla pace, ma la città svizzera non potrà riprendere il suo posto nella Confederazione prima del 1446.

I successi militari

In Europa si cercano le ragioni della potenza militare raggiunta dall’esercito della Confederazione, della quale ancora oggi, come è noto, rimane una significativa testimonianza nella compagnia svizzera a servizio dello Stato pontificio.

Dal punto di vista organizzativo la loro potenza si fonda sul servizio militare obbligatorio per tutti gli uomini tra i 16 e i 60 anni che hanno condizione universale di liberi. Nel complesso, perciò, questa massiccia congrega di cantoni ben difesa da confini naturali è in grado, in tempi relativamente brevi, di mettere in campo un esercito più numeroso di quello che sono in grado di assemblare sia lo Stato francese sia l’imperatore d’Asburgo. D’altra parte, il loro strumento principe di affermazione sul campo di battaglia si fonda sul famoso quadrato – detto appunto svizzero – che mette insieme, con lunghe e poderose armi bianche, svariate centinaia di uomini abituati da esercizi quotidiani a muoversi agilmente e all’unisono. La fanteria svizzera diviene, per la sua mobilità, per la resistenza fisica e il coraggio dei soldati della Confederazione e per la forte motivazione di difesa nazionale, lo strumento militare più avanzato espresso dall’Europa alle soglie dell’età moderna, almeno fino a quando il progresso delle artiglierie e delle armi da fuoco non determinerà esiti diversi ai danni della fanteria sui campi di battaglia. Una delle ragioni che porteranno questi battaglioni svizzeri a divenire eserciti mercenari, disponibili per le esigenze belliche dei grandi Stati europei, è costituita dal fatto che le strutture territoriali della Confederazione non consentono il sostentamento del complesso della popolazione che vi abita. Da qui la forte spinta a lasciare il proprio Paese offrendosi come mercenari al seguito dei grandi eserciti “nazionali” europei. Si pensi solo al fatto che Francesco I di Valois, nel corso del suo lungo conflitto con Carlo V, riesce a mettere insieme un esercito di mercenari svizzeri di circa 163 mila unità. Per secoli, dunque, l’esercito svizzero diventa uno dei protagonisti della vita politica europea; nella seconda metà del Quattrocento si mettono definitivamente in luce le sue grandi risorse, in particolare nella guerra di Borgogna. Il duca Sigismondo d’Austria, dopo avere condotto senza esiti militari, ma con gravi dissesti finanziari, un nuovo conflitto contro la Confederazione con la guerra di Waldshut (1468), per potersi rifare cede in pegno a Carlo il Temerario , signore di Borgogna, gli importanti territori, già asburgici, della Foresta Nera, della Brisgovia e dell’Alsazia, determinando un’espansione della potenza borgognona e la reazione degli Stati confinanti.

Re Luigi XI (1423-1483) di Francia è il primo a entrare in campo; poi le città di Mulhouse e Basilea e numerose città dell’Alsazia costituiscono una lega antiborgognona che si rivolge per aiuto militare ai confederati. Questi ultimi, perciò, nell’ottobre 1474 dichiarano guerra alla Borgogna. A metà di novembre di quello stesso anno un esercito borgognone viene sconfitto dagli Svizzeri sulla Lisaine. Carlo il Temerario assale allora Berna, che ha tolto alla duchessa Iolanda di Savoia, annettendo il cantone di Vaud. La campagna borgognona sembra iniziare sotto auspici favorevoli, perché Carlo riesce a conquistare il castello di Grandson. L’esercito svizzero giunge, infatti, in ritardo per liberare il castello dall’assedio borgognone, ma pochi giorni dopo, il 2 marzo 1476, ha con facilità la meglio sull’esercito borgognone. Il duca di Borgogna concentra allora le sue truppe avanti alla cittadina di Morat, che costituisce l’ultimo ostacolo per impadronirsi di Berna. Il 22 giugno l’esercito borgognone viene quasi distrutto in una battaglia memorabile. La potenza del più temuto sovrano dell’Europa centrale viene definitivamente spezzata, come il suo progetto di ricreare un regno in quella che era stata l’Europa lotaringica.

La costituzione della Confederazione

Tuttavia, dopo la morte di Carlo il Temerario all’inizio del 1477, gli Svizzeri, che hanno sconfitto il grande avversario, non sono in grado di sfruttare i risultati militari delle loro vittorie sul piano diplomatico e di fatto ad avvantaggiarsi sono esclusivamente i grandi sovrani dei Paesi confinanti: la Francia e Massimiliano I d’Asburgo, che sull’eredità borgognona costruiscono una presenza politica rafforzata nell’Europa di fine Quattrocento. Dalla grande notorietà acquisita lottando contro il più temuto e il più coraggioso tra i sovrani europei del tempo, gli Svizzeri non ricavano significativi vantaggi politici e territoriali. Si avvicina nel frattempo la definitiva uscita dei cantoni confederati dal Sacro Romano Impero.

Massimiliano I d’Asburgo a fine Quattrocento avvia ancora una volta, con la guerra di Svevia, un tentativo di mantenere l’egemonia imperiale sulla Confederazione, ma l’esito del conflitto è favorevole ai confederati, sancito dalla separazione tra territori svizzeri e territori tedeschi avvenuta con la pace di Basilea. Tutti i paesi e le città situati a sud del Reno entrano nella Confederazione; tra le più importanti, regioni e città come Basilea, Sciaffusa, Soleure e Appenzell. All’avvio del Cinquecento la Confederazione passa da otto a 13 cantoni e rimarrà tale fino alla fine del Settecento. Si tratta di Schwyz, Uri, Unterwald, Lucerna, Zurigo, Glaris, Soug, Berna, Friburgo, Soleure, Basilea, Sciaffusa, Appenzell.

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