MASSARI, Lea

Enciclopedia del Cinema (2004)

Massari, Lea

Daniela Angelucci

Nome d'arte dell'attrice cinematografica Anna Maria Massatani, nata a Roma il 30 giugno 1933. Lo stile di recitazione spontaneo e mai eccessivo, la bellezza evidente ma non esibita, le hanno permesso di rivelare il suo talento nel cinema come in teatro e in televisione. Esente da ogni tentazione di divismo a causa del suo temperamento riservato la M. ha ottenuto nel corso della sua carriera il gradimento di un vasto pubblico, in Italia ma anche all'estero, in particolare in Francia. Ha vinto un David di Donatello come migliore attrice della stagione 1961-62 per le sue interpretazioni in Una vita difficile di Dino Risi e in I sogni muoiono all'alba di Mario Croveri, Enrico Gras, Indro Montanelli, entrambi apparsi nel 1961.

Dopo aver frequentato per un breve periodo la facoltà di Architettura, nel 1954 ottenne casualmente il suo primo ruolo cinematografico in Proibito di Mario Monicelli, riduzione del romanzo La madre di G. Deledda; la notorietà arrivò soltanto tre anni dopo, con il personaggio, particolarmente adatto alla sua naturale freschezza, della giovane sposa nel film I sogni nel cassetto di Renato Castellani. Gli anni Sessanta, inaugurati con la convincente interpretazione della donna scomparsa sull'isola in L'avventura (1960) di Michelangelo Antonioni, videro consolidarsi il suo successo. Dopo aver lavorato nel drammatico La giornata balorda (1960) di Mauro Bolognini, disegnò mirabilmente l'innamorata e sensibile moglie dell'ex partigiano (Alberto Sordi) nella commedia di costume di Risi Una vita difficile, graffiante e amaro resoconto delle disillusioni e dell'opportunismo strisciante del dopoguerra. Apparve poi in Morte di un bandito (1961) diretto da Giuseppe Amato e liberamente ispirato alla figura di Salvatore Giuliano, e in Le quattro giornate di Napoli (1962), film corale, tra i più noti di Nanni Loy; del 1965 è invece Le soldatesse di Valerio Zurlini, ambientato in Grecia durante la Seconda guerra mondiale. Già coinvolta in alcuni film stranieri ‒ risale infatti al 1963 Llanto por un bandido (I cavalieri della vendetta) di Carlos Saura ‒, negli anni Settanta furono i registi francesi a offrirle i ruoli più complessi e impegnativi della sua carriera: la moglie tradita di un affermato borghese, che ricorda il passato negli ultimi istanti della sua esistenza, in Les choses de la vie (1970; L'amante) di Claude Sautet; la madre che ha un legame incestuoso con il figlio adolescente in Le souffle au cœur (1971; Soffio al cuore) di Louis Malle. Contemporaneamente continuò a lavorare anche in Italia, ancora per Zurlini in La prima notte di quiete (1972), nel film storico Allonsanfàn (1974) di Paolo e Vittorio Taviani, in Cristo si è fermato a Eboli (1979) di Francesco Rosi, dall'omonimo romanzo di C. Levi, per il quale, nel ruolo di Luisa Levi, vinse il Nastro d'argento come migliore attrice non protagonista. Nel corso degli anni Ottanta le interpretazioni cinematografiche dell'attrice si sono diradate, malgrado l'indiscutibile profondità espressiva dimostrata in ogni prova. Nel 1984 ha lavorato nel thriller Le septième cible di Claude Pinoteau; mentre nel 1985 ha magistralmente delineato la parte breve ma intensa di una madre che si suicida in seguito all'arresto della figlia terrorista in Segreti segreti di Giuseppe Bertolucci. La sua ultima apparizione sul grande schermo risale al 1990, nel film, poco fortunato e scarsamente apprezzato dalla critica, Viaggio d'amore di Ottavio Fabbri.

Oltre a recitare in teatro ‒ dove aveva ottenuto un forte consenso soprattutto con Rugantino (1962) di P. Garinei e S. Giovannini ‒ la M. ha guadagnato l'apprezzamento del pubblico e della critica anche con le sue interpretazioni televisive, in particolare sostenendo brillantemente il ruolo di molti personaggi letterari negli sceneggiati tratti dai grandi romanzi (I promessi sposi, 1967; I fratelli Karamazov, 1970; Anna Karenina, 1974, tutti di Sandro Bolchi) e recitando in numerose riduzioni di testi teatrali.

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