La Mennais, Félicité-Robert de

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Pubblicista e filosofo (Saint-Malo 1782 - Parigi 1854). Schierato dapprima su posizioni cattolico-tradizionaliste (ispirate al pensiero di J. de Maistre e L.-G.-A. de Bonald), divenne a partire dagli anni Trenta un cattolico liberale, favorevole alle "libertà moderne" e alla separazione tra Stato e Chiesa. Condannato dalle gerarchie ecclesiastiche nel 1832, si allontanò dal cattolicesimo (Paroles d'un croyant, 1833),  e approdò infine a una posizione democratica (Le livre du peuple, 1838; dal 1837 La M. si firma democraticamente Lamennais). Il suo pensiero influì sul cattolicesimo liberale italiano (G. Capponi, B. Ricasoli, R. Lambruschini).

Vita, opere e pensiero

Sulla sua formazione giovanile molto influì il fratello Jean-Marie-Robert (sacerdote nel 1804), con il quale scrisse le Réflexions sur l'état de l'Église en France pendant le dix-huitième siècle et sur la situation actuelle (1808), sequestrate dalla censura napoleonica, e i tre volumi (anonimi) Tradition de l'Église sur l'institution des évêques (1814), ultramontani e antinapoleonici, di cui La M., per salvare il fratello, si dichiarò tacitamente autore riparando in Inghilterra al ritorno di Napoleone dall'Elba. Rimpatriato, fu ordinato prete (1816). La M. sviluppò allora la sua posizione rigidamente fideistica e ultramontana, e nell'Essai sur l'indifférence en matière de religion (4 voll., 1817-23) attacca ateismo, deismo, relativismo, protestantesimo come causa d'ogni disordine civile, e a essi contrappone la fede e la piena sottomissione alla Chiesa di Roma; vi elabora inoltre la teoria del senso comune o consenso universale come unico criterio di certezza. Per questa via, La M. conduce alle estreme conseguenze il tradizionalismo di J. De Maistre e L.-G.-A. de Bonald, e sviluppando il loro atteggiamento politico scrive violentemente contro le libertà gallicane (De la religion considérée dans ses rapports avec l'ordre politique et civil, 1825-26). Ma il pensiero di La M. subisce ora una trasformazione: mentre da monarchico si fa repubblicano denunciando il giogo dei re, scopre il valore cristiano delle rivendicazioni liberali e nel Des progrès de la révolution et de la guerre contre l'Église (1829), poi nel giornale da lui fondato L'Avenir (1830), si fa difensore della libertà di coscienza, di stampa e d'insegnamento, della tolleranza religiosa, della separazione tra Stato e Chiesa, dando inizio al cattolicesimo liberale, che Gregorio XVI condanna con l'enciclica Mirari vos (1832) senza tuttavia nominare il giornale né i collaboratori. La M. si sottomette, ma sospende l'attività sacerdotale e nel 1834 la sua disillusione verso la Chiesa di Roma esplode nelle già citate Paroles d'un croyant, in cui prospetta l'ideale di un ordine democratico e cristiano cui la Chiesa, rinnovata, avrebbe dovuto dare il suo consenso. Gregorio XVI condanna l'opuscolo (Singulari nos, 1834), ma La M. prosegue la sua battaglia per una democrazia integralmente cristiana e perciò liberatrice dal servaggio dei re e del capitale, e sviluppa la polemica contro la curia di Roma. Pubblica Affaires de Rome (1836-37), poi nel summenzionato Le livre du peuple, catechismo popolare del nuovo cristianesimo sociale, poi De l'esclavage moderne (1840), che per l'ispirazione antimonarchica gli procura la condanna a un anno di carcere (in prigione inizia, tra l'altro, una traduzione in prosa della Divina Commedia, portata poi a termine nel 1853 e uscita postuma nel 1855). Con la seconda repubblica La M. è più volte deputato e svolge la sua attività pubblicistica nel Peuple constituant, ma presto, con l'avvento del Secondo Impero, riprende le antiche battaglie antinapoleoniche. L'influenza di La M. è stata larghissima non solo in Francia ma anche fuori, soprattutto, per certi aspetti, in Italia.

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