Laburismo

Dizionario di Storia (2010)

laburismo


Movimento politico inglese di ispirazione socialista non marxista, sorto in conseguenza dell’azione promossa negli ultimi tre decenni del sec. 19° dalle trade union per immettere nella vita politica la rappresentanza delle classi operaie. Nel 1893 J. Keir Hardie fondava, ispirato al gradualismo della Fabian society, il Partito laburista indipendente (Independent labour party). Promosso e diretto dalle potenti trade union, un congresso riunì nel febbr. 1900 i rappresentanti della Società fabiana e della Federazione socialdemocratica (Social democratic federation), dando vita al Labour representation committee, al fine dichiarato di promuovere la formazione di una distinta rappresentanza socialista nel Parlamento e, attraverso questa, di un’efficace azione legislativa a tutela del lavoro. Sotto gli auspici del comitato, trade union e soci ottennero 29 seggi nelle elezioni politiche del 1906; lo stesso anno le varie organizzazioni sindacali e politiche che si richiamavano al socialismo si federarono, con il nome di Labour party, pur mantenendo ognuna la propria autonomia. Negli anni che precedettero la Prima guerra mondiale il Labour party, sotto la guida di R. MacDonald, rimase nella scia del Partito liberale. Nel corso del conflitto, pur contrastato dalla corrente laburista indipendente di MacDonald e di P. Snowden, rigidamente pacifista, partecipò sotto la guida di A. Henderson, dal maggio 1915, alla coalizione governativa. Nel nov. 1918 il Partito laburista si ritirò dal gabinetto. Ma da quel momento il suffragio universale (1918) e la spinta socialista provocata dalla crisi postbellica aumentarono il peso del l. nella vita politica britannica, finché il successo rilevante ottenuto nelle elezioni generali del 1922 (un terzo dei seggi alle due camere) assicurò al partito, nuovamente guidato da MacDonald, la funzione di opposizione ufficiale al governo nelle assise parlamentari. Il l. fu al potere con MacDonald, su base parlamentare minoritaria, nel 1924, e di nuovo nel 1929, e partecipò poi al governo di coalizione del 1931. Separatisi da esso i laburisti nazionali (National labour party, fondato da MacDonald nel 1931 e costituito dalla minoranza favorevole a una politica di unione nazionale), il Partito laburista, diretto da Henderson, vide la progressiva affermazione delle componenti operaie; mentre sorgeva la Lega socialista, favorevole (dal 1932), senza però aderirvi, all’Internazionale socialista. Prima della Seconda guerra mondiale il «programma breve» (short program) del l. era fondato su un’organica ed efficiente assistenza sociale, sulla nazionalizzazione delle industrie-chiave, sulla limitazione del latifondo e, in politica estera, sul rafforzamento della sicurezza collettiva. Dopo essersi opposto alla coscrizione nel maggio 1940, il congresso laburista di Bournemouth accettò di partecipare al governo nazionale di W. Churchill. Nel congresso di Blackpool (1945), il primo dopo la vittoria, furono chieste nuove elezioni politiche che portarono (luglio 1945), con 393 laburisti ai Comuni, il partito al governo, con un programma di nazionalizzazione, di moderata smobilitazione e di democrazia ugualitaria. Nelle elezioni del febbr. 1950 la maggioranza parlamentare assoluta si ridusse, con 315 seggi, a soli 7 membri; in quelle del 1951, del 1955 e del 1959 i laburisti furono battuti dai conservatori. Le sconfitte elettorali determinarono una lunga crisi interna, dalla quale il partito uscì per opera del suo leader H. Gaitskell, che riuscì a far concordare i gruppi dissidenti sulla rinuncia alle nazionalizzazioni, salvo quella dell’industria siderurgica. Dopo l’improvvisa morte di Gaitskell (1963), il nuovo leader H. Wilson impresse una svolta pragmatistica al partito, e propugnò la politica dei redditi. Nel 1964 il Partito laburista vinse le elezioni e il successo venne confermato nel 1966; ma al suo interno si manifestarono nuove divisioni per l’ostilità della sinistra all’adesione del Regno Unito alla CEE, all’impegno britannico in Asia e nella Penisola Arabica e, specialmente, al proseguimento della politica dei redditi. Dopo la sconfitta elettorale del 1970, le posizioni della sinistra presero il sopravvento, ma nel 1973 Wilson prevalse sulla sinistra. Negli anni tra il 1974 e il 1979, in cui il Partito laburista tenne con difficoltà il governo, la politica moderata di Wilson e quella pragmatica di J. Callaghan provocarono a più riprese contrasti intestini, soprattutto in merito alle misure di politica economica. Dopo la vittoria elettorale dei conservatori (maggio 1979), Callaghan perse la leadership del partito a vantaggio dell’esponente della sinistra M. Foot (genn. 1981) mentre da una scissione a destra nasceva (marzo 1981) il Social democratic party. La successiva sconfitta laburista del 1983 provocò le dimissioni di Foot che fu sostituito da N. Kinnock. In equilibrio tra vocazione governativa e tradizionale sostegno alle lotte sociali, il partito non riuscì a impedire il notevole ridimensionamento dello stato sociale operato dai governi conservatori durante gli anni Ottanta né a riconquistare la maggioranza; nel 1992, dopo la conferma del governo conservatore, Kinnock si dimise, sostituito da J. Smith, alla cui improvvisa morte (1994) assunse la guida T. Blair. La fase politica del New labour, apertasi nel 1997 con Blair, ha avviato un nuovo corso che ha affiancato a una linea pragmatica e liberale una forte carica nazionalistica. All’insegna della ricerca di una «terza via» tra Stato e mercato basata sui valori delle pari opportunità, della responsabilità e della comunità, per una certa fase l’esperimento del New labour sembrò essere un referente anche per altre esperienze di governi di centrosinistra. L’asse creatosi con gli USA di G.W. Bush in occasione della contestata guerra all’Iraq produsse per i laburisti, che già nel 2001 avevano perso il 2,5% dei voti, un ulteriore calo di consensi. Alle elezioni del 2005 essi ottennero una vittoria di stretta misura, ma la crescente impopolarità di Blair e del suo governo indussero il premier a dimettersi (mag. 2007), cedendo il suo posto a G. Brown. La perdita di credibilità del New labour e della «terza via» blairiana ha comportato, alle elezioni del 2010, la perdita di altri 6 punti percentuali, riportando i laburisti all’opposizione.

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