La cura del corpo

Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco (2014)

Diego Davide
SCE:13 Cover ebook Storia della civilta-68 1900.jpg

Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook

Nel XX secolo viene definita e ridefinita la nozione di corpo, reso “trasparente” dai progressi della medicina e della tecnica, oggetto di attenzione da parte di sociologi, giuristi, femministe, della bioetica, delle letterature cyber ecc. La salute, il benessere corporeo e la bellezza diventano valori primari che richiedono un sistema sanitario pubblico, l’ampliamento del dominio della medicina in molte sfere della vita dell’uomo, la diffusione di sport di massa, di bagni di mare e di sole, di trattamenti estetici e anche di interventi chirurgici che si fanno sempre più invasivi e riguardano sempre meno esclusivamente le donne.

Un corpo nuovo

Nel XX secolo riceve crescente visibilità l’analisi dei processi di trasformazione sociale che portano a definire e ridefinire la nozione di corpo umano e delle sue rappresentazioni. Innanzitutto un corpo naturale, biologicamente determinato, reso “trasparente” dai progressi della medicina e della tecnica che contribuiscono ad abbattere un sempre maggior numero di barriere conoscitive. Ma pure un corpo culturale, prodotto dalle trasformazioni sociali: esso è il luogo della costruzione dell’identità, del sé, e l’attenzione verso il corpo è in tale ambito una sorta di dovere del proprietario, il quale dà così visibilità alle scelte di vita da lui operate. Nel corso del XX secolo l’attenzione teorica al corpo fa sviluppare le discipline della “sociologia del corpo”, che si occupa delle pratiche e delle politiche che lo investono, e quindi di ciò che viene fatto al corpo, e della carnal sociology, che analizza il suo ruolo sociale e quindi ciò che con esso si fa. La crescente indeterminatezza dei confini della vita e della morte – le nuove tecnologie permettono modifiche, prelievi e trasferimenti di singole parti da un individuo all’altro, da un morto a un vivo – richiede un adeguamento delle regole giuridiche e una serie di interventi giudiziari che ruotano innanzitutto intorno al concetto di proprietà del corpo. Nella maggior parte dei sistemi giuridici l’elemento fondante è l’incommerciabilità, che non significa indisponibilità: la disponibilità è possibile quando questa non provochi una diminuzione permanente dell’integrità fisica. I valori morali che orientano questo genere di scelte e i comportamenti che ne derivano sono invece oggetto delle riflessioni della bioetica. Non si può tralasciare neppure il ruolo importante dei vari femminismi teorici, che, tra esaltazione della differenza e rivendicazioni di uguaglianza, individuano l’origine dell’oppressione delle donne nei modi con cui le società gestiscono e danno significato ai cicli e alle pratiche corporee femminili. Ma il corpo è pure il luogo di verifica delle comunicazioni verbali e l’analisi della mimica facciale, della postura, dei gesti e degli abiti è oggetto di una nuova disciplina che studia il modo in cui gli atteggiamenti del corpo possono rivelare, a un osservatore attento, molto più di quanto non sia detto con le parole, anche perché il loro controllo è relativamente meno sviluppato, benché tutti i membri di un medesimo gruppo sociale possiedano una medesima conoscenza del linguaggio simbolico del corpo.

Nei riti di società, infatti, i corpi si incontrano, si parlano, creano gerarchie, ma, con lo sviluppo della rete, sono ormai possibili anche altri tipi di incontri e di contatti verbali che non prevedono componenti espressive. Del resto già con la diffusione del telefono interviene l’abitudine a una comunicazione senza la visione dell’altro, che sviluppa una notevole sensibilità individuale verso il variare dei timbri vocali, dei rumori di sottofondo e rende possibile la ricostruzione, in qualche modo, di un surrogato di immagine. La radio e la televisione abituano anch’esse a rinunciare ad alcuni aspetti fondamentali della fisicità dei corpi, ridotti a voce o a semplice immagine. La comunicazione via internet mette però in contatto anche persone che non si conoscono in circostanze puramente casuali, senza neppure fornire dati visivi o uditivi, e non attiva, quindi, quasi nessuna capacità di ricostruzione dei corpi. Non può, tuttavia, completamente fare a meno di questi e crea immagini di corredo, le emoticons o gli smilies, faccine stereotipate o immagini di alcune parti del corpo che facilitano la comunicazione veloce degli stati d’animo.

Lo sviluppo dell’uso di tecnologie specifiche, come protesi comunicazionali, è il tema centrale delle letterature cyber che si propongono il superamento dei limiti vitali prospettando quel divenire postumano già presente nella fantascienza. Il miraggio è quello di esseri dalle abilità fisiche, intellettuali e psicologiche senza precedenti e, potenzialmente, immortali. Esseri non limitati da corpi o cervelli deperibili – pure menti – cui si contrappone, sempre in tema di tecnologie avanzate, il tentativo di dare alle macchine sensibilità, emozioni e pensieri da “corpo”.

Medicina e cosmesi

Tornando al corpo biologico e al potere di modificarlo, è innegabile che la ricerca medica sia tra i principali promotori della costruzione delle rappresentazioni sociali del corpo, oltre che del suo trattamento come oggetto. Nel corso del secolo si assiste a una progressiva medicalizzazione del corpo, intendendo con questo termine l’ampliamento del dominio e dell’influenza della medicina in molte sfere della vita dell’uomo; non solo quelle della malattia e quelle legate alle fasi di mutamento, e che pertanto generano maggiore insicurezza, quali il parto, la menopausa, l’età anziana, ma nei disturbi del comportamento, come quelli legati al rapporto con il cibo o con il sesso, e pure per quanto riguarda l’aspirazione a una sempre maggiore efficienza del corpo e alla sua estetica. Attraverso la medicina si è cercato di “normalizzare” e uniformare il singolo corpo a parametri standardizzati.

La medicina è chiamata anche a un ruolo sempre più attivo nel dettare norme igieniche e di comportamento che assicurino il benessere non solo individuale, ma dei cittadini e della società, anche perché si vanno individuando ragioni sociali e ambientali responsabili di alcune patologie. La medicina diventa dunque preventiva, permeando così tutti gli ambiti della vita, da quello domestico a quello lavorativo. Un ruolo importante acquista così la sanità pubblica, allo scopo di regolamentare acque di scolo, reti fognarie e contrastare lo sviluppo di malattie endemiche, prima fra tutte la tubercolosi, e si sviluppa anche un sistema sanitario in grado di rispondere alle esigenze dei singoli individui, fino ai più indigenti. La medicina tradizionale non è però la sola a contribuire alla cura del corpo; molte altre medicine non convenzionali, di matrice per lo più olistica, si affiancano, o talvolta si contrappongono, all’ortodossia allopatica, e a volte ottengono riconoscimenti nei sistemi sanitari pubblici. È dall’inizio del Novecento che anche l’esercizio della professione medica comincia a essere disciplinato per legge.

Nell’epoca in cui, al pari della carrozzeria delle automobili, si può o ci si propone di intervenire sui corpi riparandoli, sostituendone parti, riprogrammandoli o addirittura duplicandoli con la clonazione, si sviluppa anche un’arte “fai da te” della sua manutenzione. Con l’avvento dei regimi totalitari, la salute e il benessere corporeo, quando non la bellezza, diventano una religione, da qui la diffusione di massa degli sport, anche di quelli femminili, e dei bagni di sole e di mare. Vengono esaltati i corpi virili, le madri feconde e i bambini robusti. Le nuove ginnastiche promettono miracoli, dal più aggressivo body building, che prevede lo sviluppo e il rimodellamento delle singole parti, a forme di fitness che promettono elasticità e mobilità delle giunture. Anche la cosmesi ha perfezionato i suoi prodotti: creme, gel, sieri specifici per ogni parte del corpo. Tutto contribuisce a rendere questa branca non più un rimedio approssimativo, ma una vera e propria scienza, oggetto di studi e ricerche, che dà vita a un notevole giro d’affari. In questi ultimi anni, peraltro, nelle facoltà di Farmacia sono sorti corsi di laurea in cosmesi, poiché la capacità “curativa” dei cosmetici ha quasi raggiunto ormai quella dei farmaci e, pertanto, il loro uso va, se non proprio prescritto, almeno controllato dall’esperto.

Forme di modificazioni più radicali si hanno con la body art di cui fanno parte sia il body painting, immediatamente reversibile, sia forme più approfondite di manipolazione come i piercing, i tatuaggi o altre tecniche che si propongono di modificare per sempre lineamenti o parti del corpo. Gli artisti che si impegnano in queste trasformazioni fanno del proprio corpo una scultura vivente, una scelta di appartenenza ben visibile, una provocazione verso coloro che non condividono la loro visione di obsolescenza del corpo e la necessità di superare i limiti della forma.

In questo senso la distanza dalla chirurgia estetica si accorcia. Entrambe le discipline sottopongono il corpo – e attraverso di questo il sé – a trasformazioni che cercano di sottrarlo al tempo e alla storia. La chirurgia estetica, operata per lo più da uomini, ha trovato applicazione soprattutto sul corpo femminile, rendendolo oggetto di attenzioni volte ad adeguarlo ai canoni estetici e ai modelli culturali in voga. È lecito chiedersi se questi interventi siano da intendersi come forme di conformismo, “liberamente” scelte, ma in realtà subite per una carenza di identità, oppure se siano forme di forte autodeterminazione e di liberazione dai vincoli fisici, e quindi, ancora una volta, un interrogarsi sull’interazione tra i corpi, le loro rappresentazioni, il potere e la volontà individuali. Si moltiplicano e si fanno più invasive anche le tecniche cosiddette di “mantenimento”: botox, acido ianuloico, vitamine “sparate” sull’epidermide del viso per idratare, tonificare, distendere, riempire rughe di espressione, solchi e sguardi appassiti dall’età e dal vissuto, il “filo” che tira gli zigomi da una parte all’altra del viso ecc.

Corpo amico, corpo nemico

Il mutamento delle strutture sociali in epoca postmoderna comporta anche un diverso approccio nei confronti del piacere. Secondo Bourdieu la vecchia piccola borghesia basa la sua vita su una moralità del dovere, con “un timore del piacere […], una relazione col corpo costituita da ‘riserbo’, ‘modestia’ e ‘limitazione’ e associa ogni soddisfazione degli impulsi vietati con un senso di colpa”. Mentre il nuovo ceto medio emergente fa valere la moralità del piacere come un dovere. Questa dottrina considera come un fallimento, una minaccia all’autostima, il non divertirsi, “il piacere non è solo permesso, ma cercato, sia sul piano etico che su quello scientifico. Il timore di non sperimentare abbastanza piacere […] si combina con il desiderio di autorappresentazione, di ‘espressione corporea’ e di comunicazione sociale”. Ed è in relazione alla ricerca del piacere che le molte tecniche di abbellimento del corpo rispondono all’esigenza di cancellare l’età, coprire la vita, il dolore, le tensioni, prima essenzialmente solo delle donne e ora anche degli uomini. Anzi, questo spostamento è indicativo se si pensa che esso segnala un’omologazione di modelli e stili di vita per uomini e donne che contrasta con la netta distinzione dei ruoli femminili e maschili vigente nella prima metà del secolo – culminata nei modelli offerti dal cinema degli anni Cinquanta – nonostante la spinta verso l’emancipazione impressa dalla prima guerra mondiale.

Corpo amico, corpo nemico: il rischio è che la ricerca della bellezza ideale provochi profonde frustrazioni. Le copertine patinate diffondono, tuttavia, negli ultimi anni, non solo un ideale di bellezza, ma la speranza che ciascuno possa migliorare la propria immagine e ottenere un effetto estetico, ma anche psicologico, che determini un atteggiamento più sicuro con riflessi positivi in tutti i settori della vita. Nell’epoca della pluralità non è un solo modello quello cui ci si riferisce; al contrario i creatori di immagine sollecitano dalle riviste a personalizzare i canoni estetici, valorizzando alcuni particolari del volto o del corpo per creare un’immagine armonica, che renda gli elementi del fisico quasi un’estrinsecazione unica e irripetibile delle qualità dell’anima: il corpo non deve più essere un elemento limitante del proprio io.

© Istituto della Enciclopedia Italiana - Riproduzione riservata

TAG

Medicine non convenzionali

Prima guerra mondiale

Gruppo sociale

Body building

Fantascienza