Laserchirurgia

Dizionario di Medicina (2010)

laserchirurgia


Tecnica chirurgica che utilizza i raggi laser come un bisturi. L’impiego della l. si è rivelato utile in partic. nella chirurgia di organi con ricca rete capillare (fegato, rene, polmone) e in chirurgia oncologica per la prevenzione della disseminazione metastatica.

Laserchirurgia fototermica

L’uso chirurgico del laser sfrutta il calore generato per coagulare o vaporizzare un tessuto determinando necrosi coagulativa (come con il termo-bisturi), incisione (come con il bisturi meccanico) e rimozione ablativa del tessuto. Le applicazioni si giovano delle peculiarità di precisione e controllo offerti da quei laser, spesso integrati in sistemi dotati di microscopio operatore e di trasmissione di guida ottica e altri controlli elettronici.

Terapia fotochimica

La più importante applicazione della terapia fotochimica è la terapia fotodinamica (PDT, PhotoDynamic Therapy). Essa è basata sugli effetti citotossici determinati da una reazione chimica indotta dal laser su cellule patologiche, che abbiano precedentemente accumulato, a differenza di quelle sane, un farmaco fotosensibilizzatore (FS). Si utilizza il laser per la sua elevata intensità, che minimizza i tempi d’esposizione, possibilità di trasmissione in fibra ottica e selezione spettrale. L’FS eccitato interagisce con un substrato e forma radicali trasferendo a esso elettroni o atomi d’idrogeno; la molecola fotoeccitata cede direttamente l’energia a una molecola d’ossigeno; l’effetto rimane confinato intorno al sito della sua formazione, nelle cellule che hanno accumulato FS, così che solo i tessuti esposti a laser possono subire danni. Generalmente gli FS sono somministrati per mezzo di preparazioni iniettabili per via sistemica. Limitatamente ad alcune patologie superficiali (per es., cute) si può ricorrere a preparazioni dispensabili per via topica. La PDT è spesso utilizzata in combinazione con il trattamento chirurgico, dopo la resezione della massa tumorale. La funzione della PDT in questi casi è quella di eliminare le cellule maligne residue rimaste sulla superficie delle cavità operatorie.

Applicazioni specialistiche

Sin dalla fase iniziale dell’impiego della l., si sono ottenuti significativi risultati in oculistica nel trattamento delle vasculopatie emorragiche (angiomi, microaneurismi della retina), in particolare in quello della retinopatia diabetica mediante la distruzione delle zone ischemiche intesa a bloccare le neoformazioni vascolari, fatali origini di nuove emorragie e nuovi scollamenti; nella prevenzione del distacco della retina, operando punti di saldatura con la coroide. Si fa ricorso alla l. nelle patologie dell’orecchio interno, in quelle delle fosse nasali e del setto (teleangectasie) e per la cura di cheratosi, polipi, noduli, granulomi della laringe. Il laser, con la guida del colposcopio, si è rivelato utile nel trattamento rapido di lesioni infiammatorie o displastiche della cervice uterina di sospetto significato precanceroso ed è stato sperimentato per la ricanalizzazione delle trombe in caso di sterilità tubarica. La l. si è imposta per l’assenza di azione meccanica e per la possibilità di colpire solo il focolaio di lesione, e consente di rispettare al massimo l’integrità dei tessuti. Viene impiegata nel trattamento delle lesioni vascolari della cute (emangiomi piani, teleangectasie) e di altre lesioni patologiche (noduli melanomatosi, nevi, cheloidi, ulcere).

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