La Francia delle cattedrali: Sens, Laon, Parigi

Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco (2014)

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La Francia delle cattedrali: Sens, Laon, Parigi

È comune opinione che l’arte delle cattedrali medievali francesi coincida con il gotico, a partire dalla metà del XII secolo. In verità nei due secoli precedenti sono documentate grandi imprese architettoniche; alcune cattedrali romaniche sopravvivono ancora oggi, come quella di Saint-Lazare di Autun, altre sono note almeno in parte grazie a scavi archeologici che testimoniano l’importanza di questi cantieri per gli sviluppi dell’architettura romanica d’Oltralpe. Ma quasi tutti questi edifici sono sostituiti o alterati in gran parte da rifacimenti di età gotica. Negli anni 1135-1140 si ha nell’Île-de-France una radicale revisione del linguaggio architettonico: le novità tecniche del romanico settentrionale vengono piegate a soluzioni originali che giungono, attraverso l’uso sistematico dell’arco acuto, della volta ogivale e dell’arco rampante, a definire un’estetica nuova, una nuova concezione dello spazio in cui domina la dimensione verticale e l’uso della luce. Su questi principi vengono erette nella seconda parte del XII secolo i capolavori del primo gotico francese: le cattedrali di Sens Laon, Noyon, Parigi.

La cattedrale romanica in Francia

Il tema del capitolo, la “Francia delle cattedrali”, è un argomento classico, che la storiografia artistica ha spesso impostato sul riconoscimento di un preciso periodo, la metà circa del XII secolo, come momento d’avvio di una generale ricostruzione delle cattedrali d’Oltralpe, e su un’identificazione sostanziale tra gotico e arte delle cattedrali. In effetti, il paesaggio urbano francese ci appare sovente dominato dalla superba mole di una cattedrale gotica, basti pensare a Amiens, Chartres, Reims, Parigi. All’origine di imprese architettoniche di tale portata vi sono positive congiunture socio-economiche, e volontà politiche incarnate da committenti vescovi strettamente legati alla dinastia capetingia, sotto Luigi VI e Luigi VII, e ai Plantageneti nei territori continentali occidentali sottomessi alla corona inglese.

Eppure in questa piena identificazione tra cattedrale e gotico c’è anche un problema di prospettiva storica. La ricostruzione gotica delle cattedrali tra XII e XIII secolo ha obliterato le fasi architettoniche precedenti, ritardando l’acquisizione storiografica, possibile spesso solo a costo di lunghe campagne di scavo, degli edifici carolingi, preromanici e romanici. Là dove se ne sono rintracciate le vestigia, ci si è resi conto dell’assoluta rilevanza delle fabbriche precedenti, di X-XI secolo, per lo sviluppo del linguaggio e delle tecniche costruttive romaniche. Le ricostruzioni monumentali delle antiche cattedrali inducono trasformazioni complessive dell’assetto urbano. In molti casi (Senlis, Rouen, Parigi, Lione etc.) i nuovi edifici sostituiscono complessi paleocristiani o altomedievali a doppia aula di culto (cattedrali doppie), variandone in parte il sito ed estendendosi ad aree vicine. Un caso particolare è quello della chiesa di Saint-Lazare ad Autun, eretta dal 1120 nei pressi dell’antico complesso cattedrale a due aule, le cui funzioni va lentamente a esautorare. Famosa soprattutto per la magnifica lunetta del portale maggiore con il Giudizio finale e per i capitelli di Gisleberto, da annoverare tra i vertici della scultura romanica europea, il Saint-Lazare è un edificio che si conforma, sia pure su una pianta semplificata a transetto basso e coro semplicemente tripartito, privo di deambulatorio a cappelle radiali, al modello di Cluny III, di cui imita l’alzato di navata a tre ordini, e la volta a botte spezzata. Il Saint-Lazare di Autun, compiuta realizzazione del romanico maturo borgognone, è dunque un buon esempio di quanto sia inesatta l’equivalenza gotico-cattedrale. Per altri casi sopravvivono pochi resti in alzato, e ci si deve appoggiare ai dati archeologici e alle fonti d’archivio. A Nevers è ancora visibile in parte la cattedrale eretta tra 1028 e 1058 su un impianto occidentato con transetto dotato di cappelle opposte.

Sempre in Borgogna, della coeva Saint-Étienne di Auxerre (1023-1039) si conserva solo la cripta, capace comunque da sola di comunicare il senso di un’impresa architettonica eccezionale: per la qualità della muratura di medio apparato in pietra di taglio; per scelte planimetriche, nel perfezionamento di una tipologia di cripta a oratorio con deambulatorio e unica cappella orientale in asse; e per la grammatica architettonica, con l’impiego di volte a crociera e sottarchi, su pilastri compositi a sezione ormai sistematizzata (nucleo quadrato, con quattro semicolonne sui lati). Una cripta del genere compare per la prima volta, almeno per quanto è oggi possibile documentare, proprio in una cattedrale, quella di Clermont-Ferrand, rifatta sull’impianto paleocristiano attorno alla metà del X secolo dal vescovo Étienne II (937-984). La novità impressiona, e qualche decennio dopo Roberto il Pio vorrà la ricostruzione della collegiata di Saint-Aignan di Orléans, consacrata nel 1029, proprio “a immagine della chiesa di Santa Maria […] a Clermont”. In verità a Orléans viene riprodotta anche un’altra importante novità emersa da un cantiere di cattedrale, quello di Chartres, la cui fase romanica (scomparsa sotto il grandioso edificio gotico) è avviata dal vescovo Fulberto nel 1020. Le preziose reliquie della Vergine qui conservate attirano una grande folla di pellegrini, e dunque si impone la scelta originale di una cripta a cui si accede dal settore occidentale della basilica, in prossimità della facciata, per mezzo di lunghi corridoi laterali sotterranei, per evitare che il continuo movimento dei fedeli disturbi gli uffici del capitolo.

Dal modello di Clermont-Ferrand discende anche il coro della cattedrale di Rouen, ove ognuna delle tre cappelle radiali della cripta è ripartita, con inedita soluzione, in navatelle da due file di colonne. Cattedrale romanica clamorosa, per scelte costruttive e sviluppo monumentale, doveva essere, ancora, quella di Sainte-Croix di Orléans. Distrutta la fabbrica altomedievale dal fuoco nel 989, la chiesa viene riedificata a cinque navate con transetto absidato e lungo coro tripartito a cappelle radiali (di seconda fase), con l’impiego assai precoce di pilastri articolati cruciformi, a ennesima dimostrazione dell’importanza dei cantieri delle cattedrali per lo sperimentalismo romanico.

Le prime cattedrali gotiche

Si potrebbe continuare a lungo. Ma, come si diceva, tutti o quasi questi edifici vengono sostituiti o alterati in gran parte da rifacimenti di età gotica. Negli anni 1135-1140 si ha nell’Île-de-France, la regione attorno Parigi, una radicale revisione del linguaggio architettonico. In diversi cantieri tra loro coevi, legati alla corona francese, le più aggiornate novità tecniche del romanico settentrionale, segnatamente anglo-normanno, vengono piegate a soluzioni originali, nel lessico, nei sistemi di copertura, nella scansione in alzato, nella concezione dello spazio e del suo rapporto con le fonti di illuminazione: soluzioni che giungono nel corso di qualche decennio a definire un’estetica nuova, differente e per certi versi antitetica a quella romanica.

Si associa d’abitudine il gotico all’impiego dell’arco acuto e della volta ogivale (o a crociera costolonata), ma questi elementi da soli non bastano in alcun modo a rappresentare una vera rivoluzione concettuale nella storia dell’architettura. L’arco acuto, di lontane origini islamiche, ha già fatto la sua comparsa in alcuni cantieri, in Francia (Cluny III, Autun) e in Italia (archi trasversi della cattedrale di Modena, campata d’incrocio della cattedrale di Pisa) senza che il suo impiego abbia mutato la natura prettamente romanica di quelle fabbriche. La volta ogivale è apparsa attorno al 1100 in Lombardia, in Normandia e in Inghilterra ma il suo uso nelle fabbriche gotiche è del tutto differente, esteso a ogni spazio (navata maggiore, collaterali, deambulatorio, absidi), e con archi di inquadramento acuti. L’articolazione in alzato della navata maggiore delle prime cattedrali gotiche è debitrice del romanico normanno: per il diffuso impiego, nei primi edifici, del partito alternato; per la presenza del matroneo; per la tecnica fondamentale del mur épais, vale a dire la realizzazione all’altezza del cleristorio di gallerie-ballatoio in spessore di muro; e per le membrature che, al di sopra di ogni saliente, raggiungono una quota superiore al matroneo per raccordarsi a una volta esapartita, comparsa già attorno al 1120-1130 nel Saint-Étienne di Caen.

Sono però i costruttori gotici a perfezionare queste tecniche sfruttandone tutte le potenzialità, giungendo a creare una nuova spazialità basata su un accentuato verticalismo, sull’alleggerimento delle murature, e sullo svuotamento della parete a tutti i livelli. Ne risulta sconvolto lo spazio romanico incentrato sulla campata modulo, sull’articolazione pausata di unità spaziali uguali. Nella chiesa gotica la continuità lineare tra volte e sostegni è determinata dalla corsa delle membrature (ogni colonnetta corrisponde esattamente a una nervatura o risega della volta) che disegnano cellule spaziali caratterizzate da una forte valenza ascensionale. La successione di queste unità, che non si percepiscono come cesure ritmiche, contribuisce a definire uno spazio vibratile ma unitario, di grande ariosità, la cui lettura è determinata dalla luce avvolgente. Il perfezionamento della tecnica dell’arco rampante esterno, che contrafforta le spinte delle crociere maggiori scavalcando i tetti di quelle minori, permette al gotico dell’Île-de-France di svincolare, dal punto di vista strutturale, la navata maggiore dai collaterali che non servono più da controspinta, e di conseguenza di elevarla ad altezze impensate.

Le volte ogivali tendono progressivamente ad appiattirsi, vale a dire che il colmo degli archi trasversi e dei costoloni diagonali tende a cadere su un medesimo piano orizzontale ideale, con la conseguenza che il muro si libera dalla sua funzione portante. Le finestre del cleristorio aumentano sempre più di dimensione, e finiscono per annullare la parete tra le membrature verticali. Si può solo immaginare in molti casi quale doveva essere l’effetto delle enormi vetrate policrome a cui era affidato il racconto sacro.

Si è cercato di interpretare l’architettura gotica nei modi più vari, ora giudicandola un’immagine materiale della Jerusalem coelestis, ora vedendo nella razionalità dei principi costruttivi un perfetto corrispondente alla logica della scolastica del XII secolo; ora, in chiave storica, facendone la massima espressione formale dell’età feudale ora, al contrario, l’emblema di un’età laica, comunale e progressista, da opporre al cupo romanico monastico.

È però incontestabile il valore accordato alla luce nella costruzione dello spazio ecclesiastico gotico e il suo significato simbolico-religioso. In questo senso il deambulatorio dell’abbazia di Saint-Denis (consacrazione 1144), unica parte sopravvissuta del rifacimento della chiesa promosso dal grande abate Suger, non è solo la prima attestazione della nuova estetica ma ne rappresenta anche uno dei massimi capolavori. Del coro, la cui originaria articolazione in alzato ci sfugge, resta lo straordinario doppio deambulatorio con volte ogivali su colonnine sottili e raffinate, e sette cappelle radiali, tra loro contigue, che si fondono con lo spazio del deambulatorio più esterno: scompare ogni pausa muraria e domina la luce che filtra da due grandi finestre per ogni cappella. È lo stesso Suger a spiegare questa nuova concezione architettonica richiamandosi alle teorie neoplatoniche dello pseudo Dionigi, nell’affermare che la lux mirabilis et continua che avvolge lo spazio è riflesso della luce divina, ed è strumento di ascesa spirituale.

La cattedrale di Sens di Henri Sanglier, sede arcivescovile di primaria importanza da cui dipendeva la diocesi di Parigi, è concordemente ritenuta insieme al coro dell’abbazia di Saint-Denis il primo grande edificio gotico. Viene avviata nel 1140 con vasta pianta a tre navate che, per l’assenza del transetto (quello attuale è aggiunta tarda), continuano nel coro a deambulatorio provvisto di un’unica cappella assiale. Vi è ancora, a Sens, l’adesione al sistema alternato normanno, ma per il sostegno debole la scelta ricade su un partito classicheggiante con binato di colonne. Normanne sono anche le volte esapartite e l’alzato a soli tre ordini, come nella cattedrale di Senlis, nel coro di Saint-Germain-des-Prés (1150-1161), e forse in quello originario di Saint-Denis di Suger. Si sperimentano già ora i primi archi rampanti in sostituzione del muro a contrafforte. La pianta della cattedrale di Noyon, alla metà del secolo (navata dopo 1170), è differente, con transetto a terminazioni semicircolari, come nella cattedrale di Cambrai, e a Saint-Lucien di Beauvais, entrambe scomparse, e a Soissons, tutte con deambulatorio. Ritorna il sistema alternato in una versione colonna-pilastro semplificata rispetto a Sens, e identica a quella della cattedrale di Senlis. È nell’articolazione in alzato che Noyon introduce un elemento di novità che caratterizzerà la prima stagione del gotico, con una partizione a quattro registri sovrapposti: nel coro un registro ad arcate cieche, che diventa galleria in spessore di muro (triforio) nella navata (come a Laon), media il passaggio tra aperture del matroneo e cleristorio. Un simile alzato compare negli stessi anni in forma embrionale a Saint-Germer di Fly, e viene impiegato anche nel coro di Saint-Remi di Reims (1160-1170), e nelle cattedrali di Laon e di Parigi. La pianta della cattedrale di Laon (1170 ca.) è caratterizzata dallo sviluppo monumentale del transetto con tre navate, absidi orientali (era simile la perduta cattedrale di Arras), e testate traforate da enormi rosoni. Per la navata si sceglie una successione uniforme di pilastri cilindrici ma sopravvive il ricordo del sistema alternato, funzionale a una copertura esapartita, nel numero di membrature che si elevano al di sopra dei capitelli delle colonne.

I pilastri cilindrici, e questa volta in una successione perfettamente uniforme di campate, tornano a Notre-Dame di Parigi, avviata negli stessi anni (coro 1163-1182 ca.) su scala inedita e un’altezza che doveva raggiungere i 35 metri all’imposta delle volte di navata. Nel disegno originale il triforio praticabile di Laon viene sostituito da rosoni, poi espunti dal 1225 circa per ampliare le luci del cleristorio. La maggiore particolarità di Notre Dame risiede nella pianta a cinque navate, che continuano nel doppio deambulatorio senza cappelle radiali, a est di un transetto alto non sporgente: pianta forse memore del Saint-Étienne paleocristiano (o per alcuni di inizio VI secolo) i cui perimetrali sono stati rinvenuti al di sotto della cattedrale gotica. Una macchina tanto complessa poteva sostenersi solo grazie al perfezionamento delle tecniche costruttive di alleggerimento delle murature, e all’impiego di archi rampanti che a Parigi si raddoppiavano per fare fronte alle volte di navata e a quelle dei matronei.

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