LADISLAO I il Santo, re d'Ungheria

Enciclopedia Italiana (1933)

LADISLAO I (László) il Santo, re d'Ungheria

Giulio de Miskolczy

Nacque verso il 1043 in Polonia, dove suo padre, il principe (più tardi re) Béla, era in esilio e aveva sposato la principessa Rycheza, figlia del re di Polonia Mieczyslaw. Nel 1047 tornò col padre in Ungheria, ma nel 1059 fu costretto a salvarsi insieme col padre di nuovo in Polonia, donde non ritornò in patria che dopo la vittoria e l'incoronazione di Béla (1060). Durante la dominazione di suo cugino, Salomone, si distinse ripetutamente per il suo eroismo leggendario nelle lotte contro le orde orientali, come nella splendida vittoria riportata sugli Uzi presso Kerlés o Cserhalom (1068) e nell'assedio di Belgrado (1072). Nel 1073 L. andò, per incarico di suo fratello maggiore Géza, prima in Russia, poi in Moravia, a chiedere aiuto contro re Salomone che minacciava la vita dei fratelli principi. Nella battaglia di Mogyoród (1074) le truppe ungheresi di L. e quelle di Ottone di Moravia annientarono l'esercito di Salomone e il trono d'Ungheria venne occupato da Géza. Salomone si rinchiuse nella fortezza di Pozsony (Presburgo) dove fu circondato e assediato da L. Morto Géza nel 1077, L. divenne per volontà di tutta la nazione re. Nel 1085 vinse le truppe cumane del principe Kutesk, introdotte nel paese dallo stesso re Salomone, trattato all'inizio generosamente da L., poi, verso il 1091, riportò due grandi vittorie sui Cumani capitanati rispettivamente da Kapoles e Ákos, uccidendo l'ultimo presso Orsova.

L. estese i confini del regno ungherese verso SO., iniziando una potente politica imperialista di fronte alla Slavonia e alla Croazia. Nel 1089 e 1090 occupò la Slavonia e fondò il vescovato di Zagabria, poi, chiamato da sua sorella Elena, vedova del re Zvonimir di Croazia, discese con un forte esercito nella vallata del fiume Una e occupò il regno insieme con una parte del litorale, affidandone il govemo a suo nipote Álmos. L'occupazione della Croazia influì maggiormente sull'atteggiamento di L. verso la S. Sede. Vivo Gregorio VII, L. fu sempre fedele al papato; e appoggiò pure i successori di Gregorio, mantenendo relazioni strettissime di parentela e di politica col capo del partito papale di Germania, re Rodolfo. La riconciliazione fra L. e l'imperatore Enrico IV fu la conseguenza della politica del papa Urbano II che rifiutò di riconoscere le pretese di L. sulla Croazia. Álmos, il luogotenente del re nel paese da poco conquistato, si vide obbligato a rivolgersi all'appoggio di Enrico IV contro gli attacchi dei Bizantini e del doge Vitale Faliero, e lo stesso re L. conchiuse alleanza con Enrico alla fine del 1091. In ogni caso L., pur avvicinandosi, dietro il consiglio di Álmos, all'imperatore, non volle più tardi immischiarsi negli affari della Croazia contro la volontà del papa e dedicò gli ultimi anni della vita a sistemare la questione della successione in Polonia e in Ungheria. Dopo avere designato al trono ungherese il suo maggior nipote, Colomanno, morì il 29 luglio 1095 e fu seppellito a Nagyvárad.

L. fu uno dei primi organizzatori del giovane regno ungherese. Diminuì la potenza dei principi reali e prese possesso con potenza illimitata dell'intero paese. Sotto la sua dominazione furono emanate disposizioni legislative che costituiscono un primo tentativo di codice penale (decreti II e III di San L.) e si estese l'organizzazione ecclesiastica e statale sulle contrade di confine del regno. Fondò chiese e chiostri, fra cui anche quello di Somogyvár per i monaci francesi di Saint-Gilles, creando così la prima base per l'influenza culturale francese nell'Ungheria. Fu lui a far costruire, probabilmente da maestri italiani, i bei duomi di Nagyvárad e Gyulafehérvár (Transilvania). Nel sinodo di Szaboles (1092) cercò di purificare la vita religiosa e morale del suo paese nel senso della grande riforma della Chiesa.

Canonizzato nel 1192, L. divenne l'eroe ideale del guerriero magiaro, lottante contro le orde barbare orientali nel Medioevo. Intorno alla sua figura si formarono innumerevoli leggende e saghe che costituirono soggetti prediletti dalla poesia ungherese perfino nell'Ottocento.

Bibl.: G. Karacsonzi, Szent László király élete (Vita del re L. il S.), 1926; G. Pauler, A Magyar nemzet története az Arpádházi királyok korában (Storia della nazione magiara nell'epoca dei re della dinastia degli Arpád), 2ª ed., Budapes 1899; una bibliografia particolareggiata in Hóman Szekfű, Magyar történet (Storia magiara), I, Budapest s. a.

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