Laisser faire (laisser faire, laisser passer)

Dizionario di Economia e Finanza (2012)

laisser faire (laisser faire, laisser passer)

Matteo Pignatti

laisser faire (laisser faire, laisser passer) Espressione francese («lasciar fare, lasciar passare») attribuita all’economista J.-C.-M.-V. de Gournay (1712-1759), che riassume il principio secondo il quale lo Stato non deve imporre alcun vincolo all’attività economica, allo scopo di affermare il postulato della libertà individuale. Sulla base della convinzione che l’interesse personale, se libero di agire, conduca l’individuo a inserirsi nell’ordine naturale e a ricercarvi ciò che è vantaggioso per lui e per la collettività, essa è divenuta un simbolo del liberismo (➔) economico. La conseguenza del l. f. è la limitazione delle funzioni dello Stato al mantenimento dello stato di diritto, della sicurezza e più in generale ad ambiti di attività che non sarebbero mai intraprese dai singoli individui o da associazioni private.

Cenni storici

L’origine della massima va ricollegata alla risposta «Laissez nous faire», data dal mercante Legendre al ministro J.-B. Colbert che chiedeva cosa si poteva fare per aiutare il commercio, come riportato dal marchese V. d’Argenson (1751). Quest’ultimo utilizzò il termine l. f. nei suoi diari già in precedenza, per criticare il «principio detestabile secondo cui noi non possiamo crescere se non a danno dei nostri vicini». Il motto nasce dunque per supportare i principi del libero commercio, contro le teorie e le pratiche mercantiliste (➔ mercantilismo) dell’epoca che intendevano proteggere le attività nazionali a danno di quelle degli altri Stati. Esso fu poi completato nella sua formulazione definitiva da de Gournay, che influenzò in modo diretto il pensiero dei fisiocratici (➔ fisiocrazia). Successivamente, il l. f. fu associato alla teoria della mano invisibile (➔) di A. Smith , che ne offrì un fondamento teorico, secondo il quale gli individui, agendo in base ai propri interessi, raggiungono allo stesso tempo il benessere collettivo, grazie all’operare del mercato. L’espressione fu ripresa con forza, tra gli altri, da J. Bentham, fondatore della scuola dell’utilitarismo (➔). Smith tuttavia non utilizzò mai questo termine; anzi, pose in evidenza il pericolo dell’emergere di pratiche collusive tra commercianti in un mercato non regolamentato. Lo stesso impianto teorico della concorrenza perfetta, su cui si basa la costruzione dell’equilibrio competitivo (➔) e dei teoremi del benessere (➔ benessere, teoremi dell’economia del), formalizzazione della mano invisibile di Smith, riguarda un mercato ideale ma non privo di regolamentazione; al contrario, la numerosità delle imprese, la libertà di ingresso nel mercato e la perfetta informazione di compratori e venditori assicura che le imprese non abbiano alcun potere di mercato, soprattutto nella fissazione dei prezzi.