LAMIA

Enciclopedia dell' Arte Antica (1995)

Vedi LAMIA dell'anno: 1961 - 1961 - 1995

LAMIA (v. vol. iv, p. 462)

F. Dakoronia

In Erodoto L. non è menzionata tra le città assoggettate da Serse, né in Omero tra quelle che combatterono a Troia, benché ne siano enumerate altre, come p.es. Alos, che si trovano nella valle dello Spercheo e che parteciparono alla spedizione sotto il comando di Achille. Si è dunque ritenuto che l'origine del sito risalga al V sec. a.C., epoca in cui si datano i resti della cinta muraria più antica, ancor oggi distinguibili nella base del muro medievale che si conserva sull'acropoli. Ricerche più recenti sulla rocca di L. hanno dimostrato, tuttavia, che l'acropoli era abitata almeno a partire dall'Età del Bronzo; nella raccolta archeologica cittadina sono conservati diversi vasi micenei, forse rinvenuti a L. stessa. Alle pendici meridionali dell'acropoli è stata scoperta una tomba a camera del periodo protogeometrico.

Tali rinvenimenti dimostrano che questo centro ha una storia più antica, benché resti problematica, al momento, la sua identificazione con una delle città ricordate da Omero. Anche l'origine del nome di L. è incerta.

Il tempio principale di L., che serviva anche da archivio cittadino, è indicato come dedicato a Dioniso e doveva trovarsi sull'acropoli, ma non è stato individuato; è possibile che sia andato completamente distrutto o - se qualche resto se ne è conservato - che si trovi sepolto sotto strutture più tarde. Sono attestati anche i culti di Filottete, di Eracle e della ninfa Lamia e ancora quelli di Posidone, padre di Lamia, e di Atena Sotèira. Il periodo più antico della monetazione di L. e dei Malî risale al 400-344 a.C. Le monete recano su una faccia il nome sia della città sia dell'etnia e sull'altra Dioniso, Atena, Eracle o Filottete, la ninfa Lamia.

Il monumento più importante che si conserva a L. è la fortificazione dell'acropoli, e costituisce una testimonianza della sua secolare storia. La maggior parte di questa fortificazione fu realizzata probabilmente da Giustiniano nel quadro di un grande programma di opere difensive in tutta la regione circostante alle Termopili, come ci è tramandato da Procopio (Aed., IV, 3); successivi interventi furono effettuati durante il dominio dei Crociati e dei Turchi, mentre lo stato attuale è determinato dai restauri condotti dopo la seconda guerra mondiale.

La città antica si estendeva sulle pendici meridionali, sud-occidentali, sud-orientali e occidentali dell'acropoli ed era a sua volta difesa da mura che la circondavano, e da tratti di mura intermedi che, a varie distanze, cingevano l'acropoli fungendo anche da sostegno per terrapieni.

Agli inizî del nostro secolo, prima che la città moderna raggiungesse le attuali dimensioni di sviluppo edilizio, in molti punti erano visibili resti di queste mura esterne. Oggi, in lotti di terreno scavati per attività edilizia, si trovano ancora non solo tratti della fortificazione esterna, ma anche resti di altre strutture che risalgono principalmente a età ellenistica, epoca nel corso della quale la città ebbe la sua massima fioritura, come mostrano l'estensione della cinta difensiva e le numerose tombe rinvenute negli scavi. Sono stati individuati i siti di tre necropoli (ma non le porte nella cinta esterna, né le strade che certamente erano in relazione con le necropoli stesse): una di esse si estende a SE della città, l'altra a SO, e la terza sulle pendici NO della collina dell'acropoli. Il tipo di tomba più diffuso è quello a cista, attestato da rinvenimenti di gruppi di sepolture lì dove la conformazione del terreno è pianeggiante, come p.es. nella necropoli sud-orientale; il tipo a camera scavata nella roccia con dròmos e ingresso è presente invece su terreni in pendio, come p.es. nella necropoli nord-occidentale.

Da L. proviene un statua di satiro al Museo Nazionale di Atene; altri materiali come iscrizioni, vasi, oggetti di bronzo, monete, ecc., rinvenuti nel corso del tempo in lavori di scavo, sono conservati nella raccolta archeologica cittadina.

Bibl.: Relazioni di scavo dal 1970 in poi in ADelt. - S. Karouzou, O σάτυρος της Λαμιας-ακρωτηριο, in Χαριστηριον εις Α. Κ. Ορλανδον, I, Atene 1965, pp. 176-186; F. Dakoronia, Λαμιακα, I, in AAA, XV, 1982, pp. 261-266.

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