LEGAZIA APOSTOLICA

Enciclopedia Italiana (1933)

LEGAZIA APOSTOLICA


. Istituto singolare, in forza del quale i re di Sicilia si ritennero legati nati del pontefice, basandosi su una bolla di Urbano II del 1098, confermata da Pasquale II nel 1117.

In quel privilegio, il papa, in considerazione dei meriti di Ruggiero I per la liberazione della Sicilia dagli Arabi stabiliva "quae per legatum acturi sumus, per vestram industriam, legati vice, cohibere volumus".

Ben presto sorse una viva controversia circa l'interpretazione da darsi a questa bolla: i re di Sicilia la intesero nel senso che tutta la materia ecclesiastica dell'isola fosse di loro esclusiva competenza, e quindi anche la disciplina interna delle chiese siciliane; e a indicare la completa fusione della loro potestà politica con quella ecclesiastica che sarebbe derivata dalla bolla, parlarono di monarchia sicula, intesa nel senso etimologico di unità del potere. Il Baronio, l'Orsi e altri storici ecclesiastici hanno negato l'autenticità della bolla di Urbano II, ma questa è oramai considerata come fuori discussione.

I re aragonesi e poi gli spagnoli difesero accanitamente questa loro posizione, disponendo tra l'altro che nessun atto della S. Sede potesse aver vigore nell'isola senza esser munito delle lettere esecutorie del viceré, cosa che del resto avveniva anche per i provvedimenti regi. Nel 1579 Filippo II, che, seguendo le orme di Carlo V, aveva invano chiesto al papa la conferma esplicita dell'interpretazione data in Sicilia al privilegio, istituì il giudice della monarchia sicula, che esercitava tutti i poteri derivanti al re dalla legazia, il che equivaleva ad abolire qualsiasi diritto di appellarsi a Roma contro le decisioni dei tribunali ecclesiastici del regno.

La Curia romana protestò sempre contro quella che considerava una usurpazione, e il conflitto culminò sotto il breve regno di Vittorio Amedeo II, mettendo capo alla costituzione Romanus Pontifex di Clemente XI del 20 febbraio 1715 con la quale il tribunale della regia monarchia era abolito. Però l'imperatore d'Austria Carlo VI, nuovo re di Sicilia, per mezzo di laboriose trattative ottenne da Benedetto XIII la bolla Fideli del 30 agosto 1728, che in pratica dava piena soddisfazione al punto di vista regalistico. Fu così ricostituito il tribunale, che assunse il nome di Tribunale della regia monarchia e apostolica legazione. Pio IX con lettere apostoliche del 28 gennaio 1864 soppresse di nuovo il tribunale, il quale però cessò di funzionare solo dopo che lo stato italiano l'abolì con l'art. 15 della legge delle guarentigie.

Bibl.: A. Forno, Storia dell'Apostolica legazione annessa alla corona di Sicilia, 1ª ed., Palermo 1801, 2ª ed., Palermo 1868; V. E. Stellardi, Il regno di Vittorio Amedeo II di Savoja in Sicilia dal 1716 al 1719, voll. 3, Torino 1862-66; F. I. Sentis, Die Monarchia Sicula, Friburgo 1869; I. La Lumia, La Sicilia sotto Vittorio Amedeo di Savoia, in Storie Siciliane, IV, Palermo 1883; P. Giannone, Il tribunale della monarchia di Sicilia, Roma 1892; R. Martini, La Sicilia sotto gli Austriaci, 1719-1734, Palermo 1907.

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