LAUDANO

Enciclopedia Italiana (1933)

LAUDANO

Alberico Benedicenti

. Il primo a usare il termine di laudano per indicare un preparato oppiaceo, probabilmente secco, pare sia stato Teofrasto Paracelso, ma il nome di laudano è comunemente associato a quello del celebre medico inglese T. Sydenham (1624-1680) che lo preparò in forma liquida. Furono però celebri in passato anche altre preparazioni: quali il laudano del Quercetano (G. Du Chesne), quello del Rousseau, dello Schroeder, ecc. Il laudano liquido del Sydenham, che è un vino oppiato composto, ha avuto diffusione mondiale ed è iscritto in quasi tutte le farmacopee fino dalle loro prime edizioni; ma le formule sono diverse, variando la dose dell'oppio, le qualità del vino e dei correttivi-adiuvanti. Nelle convenzioni internazionali è stato proposto di adottare una formula unica internazionale. La Farmacopea italiana (1929) semplifica la preparazione che consta di oppio p. 15, alcool a 60° p. 70, zafferano p. 5, cannella e garofani p.1, acqua 70. Il laudano ha le proprietà dell'oppio da cui è formato: si somministra a gocce (15-20 per volta) e pro die alla dose massima di 5 grammi.