Le Corbusier

Enciclopedia dei ragazzi (2006)

Le Corbusier

Fabrizio Di Marco

Un maestro dell’architettura moderna

Lo svizzero Charles-Édouard Jeanneret, noto con lo pseudonimo di Le Corbusier, è stato uno dei maggiori esponenti del movimento moderno in architettura. Alcune sue opere, dalla villa Savoye alla cappella di Ronchamp, insieme a numerosi scritti teorici, rappresentano i cardini dell’evoluzione dell’architettura nel corso del Novecento

Gli inizi: pittore e architetto

Dopo aver frequentato la scuola d’arte per incisori e cesellatori a La Chaux-de-Fonds, cittadina svizzera dove nacque nel 1887, Charles-Édouard Jeanneret dal 1907 al 1914 alternò periodi di viaggi in Europa e Medio Oriente con esperienze di apprendistato presso importanti architetti, come Joseph Hoffmann, Auguste Perret e Peter Behrens: questi anni furono decisivi per la sua formazione culturale e indirizzarono le sue scelte successive. Iniziata l’attività di architetto, pur non avendo mai frequentato l’università, Jeannaret si dedicò contemporaneamente anche alla pittura: nel 1918 fondò con Amédée Ozenfant il movimento purista, che si ispirava e al tempo stesso intendeva superare il cubismo. Nel 1920, a Parigi, scelse di adottare il nome con cui da allora è sempre stato conosciuto.

Cinque punti per la nuova architettura

Le Corbusier fu uno dei maestri del movimento moderno in architettura, sia con gli scritti teorici sia con le opere costruite. Fissando i «cinque punti di un’architettura nuova» egli cercò di rinnovare il modo di concepire gli edifici: elevazione dell’edificio su pilotis («pilastrini») per lasciare libero il pianterreno; copertura a tetto-giardino, piatta e quindi praticabile; struttura a pilastri in cemento armato per ottenere una pianta libera dall’ingombro dei muri portanti; adozione di finestre continue (finestre a nastro) per illuminare meglio gli interni; struttura in cemento armato anche per la facciata che, come la pianta, diventa libera.

Le Corbusier applicò i «cinque punti» principalmente negli edifici residenziali, che negli anni Venti del Novecento caratterizzarono la sua attività progettuale, basata sull’adozione di volumi geometrici puri, all’interno dei quali una sequenza di ambienti irregolari e con altezze diverse rompeva la tradizionale suddivisione orizzontale dei piani. Dalla casa La Roche a Parigi (1923) alla villa Stein a Garches (1926-28), Le Corbusier studia e sperimenta per i suoi interni la cosiddetta promenade architecturale («passeggiata architettonica»), che perfezionerà nella villa Savoye a Poissy (1929-31), dove la rampa centrale attraversa e unisce tutti gli ambienti dal piano terra su pilotis al tetto-giardino.

Piani urbanistici e grandi edifici

Le Corbusier tentò di estendere questi principi anche ai piani urbanistici: nel Plan Voisin per Parigi (1925) e nei progetti della ville radieuse («città raggiante», 1930-35), non attuati, egli cercò di organizzare il disegno urbano partendo dalla singola unità abitativa. Contemporaneamente progettò e realizzò grandi edifici multifunzionali o per abitazioni collettive, come il padiglione svizzero alla Città universitaria di Parigi (1930), il Centrosoyuz a Mosca (1928-36) e la Cité du refuge a Parigi (1929-33), imponente edificio originariamente rivestito in vetro.

Negli anni Trenta la figura di Le Corbusier è fondamentale per il movimento dell’architettura: tra le sue molteplici iniziative va registrato il ruolo centrale nella stesura della Carta di Atene (1934), documento programmatico dell’architettura razionalista.

Le opere del dopoguerra

Dopo aver elaborato il modulor, scala di misure proporzionali basata sulle dimensioni del corpo umano, Le Corbusier lo applicò nei progetti delle Unità d’abitazione, veri e propri edifici-città, con alloggi, servizi comuni, scuole e attrezzature per lo sport: il primo di questi edifici sorse a Marsiglia (1946-52).

Negli anni Cinquanta iniziò l’ultimo periodo della sua attività (durato fino alla sua scomparsa nel 1965), che fu caratterizzato da edifici più articolati e plastici rispetto ai volumi puri degli inizi; anche la scelta dei materiali in facciata (cemento grezzo, intonaci porosi, inserti colorati) si differenziava dalle bianche superfici intonacate degli anni Venti. Ne sono la prova la cappella Notre-Dame-du-Haut a Ronchamp (1950-55), il convento della Tourette presso Lione (1952-60) e gli edifici di Chandigarh in India (1951-65).

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