CESARINI SFORZA, Lamberto

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 24 (1980)

CESARINI SFORZA, Lamberto

Francesco Muzzioli

Di antica famiglia originaria di Acquasparta (Terni) successivamente stabilitasi a Parma, nacque a Terlago (Trento) il 29 sett. 1864 dal conte Giuliano e da Maria Cesarini Sforza.

Dopo i primi studi a Trento, il C. si iscrisse all'università di Torino, che frequentò solo un anno per trasferirsi poi a Firenze nel 1886, dove nel 1889 si laureò in lettere. Iniziò subito la carriera di insegnante, prima in Sicilia, a Bivona (Agrigento), e l'anno seguente ad Albenga in Liguria. A questi anni risalgono le sue prime prove letterarie, in forma di resoconti o ricordi autobiografici, pubblicati per lo più sull'Annuario della Società degli alpinisti tridentini di Rovereto. Nel 1901, dopo la morte del padre, ritornò a Trento per curare gli affari della famiglia. Da allora andarono crescendo il suo apporto alla causa dell'irredentismo e la sua partecipazione alla Pro Patria e alla Lega nazionale, in cui entrò a far parte del consiglio centrale. Fu inoltre presidente della Società degli amici della scuola.

Gli interventi del C. per l'italianità del Trentino riguardarono soprattutto gli aspetti linguistici. Per difendere l'uso dell'italiano da processi di germanizzazione, egli aveva scritto, già nel 1892, un Errata-corrige: piccolo lessico della corrotta italianità, stampato a Trento. Negli anni seguenti, per dare maggior diffusione a questa sua azione, si servì dei due periodici L'Agricoltore, organo del Consorzio, agrario trentino, che ospitò fra il 1896 e il 1898articoli sulla nomenclatura agraria, e Il Didascalico, organo della Società magistrale, dove comparve una lunga serie di Noterelle di lingua, dedicate ai maestri.

Nello stesso tempo portava avanti vari lavori storici, archivistici e paleografici con ricerche documentarie in varie località del Trentino: da Piazze e strade di Trento (in Archivio trentino, XIII [1896], 1, pp. 3-112), agli studi sulle pergamene usciti su Tridentum (dal 1903 al 1907, annate VI-X); a quelli sugli statuti e i documenti comunali in Archivio trentino (1910-12, annate XXV-XXVII). Altri interventi, articoli e recensioni vennero accolti nei giornali Alto Adige,Eco del Baldo,La Libertà,Il Nuovo Trentino.

Il C., che aveva conservato la cittadinanza italiana allo scoppio della guerra, per non rischiare rappresaglie da parte austriaca, riparò a Parma, dove per l'intera durata del conflitto riprese l'insegnamento nell'istituto tecnico. Finita la guerra, ritornò a Trento, dove fu eletto, nell'agosto del 1919, presidente della nuova Società per gli studi trentini. Nel gennaio successivo fu chiamato a dirigere la Biblioteca comunale, dove proseguì il riordinamento già avviato da A. Segarizzi, iniziando il nuovo catalogo a schede e redigendo l'inventario dei manoscritti. Intanto l'annessione dell'Alto Adige aveva creato nuovi motivi di polemica e scontro con i pangermanisti.

Un libro di autori vari, curato da K. von Grabmayr, era uscito a Milano in versione indiana nel 1920 (sotto il titolo La passione del Tirolo innanzi alla annessione), sostenendo le rivendicazioni autonomistiche del Deutscher Verband. In qualità di presidente della Società per gli studi trentini il C. ebbe l'incarico di curare e prefare un volume di risposta (Nell'Alto Adige. Per la verità e per il diritto d'Italia), che uscì a Milano nel 1921, raccogliendo scritti di G. Oberziner, E. G. Parodi, P. Revelli, A. Sartorelli, G. Gerola e V. Riccabona che tendevano a dimostrare l'antica e prevalente romanizzazione della regione altoatesina.

Nello stesso anno venne nominato, come rappresentante del Club alpino italiano, nella commissione governativa per la toponomastica delle nuove province. Compito della commissione era di sostituire i toponimi con i corrispondenti italiani, possibilmente riscoprendo e rispettando le antiche dizioni. Il C. mise così a frutto la sua esperienza di linguista e le ricerche che aveva condotto, negli anni dell'irredentismo, su luoghi e fiumi del Trentino, quando si trattava di dimostrarne l'identità italiana.

La meticolosità del suo procedere parve però ad alcuni eccessiva lentezza; e in tal senso venne attaccato con ripetuti interventi soprattutto dal senatore E. Tolomei (già suo alleato contro il Grabmayr), che dalla contestazione di singole denominazioni arrivò fino all'aperta accusa di boicottaggio all'italianizzazione dell'Alto Adige. Dopo una serie di repliche (sulle colonne dei giornali e sulla rivista Studi trentini), la risposta conclusiva del C. fu Legittima difesa (Trento 1926). Vi raccolse l'analisi linguistico-storica di tutti i toponimi controversi, rivendicando al rigore e il valore patriottico del propriolavoro in seno alla commissione.

Sempre per l'esigenza di non disgiungere "dignità nazionale" da "esattezza scientifica", i rapporti del C. con il regime fascista non furono affatto facili. Attriti si manifestarono in più occasioni, come quando, in qualità di direttore della biblioteca, si oppose all'acquisto delle opere di D'Annunzio. Questi contrasti sotterranei durarono fino al 1933, allorché il podestà di Trento decise la giubilazione del bibliotecario per raggiunti limiti di età. Il C. non interruppe l'attività di studioso, dedicandosi in particolare a lavori di storia. Si ricordano: Nove vicentini confinati a Terlago presso Trento, in Studi trentini di scienze storiche, XVI (1935), 4, pp. 260-271; C. Calapini, in Archivio veneto, s. 5, XXVII (1940), pp. 41-79.

Negli ultimi anni, il C. trascorse gran parte del tempo nella villa di Terlago. Morì a Trento, il 22 marzo 1941, mentre stava preparando uno studio sulle antiche corporazioni del Trentino.

Fu socio della R. Deputazione veneta tridentina di storia patria, dell'Accademia degli Agiati di Rovereto, della Dante Alighieri e della Reale Consulta araldica di Venezia e della Venezia Tridentina. Fu membro della Commissione per la conservazione dei monumenti, ispettore onorario bibliografico, inoltre presidente del curatorio della Fondazione Sizzo. Nel 1923 era stato nominato commendatore della Corona d'Italia per la sua attività patriottica anteguerra.

Tra gli scritti, possono ancora essere ricordati: Ezelino da Romano e il principato di Trento, in Arch. trentino, XI (1893), 1, pp.5-43; Italiani nontrentini nel Trentino,ibid., XXII (1907), 2, pp. 65-76; I periodici di coltura nella Venezia Tridentina, in Le Nuove Province, I (1922), 2, pp. 84 ss.; Italiani non trentini nel Trentino, II, in Studi trentini di scienze-storiche, X (1929), 3, pp. 232-246; A Trento nei primordi della Lega di Gambrai, in Arch. veneto, s. 5, XtII (1935), pp. 59-89.

Bibl.: F. Ambrosi, Scritt. ed artisti trentini, Trento 1894, p. 325; I. Lunelli, La Bibl. comunale di Trento, Trento 1937, pp. 95-101;G. Roberti, L.C.S., in Arch. veneto, s. 5, XXIX (1941), pp. 192-261(con l'elenco degli scritti e delle recens., riguardanti la storia trentina a c. di B. Emmert); A. Cetto, Conte L. C. S., in Studi trentini di scienze stor., XXIII (1942), 1, pp. 76-84; Id., La Bibl. comunale di Trento, Firenze 1956, pp. 165-180.

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