La rete Haqqani

Atlante Geopolitico 2015 (2015)

di Giuliano Battiston

La rete Haqqani è un gruppo di militanti islamisti che opera principalmente nella cosiddetta Loya Paktia (Grande Paktia), un’area dell’Afghanistan che comprende le province sud-orientali di Paktia, Paktika e Khost, oltre che nelle province di Logar e Wardak, a ridosso della capitale Kabul. Il quartier generale è però sul lato pachistano della Durand Line, a Miran Shah, capoluogo del Nord Waziristan, una delle sette aree tribali amministrate in modo federale (Federally Administered Tribal Areas, Fata). Fondata dal mawlawi Jalaluddin Haqqani, tra i leader della resistenza anti-sovietica negli anni Ottanta, la rete è responsabile di alcuni degli attacchi più sanguinosi e militarmente sofisticati compiuti in Afghanistan contro le truppe straniere e il governo locale. Più propriamente definita come Miran Shah Shura (Consiglio di Miran Shah), la rete Haqqani fa parte della shura di Peshawar, uno dei due maggiori centri di potere del movimento talebano insieme alla Shura di Quetta. All’interno di quest’ultima è oggi inclusa anche la Rahbari Shura, il ‘Consiglio della leadership’ (riconducibile al mullah Omar) fino a poco tempo fa il principale centro decisionale degli ‘studenti coranici’. Pur facendo parte del movimento talebano, la rete Haqqani ha radici storiche e matrici ideologiche diverse e mantiene ampi margini di autonomia, soprattutto in ambito finanziario e operativo. Si tratta di una strategia precisa, inaugurata da Jalaluddin Haqqani già negli anni della resistenza anti-sovietica, quando decise di operare sotto l’autorità di Yunus Khalis, leader di una delle fazioni del partito di mujaheddin Hezb-e-Islami, per godere di protezione politica/ideologica e accesso alle risorse economico/militari, mantenendo però autonomia nella Loya Paktia. Stessa strategia adottata con i talebani: dopo un’iniziale resistenza, nel 1995 Jalaluddin Haqqani ha deciso di affiliare il suo gruppo al mullah Omar, riconoscendone l’autorità come Amir-ul-Momineen. guida dei fedeli. Da ministro per gli affari tribali nell’Emirato islamico d’Afghanistan, nella seconda metà degli anni Novanta Jalaluddin ha consolidato il suo potere militare ed economico nella Loya Paktia, offrendo ai talebani l’opportunità di esercitare indirettamente l’autorità in un’area dove avrebbero faticato a imporsi.

Gli elementi che rendono la rete Haqqani uno dei gruppi di combattenti islamisti più longevi sono diversi. Il primo è l’area in cui opera: parte della cosiddetta ‘pashtun belt’, con i suoi 550 chilometri di confine tra Afghanistan e Pakistan la Loya Paktia, già fondamentale crocevia di passaggio per i mujaheddin anti-sovietici, continua a costituire la via più breve per i combattenti islamisti che dai santuari del Nord e del Sud Waziristan mirano a Kabul. Tra i primi ad accogliere nei campi di addestramento i combattenti non-afghani per il jihad anti-sovietico, già sodale di Osama bin Laden, oggi Jalaluddin Haqqani e la sua rete forniscono uno hub strategico per i jihadisti dell’Asia centrale e del sud-est asiatico. La rete gode di un capillare sistema di finanziamento, basato sulla capitalizzazione dei legami stabiliti da Jalaluddin Haqqani con donatori ideologicamente affini nei paesi del Golfo. A ciò si aggiunge la penetrazione in diversi settori dell’economia legale e illegale, dall’import-export ai trasporti, dall’edilizia al real-estate, dal riciclaggio di denaro alle estorsioni, dall’estrazione e commercio illegale di pietre preziose ai rapimenti. Alcuni analisti attribuiscono la sua longevità soprattutto al sostegno ricevuto da una parte dell’establishment militare del Pakistan, in particolare dall’Inter-Services Intelligence (Isi), legami anch’essi risalenti alla resistenza anti-sovietica, quando gli Stati Uniti e l’Arabia Saudita inviarono aiuti militari e finanziari ai mujaheddin afghani attraverso i servizi pachistani: Jalaluddin Haqqani divenne uno dei perni dall’Isi, che aspirava a esercitare influenza su entrambi i lati della Durand Line, controllando le aree tribali. Secondo alcune ricostruzioni, anche la successiva affiliazione della rete Haqqani al movimento talebano risponderebbe alle pressioni dell’Isi, che intendeva diversificare le fonti di influenza sul movimento del mullah Omar. Centrale nella ricostituzione della rete Haqqani dopo l’intervento militare degli Stati Uniti del 2001, secondo molti ufficiali statunitensi l’Isi continuerebbe a sostenere il gruppo, con informazioni di intelligence, protezione, armi e denaro. Dai primi anni del Duemila, a guidare il gruppo è uno dei figli di Jalaluddin Haqqani, Sirajuddin, che oltre a coordinare le attività militari e le operazioni finanziarie, gestisce le relazioni con la shura di Quetta e con il mullah Omar. Come il padre, anche Sirajuddin Haqqani si è formato nella madrasa Darul Uloom Haqqania di Akora Khattak, vicino a Peshawar, nella provincia pachistana del Khyber Pakhtunkhwa. Il nome del gruppo deriva proprio da questa scuola coranica deobandi.

TAG

Osama bin laden

Arabia saudita

Asia centrale

Afghanistan

Mullah omar