La kermesse héroïque

Enciclopedia del Cinema (2004)

La kermesse héroïque

Claudio G. Fava

(Francia/Germania 1935, La kermesse eroica, bianco e nero, 115m); regia: Jacques Feyder; produzione: Pierre Guerlais per Société des Films Sonores/Tobis; soggetto: Charles Spaak; sceneggiatura: Charles Spaak, Jacques Feyder, Bernard Zimmer, Robert A. Stemmle; fotografia: Harry Stradling; montaggio: Jacques Brillouin; scenografia: Lazare Meerson, Alexandre Trauner; costumi: George K. Benda; musica: Louis Beydts.

Ancora regnante Filippo III, re di Spagna e quindi anche dei Paesi Bassi, nel 1916 a Boom, piccolo villaggio fiammingo, si sta preparando l'abituale 'kermesse' (è una parola d'origine olandese, inizialmente 'festa della chiesa', divenuta, con l'andar del tempo, sinonimo di annuale festa paesana nelle terre di Fiandra). Ma rapidamente si sparge la notizia che sta arrivando un cospicuo reparto militare di scorta a una delegazione spagnola. La delegazione è capeggiata addirittura dal conte-duca d'Olivares, già influente all'epoca e che diventerà poi l'onnipotente primo ministro di Filippo IV. L'arrivo è preannunciato da un minaccioso trio di 'bravi' a cavallo che gettano un imperativo documento sigillato sulla scrivania del borgomastro e dei suoi scabini. Memori delle devastazioni di recente compiute dalle truppe spagnole ad Anversa, il borgomastro (che si darà addirittura per morto, accomodandosi in un letto vegliato da ceri e scabini) e i maggiorenti della città, come anche tutti gli altri uomini, sono colti dal terrore e cercano di nascondersi in ogni modo. Al contrario le loro donne, capeggiate dall'energica Cornélia, moglie del borgomastro, decidono di prendere in mano la situazione e di fronteggiare gli spagnoli non con la paura o la resistenza, ma con un'accoglienza estremamente amichevole: una delegazione di signore a riverire il conte-duca con le chiavi della città, le case migliori a disposizione degli ufficiali, quella stessa del borgomastro usata proprio dall'astuta Cornélia per ospitare il conte-duca (il padrone di casa è già rinserrato nella propria camera a simulare la morte subitanea). Inoltre la donna ha anche un altro obbiettivo: suo marito vuol fare sposare la loro giovanissima figlia Siska al primo scabino, che è anche il macellaio della città e che gli promette grandi commerci di animali, mentre la ragazza ama, riamata, il giovane pittore Jan Bruegel che è a Boom per eseguire un affresco. E Cornélia vuole a ogni costo accontentare la figlia, cosa che puntualmente accade grazie a un intervento del conte-duca. L'accoglienza amichevole travolge gli spagnoli e si tramuta presto in un'accoglienza amorosa, laddove molte delle dame cittadine si prodigano per loro conto, e Cornélia proprio con il conte-duca riesce a stabilire una particolare intesa. Dall'arrivo serale degli spagnoli alla loro partenza il mattino seguente accadono moltissime cose: incontri, cene, festini. Cornélia riesce addirittura a far celebrare il matrimonio religioso fra Siska e Bruegel dal cappellano del conte-duca, un frate astutissimo e disonesto il quale ha capito che il borgomastro finge di essere morto e ha preteso una buona parte del denaro da questi custodito per non rivelare la cosa al conte-duca (del resto anche quest'ultimo ha capito tutto e ha finto di non sapere nulla, per trovarsi più a suo agio con Cornélia). La partenza fastosa degli spagnoli, con il saluto commosso degli abitanti, e soprattutto delle abitanti, di Boom riporta la cittadina alla sua precedente tranquillità e opacità di vita, ma nasconde tanti sogni svaniti e tanti desideri avverati.

Fu uno dei film francesi che ebbe maggior fortuna di pubblico e ancor più di critica negli anni Trenta: probabilmente il più famoso di un autore come Jacques Feyder, attivo sin dal tempo del muto (L'Atlantide, 1921, Les nouveaux messieurs, 1929) e destinato forse a raccogliere più reverenza che successo, nonostante qualche eccezione come questa. In certo senso La kermesse héroïque divenne una sorta di manifesto da esportazione: l'ironia sensualetta e pochadistica ma sorvegliata, il gusto figurativo che si ispirava alla grande pittura fiamminga, il magnifico lavoro dei due specialisti francesi della scenografia e della 'decorazione' (il russo-polacco Meerson, l'ungherese Trauner). E la furbizia, malgrado alcune libertà storiche, della sceneggiatura allegra e precisa di Charles Spaak (anch'egli alto-borghese e belga vallone come Feyder: l'origine francofona di entrambi divenne un'arma di battaglia nelle mani dei nazionalisti fiamminghi d'anteguerra). Infine la diligente recitazione complessiva, con una punta alta in Françoise Rosay, tutta commediante e parigina, al punto che nel dialogo si dice a un dato momento: "Lei che è francese...."; sul set per sessant'anni, dal 1913 al 1973, attrice sino alla punta dei capelli e nei tratti risentiti e aguzzi del suo asimmetrico volto. E con risvolti accettabilmente professionali in due attori ora dimenticati ma un tempo famosi o comunque assai noti: Jean Murat, virile eroe cinematografico negli anni Venti e Trenta, sempre sulla breccia quasi sino alla fine, marito di Annabella con cui formò una coppia divisticamente famosa; e André Alerme, caratterista 'spesso', grosso, corpulento, furbescamente egoista, che qui ha una parte tipica. Chiaramente un cenno a parte merita Louis Jouvet, fuori di dubbio uno dei più grandi attori di teatro della sua generazione (nel mondo, non solo in Francia). Al cinema accordò una attenzione intermittente, con momenti altissimi (basterebbe l'ispettore Antoine di Quai des OrfèvresLegittima difesa, Henri-Georges Clouzot 1947, per giustificare tutto). Qui nei panni di un cappellano palesemente viscido e truffaldino, dominato da una inquietante tonsura-calvizie, è un po' distratto e un po' eccessivo, anche se è sempre troppo bravo per non riuscire a sembrare bravo.... I destini critici del film sono diseguali: osannato e amato al suo apparire, qualche decennio dopo venne ridiscusso con durezza (basti vedere quel che scrive nel suo Dictionnaire du cinéma il 'supercilioso' ma geniale Jacques Lourcelles: "Più apparenza di talento che talento vero"). Fuori di dubbio che una certa stanchezza e il logorio del meccanismo di fondo si avvertono nella seconda parte, pur conservando l'opera più fascino di quel che si possa pretendere a quasi settant'anni di distanza. Del film venne girata una versione tedesca, Die klugen Frauen, protagonista sempre Françoise Rosay ma al fianco di Paul Hartmann.

Interpreti e personaggi: Françoise Rosay (Cornélia), Micheline Cheirel (Siska), Louis Jouvet (cappellano spagnolo), Jean Murat (conte-duca di Olivares), Lyne Clévers (pescivendola), Maryse Wendling (panettiera), Ginette Gaubert (albergatrice), Marguerite Ducouret (moglie del birraio), André Alerme (borgomastro), Bernard Lancret (Jan Bruegel), Alfred Adam (macellaio), Pierre Labry (albergatore), Arthur Devère (pescivendolo), Marcel Carpentier (panettiere), Alexandre d'Arcy (capitano), Claude Saint-Val (tenente), Delphin (nano), Roger Legris (Mercier), Bernard Optal (Ambroise).

Bibliografia

J. Shelley Hamilton, La kermesse héroïque, in "National Board of Review", November 1936, poi in From Quasimodo to Scarlett O'Hara, a cura di S. Hochman, New York 1982.

W. Benton, La kermesse héroïque, in "Spectator", January 30, 1937 (trad. it. in "Bianco e nero", n. 2, febbraio 1937).

La kermesse eroica, a cura di A. Buzzi, Milano 1945.

Ch. Ford, Charles Feyder, Paris 1973.

B. Amengual, La kermesse héroïque, in "1895", hors série, 1998.

Sceneggiatura: in "Bianco e nero", n. 2, febbraio 1937; in "L'avant-scène du cinéma", n. 26, mai 1963.

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