La nuova Germania: l'impatto dell'unificazione sulla Repubblica Federale Tedesca

ATLANTE GEOPOLITICO (2012)

Vedi La nuova Germania: l'impatto dell'unificazione sulla Repubblica Federale Tedesca dell'anno: 2012 - 2013

Mario Caciagli

Nel 2010 è stato celebrato il ventesimo anniversario dell’unificazione dei due stati tedeschi nati nel 1949: la Repubblica Democratica Tedesca (la Germania dell’Est) è scomparsa, la Repubblica Federale Tedesca (la Germania dell’Ovest) ha allargato i confini, mantenendo la sua denominazione. L’unificazione venne proclamata il 3 ottobre 1990, dopo che il 9 novembre 1989 era crollato il Muro di Berlino. Il 2 dicembre 1990 si tennero le prime elezioni pantedesche. La nuova Repubblica Federale Tedesca, con i suoi 80 milioni di abitanti e la sua forza economica, ha assunto una posizione predominante nell’Unione Europea, in specie dopo l’allargamento del 2004, e nell’intero continente. Questo ruolo ha raffreddato gli entusiasmi europeisti dei tedeschi che duravano da quasi mezzo secolo e ha spostato l’asse della Germania verso l’Europa centro-orientale, asse rafforzato non solo simbolicamente dal trasferimento della capitale da Bonn a Berlino nel 1999.

Con l’unificazione la Germania dell’Ovest ha dato a quella dell’Est la sua economia sociale di mercato, la sua costituzione, il suo assetto federale, il suo sistema partitico (quasi interamente).

L’intero processo ha conosciuto ostacoli e frenate, ma ha avuto successo. Ha imposto sacrifici ai tedeschi occidentali (ma anche ad altri cittadini dell’Unione Europea). Si calcola che il trasferimento di risorse abbia raggiunto in vent’anni la cifra di 1300 miliardi di euro. È servito a creare infrastrutture (ferrovie, autostrade, edifici pubblici), ma anche a rilanciare un’obsoleta struttura industriale. Nonostante le pessimistiche previsioni di molti, le condizioni di vita dei tedeschi dell’Est sono decisamente migliorate. Non sono ancora pari a quelle dei tedeschi dell’Ovest, ma gli si stanno avvicinando. In vent’anni il pil per abitante è raddoppiato; la produttività si sta adeguando ai livelli occidentali. Aspetti negativi sono l’invecchiamento della popolazione (molti giovani sono emigrati nell’Ovest), i salari più bassi, l’alto tasso di disoccupazione (11,5% versus il 6,5% dell’Ovest) e una residua, pur se decisamente in calo, distanza psicologica (il ‘muro nelle teste’ e la nostalgia per la Germania dell’Est, la cosiddetta ‘Ostalgie’).

La gestione dell’enorme quantità di risorse trasferite ha condotto a un accentramento del potere nel governo federale, provocando tensioni in un federalismo in costante evoluzione. Nonostante la riforma del 2006, i rischi del passaggio da un federalismo cooperativo a un federalismo competitivo permangono: i ricchi Länder dell’Ovest non intendono più pagare i costi (e i debiti) di quelli dell’Est (che sono cinque su 16, istituiti già nel 1990).

Aggiungendosi agli oltre 60 milioni di occidentali, i quasi 17 milioni di tedeschi orientali hanno fatto ovviamente aumentare il numero degli elettori. Gli effetti più evidenti sono stati la crescita della fluttuazione del voto e dell’astensionismo. Ai due effetti ha contribuito proprio l’arrivo dei nuovi elettori che si sono innestati in un corpo elettorale caratterizzato invece per decenni da alta partecipazione e da scelte costanti. Gli elettori orientali, pur largamente minoritari, hanno inciso non poco sugli esiti delle urne, astenendosi o cambiando opzione.

Ai trionfi della Cdu-Csu di Helmut Kohl e della sua coalizione con i liberali della Fdp, rimasta al governo sedici anni anche grazie alla rapida unificazione, è seguita nel 1998 la vittoria della coalizione Spd-Grünen con l’arrivo alla cancelleria di Gerhard Schröder. Dopo il voto del 2005 si è formata la Grande coalizione (Große Koalition), sostituita nel 2009 dalla coalizione nuovamente vincente di democristiani e liberali. A capo di ambedue i governi si è insediata Angela Merkel che proprio dall’Est è venuta.

La Grande coalizione è nata anche in seguito all’avanzata di un quinto partito per ora non ‘coalizionabile’, venuto a turbare gli equilibri dei quattro di centro-sinistra e di centro-destra: la Pds (Partei des Demokratischen Sozialismus), creata dai nostalgici dell’Est e ribattezzata Die Linke dopo l’ingresso di socialdemocratici delusi dell’Ovest. La presenza di cinque partiti nel Bundestag produce incertezza sulle future alleanze, ma non inficia la qualità della democrazia della nuova Germania.

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