PEPERARA, Laura

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 82 (2015)

PEPERARA, Laura

Elio Durante
Anna Martellotti

PEPERARA (Peverara), Laura. – Nacque a Mantova nell’estate del 1563 da Vincenzo Peveraro (1531-1622), letterato al servizio della famiglia Gonzaga, e da Margherita Costanzi, dama della duchessa madre Margherita Paleologa: il matrimonio era stato celebrato sotto gli auspici della famiglia ducale nel settembre 1559 (Durante - Martellotti, 2010, pp. 24 s.).

Figlia unica, Laura fu introdotta dal padre allo studio del latino e alla cultura letteraria; crescendo accanto ai principi suoi coetanei Vincenzo e Margherita, a cui restò in seguito molto legata, poté usufruire di un’ampia e approfondita istruzione musicale alla corte di Guglielmo Gonzaga, appassionato musicofilo e compositore egli stesso: ebbe come maestri Giaches de Wert per la musica e il canto, Abramo dell’Arpa (1503-1587) e il nipote Abramino per l’arpa, Isacchino Ebreo (Masserano) per la danza.

Il sonetto di Muzio Manfredi L’aura che mossa a voi d’intorno gira, in Cento donne (Parma, Erasmo Viotti, 1580), individua appunto come sue precipue caratteristiche il canto, il suono e il ballo: «Move da gli occhi e dal suo canto Amore / foco divin, ch’altrui può far felice: / se danza o suona ivi se stesso accende».

Sotto l’ala protettrice di Guglielmo si recò a Verona nel 1578, dove gli Accademici Filarmonici la ascoltarono cantare sull’arpa, e le dedicarono una raccolta poetico-musicale (il manoscritto 220 dell’Accademia filarmonica di Verona) con sonetti e madrigali messi in musica a cinque voci da illustri compositori, tutti in lode di lei, della sua città natale, e del Mincio che la bagna: «Mentre Laura gentil che ’l Mincio onora, / immortal donna anzi pur vera Dea, / con le candide man’ l’Arpa premea, / sparger fior’ per lo ciel parea l’Aurora». È il primo dei significativi omaggi che Laura ricevette nel corso della carriera.

Nel febbraio 1579 Alfonso II duca di Ferrara sposò in terze nozze la quindicenne Margherita Gonzaga, e nel viaggio a Mantova compiuto l’anno successivo ebbe occasione di ascoltare la protetta di Guglielmo, restandone ammaliato. Come scrisse l’ambasciatore fiorentino Orazio Urbani al granduca di Toscana Francesco de’ Medici, «quando l’eccellenza sua fu a Mantova vedde una giovane che essendo assai bella, et oltre a ciò avendo virtù di sonare e cantare eccellentemente, gli venne desiderio di averla a Ferrara, e giunto qua ha procurato che la signora duchessa la mandi a ricercar per sua dama» (Durante - Martellotti, 1979, p. 137); il suocero acconsentì, sia pure a malincuore, e quindi Laura Peperara giunse a Ferrara accompagnata dal padre e da una lettera di raccomandazione di Vincenzo per la sorella Margherita.

Al suo arrivo affascinò la corte come solista di canto sull’arpa, e così la descrive la poetessa Orsina Cavalletta (Bertolai) nel madrigale De l’odorate spoglie, invitandola a togliersi i guanti profumati, a prendere lo strumento e a cantare la celebre composizione di Wert Cara la vita mia. La novità del raro e inconsueto stile esecutivo è argomento del sonetto Taccia il cielo e la terra al nuovo canto di Battista Guarini, che si ingegna inoltre a rappresentarne le caratteristiche vocali nel madrigale Mentre vaga Angioletta: «Tempra d’arguto suon pieghevol voce, / e la volve e la spinge, / con rotti accenti e con ritorti giri, / qui tarda e là veloce...», una descrizione che trova esatta corrispondenza nel più tardo Discorso sopra la musica de’ suoi tempi (1628) di Vincenzo Giustiniani (Durante - Martellotti, 1979, pp. 153 s.).

Con l’acquisizione di Laura Peperara, Alfonso vide finalmente la possibilità di realizzare il suo ideale concerto femminile di cantatrici strumentiste, ispiratogli a suo tempo da Tarquinia Molza, ch’egli aveva ascoltato a Modena cantare al liuto nel corso della visita di Stato con la seconda moglie, Barbara d’Austria, nell’autunno 1568.

Le venne subito affiancata Anna Guarini, figlia del poeta Battista Guarini, cantatrice e suonatrice di liuto, e per la fine del 1580 il duo diede inizio a pomeriggi di studio e di esibizione negli appartamenti ducali. Nel dicembre Giulio Cesare Brancaccio, uomo d’armi e basso napoletano, fu richiamato per intervenire «in una musica secreta che si va preparando d’alcune Dame della corte le quali tuttavia attendono a farci studio» (come scrive ancora Urbani; cfr. Durante - Martellotti, 1979, p. 139), e con l’anno successivo vi furono ammessi i primi ascoltatori.

Sotto l’assillo del duca, Battista Guarini inviava testi espressamente creati per la nuova formazione perché Luzzasco Luzzaschi li mettesse in musica, ma tutto l’ambiente di corte era in fermento, come dimostra la raccolta organizzata da Lodovico Agostini, con 36 componimenti intonati a cinque voci (sempre con due soprani) da nove musici di ambito ferrarese (il manoscritto Mus. F.1358 della Biblioteca estense di Modena). Laura Peperara interveniva inoltre assiduamente nei balletti inventati da Margherita per le dame di corte, con musiche di Luzzaschi e parole di Guarini. Nel 1581 Alfonso fece costruire a Roma per lei un’arpa di nuova concezione a due ordini di corde, che permetteva di eseguire musica cromatica, e la fece in seguito decorare a Ferrara: la stupenda arpa miniata conservata alla Galleria estense di Modena (Durante - Martellotti, 1982).

Dall’ospedale di S. Anna, dov’era recluso dal marzo 1579, Torquato Tasso le indirizzò numerosi componimenti: Angelo Solerti (1895, pp. 96-100) li confuse con le rime giovanili indirizzate a un’omonima ferrarese, la «signora Laura», talché individuò nella Peperara la «seconda fiamma» del poeta, anticipandone dunque la nascita alla metà del secolo; mentre il poeta stesso nella canzone Vaghe ninfe del Po, ninfe sorelle (apparsa a stampa nel 1586 con l’argomento «Corona di stanze in lode della signora Laura Peperara») ricorda di aver visto nascere la «giovinetta peregrina», suggerendoci la data del 1563 quando faceva visita al padre all’epoca segretario del duca di Mantova: «I bianchi cigni in così lucid’acque / morendo fanno men soave canto / di quel ch’udi’ quando costei nascea». Al seguito di Solerti (e sulla scorta del Tasso) si impose negli studi tassiani la variante Peperara del cognome in uso a Ferrara.

Nel febbraio 1583 Laura Peperara sposò nelle stanze di Margherita il conte Annibale Turco, con provvigione ducale e appartamento in castello; per il matrimonio Tasso organizzò le collettanee poetico-musicali Il lauro secco a cinque voci e Il lauro verde a sei (stampate a Ferrara da Vittorio Baldini tra fine 1582 e inizio 1583), intonate dai più importanti compositori dell’epoca: vi si invitavano gli ascoltatori a sgombrare l’animo dalle vecchie infatuazioni per amare solo Laura, fonte dell’ispirazione e corona dei poeti.

Con l’aggregazione nel febbraio 1582 della contessina Livia d’Arco, mantovana, damigella di Margherita, cui fu fatta studiare la viola da gamba, si raggiunse la straordinaria sintesi di tre talenti vocali solistici, ciascuno sorretto da un differente strumento di accompagnamento: insieme costituirono il nucleo di un fulgido complesso musicale, denominato Concerto delle Dame; tra il 1583 e il 1589 Tarquinia Molza fu assunta per far loro da guida. Esse si ritrovavano a cantare tutti i pomeriggi in castello, con Luzzaschi al clavicembalo e il maestro di cappella Ippolito Fiorino al liuto basso, alla presenza di Alfonso e Margherita, eseguendo un repertorio virtuosistico tenuto rigorosamente segreto, di fronte a un ristretto pubblico di potentati in visita, poeti e musici.

Dopo la morte di Alfonso (27 ottobre 1597) e la devoluzione del Ducato di Ferrara allo Stato della Chiesa (1598), Anna Guarini venne barbaramente uccisa dal marito, Ercole Trotti, per un infondato sospetto di adulterio; Laura Peperara e Livia eseguirono un ultimo concerto in occasione del soggiorno di Margherita d’Austria nel novembre dell’anno successivo.

Perdute sia le musiche manoscritte, sia i libri delle parole e delle tirate che il duca offriva agli ascoltatori del concerto, sopravvive il prezioso specimen dei dodici Madrigali per cantare et sonare a uno e doi e tre soprani di Luzzaschi, fatti stampare a Roma dall’incisore Simone Verovio nel 1601: «Tra le più rare meraviglie ch’ebbe nella sua corte la gran memoria del S.or Duca Alfonso mio sig.re, rara et singulare per giuditio di tutti fu la musica di Dame principalissime: le quali servendo alla sig.ra Duchessa Margherita moglie di lui rendevano col canto loro in un tempo ossequio e diletto a quelle Ser.me Altezze» (dedica al cardinale Pietro Aldobrandini).

Laura Peperara morì a Ferrara il 30 dicembre 1600 e fu sepolta nella chiesa del Gesù (Durante - Martellotti, 2010, p. 40).

Fonti e Bibl.: A. Solerti, Vita di Torquato Tasso, I, Torino 1895, pp. 96-100, passim; E. Durante - A. Martellotti, Cronistoria del Concerto delle Dame principalissime di Margherita Gonzaga d’Este, Firenze 1979, ed. con Aggiunta, Firenze 1989; A. Newcomb, The madrigal at Ferrara 1579-1597, Princeton 1980, ad ind.; E. Durante - A. Martellotti, L’arpa di Laura. Indagine organologica, artistica e archivistica sull’arpa estense, Firenze 1982; M. Materassi, Il Primo Lauro. Madrigali in onore di L. P.: Ms. 220 dell’Accademia Filarmonica di Verona, 1580, Treviso 1999; E. Durante - A. Martellotti, Madrigali segreti per le Dame di Ferrara. Il manoscritto musicale F.1358 della Biblioteca Estense di Modena, Firenze 2000; Iid., “Giovinetta peregrina”. La vera storia di L. P. e di Torquato Tasso, Firenze 2010.

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