CORTESI, Lattanzio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 29 (1983)

CORTESI (Cortese, Cortesius), Lattanzio

Gianni Ballistreri

Nacque, probabilmente a Roma dopo il 1460, da Antonio e da Tita Aldobrandini.

Assai poco sappiamo della vita del C., e particolarmente della sua fase iniziale. È probabile che sia nato a Roma, dove il padre si era trasferito intorno al 1430 da San Gimignano per impiegarsi in Curia come scrittore apostolico. Qualche luce sulla sua infanzia ci viene da una lettera di A. Poliziano (cfr. Paschini, pp. 5 s. e n. 21), in cui il grande umanista ricorda di essere stato accolto da Antonio nella famiglia Cortesi "iam ab ineunte adulescentia", di avervi conosciuto il C. "puerulum tantillum", e di averlo esortato "ad bonos mores bonasque artes". Da ciò è indicativamente desumibile che tra il C. e il Poliziano (nato nel 1454) intercorressero circa dieci anni d'età; nella stessa lettera è ricordato inoltre il nome del precettore che Antonio aveva procurato ai suoi figli, quel Gioviano Crasso cui il Poliziano fu legato da stretta amicizia.

Altre notizie sul C. sono desumibili dal De Cardinalatu (f. LXIII v.)del fratello Paolo, in cui si ricorda come egli si fosse dedicato alla carriera militare e avesse prestato servizio nel Regno di Napoli. Sarebbe stato agli ordini di Alfonso II da quando quegli era duca di Calabria fino al suo breve regno, durato dal 1494 al 1495, e da lui creato cavaliere (cfr. Paschini, p. 6).

Intorno all'aprile 1487 il C. risulta sposato con un'Ippolita Saracini, da cui ebbe almeno un figlio, Antonio, che a quanto pare fu l'unico a proseguire la stirpe dei Cortesi, perdurata fino al sec. XVII (Guicciardini, p. 29; secondo il Coppi la moglie del C., viceversa, sarebbe stata una Maddalena de' Medici).

A quanto ricorda il fratello Paolo, che ne considerò esemplare lo stile facile e piano, il C. fu anche umanista di vaglia, autore almeno di una parafrasi dei Commentarii di Giulio Cesare e di un commento sugli stratagemmi militari spiegati in essi (De Cardinalatu, f. LXXXXV v). Nulla sappiamo di tali opere, che comunque testimonierebbero l'interesse del C. per la vita e le scienze, militari: esse naturalmente, dovrebbero essere state scritte prima del 1510, anno della morte di Paolo.

Il C. sopravvisse a tutti i suoi fratelli e da Paolo ereditò la dimora paterna di Castel Cortesiano in San Gemignano, dove senza dubbio passò gli ultimi anni della vita e donde, l'anno stesso della morte di Paolo, ne fece pubblicare il De Cardinalatu (Tiraboschi, p. 282).

Quel palazzo, eretto in piazza della Cisterna, era il simbolo dell'opulenza dei Cortesi, ed aveva essenzialmente - da un punto di vista di politica non solo familiare, ma anche cittadina - la funzione, di ospitare personaggi illustri. Già Paolo, negli ultimi anni della sua vita, vi aveva ricevuto i cardinali Alessandro Farnese e Francesco Soderini, Ercole di Ferrara e Guidubaldo d'Urbino; aveva inoltre messo la propria residenza e la ricca biblioteca annessa a disposizione di tutti i dotti che ne avessero avuto bisogno. Il C. sembra aver seguito la linea che era stata del fratello e che sarà dei suoi discendenti, i quali ospitarono talvolta i granduchi di Toscana (Guicciardini., p. 29): nel 1516 infatti otteneva dal Comune di San Gimignano di poter "riquadrare" il suo palazzo col terreno pubblico circostante, contro l'impegno di risistemarlo a sue spese in modo che potesse essere atto ad accogliere dignitosamente qualsiasi grande personalità, e con la promessa di mettere la dimora a disposizione del Comune stesso nell'occasione di visite particolarmente importanti (Guicciardini, p. 110 n. 39).

Dopo il 1516 non abbiamo più alcuna notizia del Cortesi.

Fonti e Bibl.: Il saggio più importante, sul C. e sulla sua famiglia, è quello di P. Paschini, Una famiglia di curiali nella Roma del Quattrocento: i Cortesi, in Rivista di storia della Chiesa in Italia, XI (1957), pp. 5 ss.; si v. inoltre P. Cortesi, De Cardinalatu, in Castro Cortesio 1510, ff. LXIIIv, CCXXIX; G. V. Coppi, Annali... di Sangemignano, Firenze 1695, p. 339; G.Tiraboschi, Storia della letteratura ital., VI, 1, Venezia 1795, pp. 280, 282 s.; F. Pintor, Da lettere ined. di due fratelli uman., A. e P. Cortesi, Perugia 1907, p. 15; L. D'Amore, Epistole inedite di Angelo Poliziano (Lettere latine estratte dal codice Vat. Capp. 235), Napoli 1909, pp. 29-33; P. Guicciardini, Cusona, Firenze 1939, pp. 29, 110.

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