LENINGRADO

Enciclopedia Italiana (1933)

LENINGRADO (A. T., 69-70)

Miron MALKIEL-JIRMOUNSKI
Ettore LO GATTO
Giorgio PULLE'
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Già capitale dell'impero russo, fu in origine detta dal suo fondatore, Pietro il Grande, Sanktpiterburch, poi, fino all'agosto 1914, Sankt-Peterburg e da allora sino al 26 gennaio 1924 Petrograd, mentre il popolo la chiamava semplicemente Piter.

Leningrado sorge sulle rive dell'emissario del lago Ladoga, la Neva, che nell'ultimo tratto, dopo aver descritto un ampio arco, si divide, prima di sboccare nel golfo di Finlandia, in tre rami denominati della Bol′šaja Neva o Grande Neva a S., della Malaja Neva o Piccola Neva al centro, e della Bol′šaja Nevka o Grande Nevka a N. Dalla Malaja Neva e dalla Bol′šaja Nevka si diramano la Malaja Nevka o Piccola Nevka e la Srednjaia Nevka, mentre dalla Grande Neva sono stati derivati quattro canali, il Mojka, il Griboedov (già Ekaterininskij), il Fontanka e l'Obvodnyj Kanal, oltre a diversi minori. Alla foce della Neva sorgono numerose isole, sulle quali si è sviluppata gran parte della città.

La Neva facilita le comunicazioni con il mare e il Lago Ladoga; invece durante circa cinque mesi, cioe dagl'inizî di novembre alla metà di marzo, essa è gelata e con essa sono gelati tutti i canali; inoltre, all'epoca del disgelo e in autunno, quando predominano i venti di SO., sono da temersi le inondazioni, spesso disastrose, per il rigurgito della corrente del fiume.

Il territorio ove sorge Leningrado è costituito di una coltre di depositi glaciali e post-glaciali e di alluvioni recenti della Neva, distesa sopra un substrato di argille del Cambrico. Quasi al centro di una specie di anfiteatro sorgono numerose isole, formate da banchi di sabbie e di argille, divise l'una dall'altra dai varî rami della Neva e un tempo ingombre di paludi; verso N. i margini dell'anfiteatro sono maggiormente delineati per il susseguirsi di numerosi dossi collinosi, cosparsi di piccoli laghi e coperti di abbondante vegetazione; verso S. invece la regione è pianeggiante e brulla, anche perché le acque superficiali e sotterranee, soprattutto dove non vi siano depositi glaciali, fanno difetto.

Non pochi nomi delle vie e delle piazze della città ricordano le condizioni in cui doveva trovarsi la località all'epoca della prima costruzione: basti citare, ad esempio, i Peski (Le sabbie), il Koz′e Boloto (La palude delle capre), la Bolotnaia ulica (via della palude), la Mochovaja ulica (Via dei muschî), la Borovaja ulica (Via della pineta), ecc.

Storia. - La regione ove sorge Leningrado, l'Ingermanland, compresa fra il lago Pejpus, la Narva e il lago Ladoga, appartenne dapprima alla repubblica di Novgorod, quindi fu incorporata nel principato di Moscovia, che dovette cederla nel 1617 alla Svezia. La città venne fondata da Pietro il Grande il 16 (27) maggio 1703 su terreno abitato da popolazioni finniche. Il blocco della flotta svedese impedì ai Russi fino all'ottobre di quell'anno di uscire sul mare: ma appena partita la flotta svedese, lo zar si recò nell'isola di Kotlin (Golfo di Finlandia) e nell'inverno dello stesso anno preparò un progetto di fortificazione della parte meridionale dell'isola; contemporaneamente cominciarono i lavori della fortezza di Pietro e Paolo, primo nucleo della futura capitale. La guerra con gli Svedesi, che non accennava a terminare, rallentò nei primissimi tempi lo sviluppo di Pietroburgo; un ritmo più celere si ebbe soltanto dopo la battaglia di Poltava. A partire dal 1710 vennero presi numerosi provvedimenti riguardanti il trasferimento degli alti funzionarî di stato, della corte, dei mercanti e degl'industriali: intanto venivano anche dall'estero parecchi artigiani e mercanti. Nel 1712 Pietro portò nella città la sua residenza.

La situazione geografica di Pietroburgo poteva parere un assurdo, poiché la nuova capitale veniva a essere del tutto eccentrica rispetto alla massima parte delle terre dell'impero e quindi il controllo politico interno diventava difficile; ma questo inconveniente doveva, nella mente di Pietro il Grande, essere compensato dalla maggiore facilità di relazioni con l'estero, e, quanto al mantenimento dei vincoli politici interni, era di sicura garanzia l'illimitata autorità dell'imperatore. D'altro lato le difese di Kronštadt e la scarsezza dei fondali si sono dimostrati sino a ora sufficienti ad allontanare ogni minaccia esterna.

Con l'accrescersi della città aumentava il numero degli operai che venivano dai governatorati dell'interno: dal 1712 al 1716 furono inviate a lavorare a Pietroburgo circa 150.000 persone; gli operai, non sempre a sufficienza provvisti di vettovagliamenti e di alloggi, in gran parte fuggivano o si ammalavano o morivano a causa del clima che, se non eccessivamente rigido, era certo molto umido e favoriva le epidemie. Ai governatori si ordinava di non inviare mano d'opera troppo giovane o non completamente sana; venivano a lavorare anche numerosi operai liberi specialmente dalle provincie baltiche, e ai lavori venivano pure addetti i prigionieri svedesi e le guarnigioni russe. Pare che alla fine del regno di pietro la città contasse circa settantamila abitanti. Sotto Pietro II, con il ritorno della corte a Mosca, la popolazione di Pietroburgo diminuì: molti edifici in costruzione non vennero portati a termine e il prezzo degli alloggi cadde notevolmente. Sotto Anna Ioannovna ricominciarono le misure coattive allo scopo di ripopolare Pietroburgo; agli artigiani e ai commercianti fu ordinato di tornare: in caso di rifiuto venivano minacciati di deportazione e di sequestro degli averi. Tuttavia tali misure raggiunsero risultati molto scarsi e non fecero che aumentare fortemente il numero dei malcontenti: una conseguenza ne sono con ogni probabilità gl'incendî che devastarono Pietroburgo nell'agosto del 1736 e nel giugno del 1737. Allo scopo di sorvegliare meglio i male intenzionati, con un ukaz del giugno 1737 la città fu suddivisa in varî quartieri.

Sotto il regno di Elisabetta la città si arricchì di numerosi e notevoli edifici: verso la fine del suo regno la città contava circa 150.000 abitanti. Caterina II, allo scopo di dare incremento a Pietroburgo, rinunciò alle misure di carattere coattivo e ordinò invece che venissero offerte facilitazioni di vario genere a commercianti e intraprenditori. Negli ultimi anni del suo regno Pietroburgo aveva già preso, in grandi linee, un carattere europeo: contava circa 220.000 abitanti, tra cui 25.000 stranieri; molto notevole per quell'epoca era pure l'illuminazione. Alla fine del regno di Alessandro I il numero degli abitanti era già salito a 425.000. Nel primo trentennio del secolo scorso vennero presi dal governo russo numerosi provvedimenti per dare incremento allo sviluppo industriale e commerciale della città. È in quell'epoca che Pietroburgo comincia a divenire un focolaio di attività rivoluzionaria: basta ricordare la famosa rivolta militare del dicembre 1825, detta appunto dei "decabristi".

Sotto Nicola I vennero stabilite le prime comunicazioni ferroviarie tra Pietroburgo e l'interno del paese; ciò recò alla città notevole giovamento, ma dopoché numerosi altri porti furono congiunti con l'interno, l'attività commerciale di Pietroburgo rallentò. Intanto andava aumentando l'importanza industriale della città e con l'aumentato numero degli operai divenivano sempre più frequenti le agitazioni economiche e politiche. Specialmente a partire dal 1890 Pietroburgo ebbe un incremento industriale grandissimo, cui corrispose naturalmente un forte aumento di popolazione. A Pietroburgo si svolsero alcuni dei principali episodî della rivoluzione del 1905: memorabile la dimostrazione di operai guidata dal pop Grapon, sanguinosamente repressa (la cosiddetta "domenica rossa" del 22 gennaio).

La rivoluzione del marzo 1917, che abbatté la monarchia e portò al potere la coalizione democratica, fu praticamente decisa nelle lotte avvenute per le vie di Pietrogrado. Il tentativo di rivoluzione fatto dai bolscevichi dal 17 al 19 luglio 1917 fu represso dal governo di Kerenskij e così pure il tentativo di restaurazione guidato dal generale Kornilov. Anche la "rivoluzione d'ottobre" (1917), che portò al potere i bolscevichi, ebbe le sue prime fasi decisive a Pietrogrado. Per ovvî motivi di difesa militare i bolscevichi trasferirono nel febbraio del 1918 la capitale a Mosca. Nell'ottobre del 1919 il generale controrivoluzionario Judenič raggiunse i sobborghi di Pietrogrado, ma fu ricacciato dopo violente lotte con gli operai della città. In seguito alla guerra mondiale, alla guerra civile e al trasferimento della capitale, la città subì un'enorme diminuzione di popolazione, seguita però negli ultimi anni da un nuovo rapido aumento, per cui Leningrado è oggigiorno con 2.722.000 abitanti la seconda città dell'U. R. S. S.

Sviluppo topografico. - I successivi confini della città sono segnati dai quattro canali già ricordati (Mojka, Griboedov, Fontanka, Obvodnyj) che sono tagliati dalla Prospettiva Nevskij; questa, con il lungofiume, costituisce la principale arteria della città. Il palazzo dell'Ammiragliato è il centro topografico della città, incorniciato dalla Piazza del Senato e da quella del Palazzo d'Inverno, alle quali convergono dalla periferia tre arterie principali.

Le prime costruzioni della città furono baracche in legno o in terra battuta: e la casetta dello zar, conservata come una reliquia, dà ancor oggi un'idea di quelle costruzioni primitive; è una semplice izba in tavole, molto simile a una casetta di marinai olandesi; quelle costruzioni affrettate, dipinte in modo da imitare il mattone, erano provvisorie, dovendo essere poi sostituite da edifizî in pietra. Le prime case furono edi ficate secondo un piano prestabilito: dimensioni, pianta, materiali dovevano essere regolamentari. Gli abitanti non avevano il diritto di scegliere il sito della loro casa, che veniva loro assegnato secondo il grado e la professione: i nobili vicino alla corte imperiale, le persone occupate in un determinato mestiere nella stessa via; i nomi delle vie del quartiere Pietroburgo mantennero sino il 1918 il ricordo del rango o della professione dei primi loro abitanti, così la Dvorjanskaia (Via della nobiltà); gli stranieri erano relegati nei sobborghi. Dapprima Pietro il Grande aveva pensato di porre il centro della città nell'Isola delle betulle, sotto la difesa della cittadella (quartiere detto Pietroburgo, poi Leningrado); e colà s'innalzarono, non lontano dalla casetta di Pietro il Grande, la chiesa della Trinità, gli edifici del Senato, la tipografia, il bazar o Gostinyj Dvor. Il centro della nuova capitale venne poi trasferito nella vicina isola diVasil′evskij Ostrov, ove lo zar trasportò i collegi o ministeri, la dogana, il Gostinyj Dvor. I lavori erano già iniziati nel 1715, come si vede dalla curiosa pianta di Pietroburgo tracciata da J. B. Homann. Nel 1717 Pietro il Grande chiese all'architetto francese Leblond di elaborare su questi nuovi dati una pianta generale di Pietroburgo. In questo progetto la città a forma di ovale regolare, segnato da una doppia cintura di fortificazioni, si estende su tre isole: isola di Pietroburgo, dell'Ammiragliato e di Vasil′evskij Ostrov; l'intera superficie è divisa geometricamente a scacchiera da una rete di canali paralleli, mezzo di comunicazione e di difesa contro le inondazioni; la terra dei canali serviva a sua volta a rialzare il livello delle isole più basse. Ma il progetto di questa città ideale del Leblond non è stato realizzato quale fu concepito. Nonostante gli ukaz primitivi il centro di Pietroburgo andò spostandosi, nella prima metà del sec. XVIII, sempre più verso la riva sinistra della Neva, meglio collegata con tutto il resto della Russia. Il rione dell'Ammiragliato, semplice sobborgo in origine, divenne la residenza degli zar, il centro amministrativo e commerciale. L'isola dell'Ammiragliato era allora comunemente detta "sobborgo dei Tedeschi"; gli operai che vi abitavano erano quasi tutti Tedeschi; quegli operai si raggrupparono intorno ai cantieri dell'Ammiragliato nella Morskaja (Via del mare), nella Galernaja (Via delle galere), nel quartiere Kolomna. La fonderia dei cannoni più a oriente fu centro di un altro sobborgo di Tedeschi, adibiti al drenaggio dei canali paralleli oggi riempiti. La Via del Sobborgo e la Via della chiesa Luterana di Sant'Anna segnano il posto ove scorrevano gli antichi canali. Vicinissimo alla Neva stava la manifattura di arazzi tipo gobelins, donde il nome di Špalernaja. I boschi di pini di Smolnyj sulla foce della Neva fornirono resina e pece ai cantieri dell'ammiragliato.

La città odierna. - La parte più antica della città è costituita dalla Peterburgskaia Čast′, ossia dal gruppo di isole comprese fra la Malaja Neva e la Bol′šaja Nevka. All'estremo meridionale dell'isola maggiore, il Peterburgskij Ostrov, separata da questo da un canale, sorge la fortezza dei Ss. Pietro e Paolo, nelle briglie della quale fu costruita la casa di Pietro il Grande. L'altra grande isola fra la Malaja e la Bol′šaia Neva, il Vasil′evskij Ostrov, si può chiamare il quartiere intellettuale, perché ivi sono sorte l'università, l'Accademia delle belle arti, l'Accademia mineraria, l'Accademia delle scienze, molti altri istituti scientifici e scuole civili e militari. Al di là della Bol′šaja Nevka sorge un terzo quartiere, o di Vyborg (Vyborgskaja Čast′), di carattere soprattutto industriale.

La parte più importante della città si è invece sviluppata, per le ragioni già dette, sulla sponda sinistra della Neva, entro l'arco descritto da questa fra il punto ove comincia l'Obvodnyj Kanal e la foce della Bol′šaja Neva. Questo settore di Pietroburgo era diviso in nove quartieri, di cui tre, circoscritti dalla Fontanka e dal Krjukov Kanal e divisi a loro volta l'uno dall'altro dal Moika e dal Griboedov Kanal, sono i più interessanti dal punto di vista storico e artistico. Ivi sorgono i palazzi dell'Ammiragliato, il Palazzo d'inverno, già residenza della corte imperiale, l'Ermitage, una delle maggiori gallerie artistiche d'Europa, il palazzo dell'antico Senato, il palazzo di Maria, già sede del Consiglio dell'impero, la Biblioteca imperiale e numerose cattedrali. I tre quartieri erano detti Admiraltejskaja, Kazanskaja e Spasskaja Čast′. Ad O. di essi era la Kolomenskaja Čast′ e, a E., la Litejnaja e la Roždestvenskaja Čast′, a SO. si sviluppavano la Moskovskaja Čast′ e la Narskaja Čast′, mentre a SE. vi era l'Aleksandro-Nevskaja Čast′. Fatta eccezione per la Litejnaja, quartiere elegante ove era la maggior parte dei palazzi dell'aristocrazia e dell'alta borghesia, cinque quartieri erano abitati dal ceto operaio. Ora Leningrado è stata divisa in sei rajony, il primo dei quali comprende i primi sei antichi quartieri della riva sinistra della Neva ed è detto Central′nyj rajon; seguono il Moskovsko-Narvskij rajon e il Volodarskij rajon, che corrisponde all'Aleksandro-Nevskaja Čast′; poi, sulla riva destra, abbiamo ancora il Vyborgskij rajon, mentre il Petersburgskij Ostrov è divenuto il Petrogradskijrajon; ultimo viene il Vasile-Ostrovskij rajon.

Il piano originario della città palesa le circostanze speciali in cui venne costruita, e che richiesero un'organizzazione di tipo militare a vie concentriche, collegate da strade convergenti al centro. E molte vie presero nome dai reggimenti e corpi militari, che risiedevano nella città. Le vie principali sono dette Prospekti e fra queste si notano il Prospekt 25 Oktjabrja, già Nevskij Prospekt, e il Majorova Prospekt, già Voznesenskij Prospekt. Le piazze, in numero di circa 80, sono spesso grandiose e possono contenere dalle 60 alle 100.000 persone. Però le vie di Leningrado, per quanto ampie e rettilinee, lasciano a desiderare per la pavimentazione irregolare, e, fatte poche eccezioni, sono assai monotone per l'uniformità degli edifizî; alcuni dei quali si distinguono tuttavia per la varietà e vivacità dei colori. Nel suo insieme Leningrado ha tutti gli aspetti di città moderna e si differenzia di poco da molte città dell'Europa occidentale. Notevoli somme sono ora di continuo stanziate per la ricostruzione cittadina. In due anni si sono costruiti 1.500.000 mq. di superficie locativa.

La buona situazione geografica, che pone Leningrado in comunicazione con il Baltico, e, attraverso canali navigabili, con il Volga, la Dvina e il Dnepr, ne ha facilitato lo sviluppo industriale e commerciale, specialmente dopo la sistemazione del canale navigabile, il Morskoj Kanal, attraverso la baia della Neva, per cui le grosse navi, che un tempo si fermavano al porto di Kronštadt, giungono ora sino a Leningrado. Inoltre quest'ultimo è stato assai migliorato rispetto al passato; infatti mentre sino al 1925 rimaneva chiuso durante i periodi di gelo, dal 1926 l'accesso è sempre possibile, usando potenti rompighiaccio; così nel dicembre del 1926 entrarono 73 navi e ne uscirono 98, esportando, fra l'altro, 175.000 tonnellate di frumento. Nel bacino di Gutuev vi sono calate riservate al solo carico dei carboni e dei legnami. Le merci maggiormente importate sono caffè, robbia, indaco, farine, materie coloranti, cotone grezzo, tessuti e filati di cotone, macchinarî, tessuti e filati di lana, di lino, carboni, sali, ferro, piombo, chincaglierie, filo metallico, spezie, frutta, tabacco, aringhe; le merci esportate sono specialmente grassi, canapa, lino, cereali, semi di lino, legname, rame, cuoio, potassa, setola, olî vegetali, pellicce di volpi, lepri e scoiattoli, pellami, canovacci e altre tele grossolane, cordami, caviale, cera, colla di pece, nafta, spiriti. Più importante è però l'esportazione del legname. Così Leningrado è il primo porto dell'U.R.S.S.

La situazione industriale, pur dovendosi importare da lontano i metalli e le altre materie prime e le derrate alimentari necessarie a una numerosa popolazione, si mantiene buona ed è anzi stata rafforzata dall'aumento ottenuto in questi ultimi anni, delle disponibilità di energia elettrica, soprattutto dopo la costruzione della grande centrale idroelettrica di Volkovo. Si vuol fare di Leningrado una città industrialmente specializzata.

La metallurgia e le industrie meccaniche occupano il primo posto, e, fra esse emergono le costruzioni navali e la fabbricazione di macchinarî per le industrie e per l'agricoltura e specialmente di macchine e strumenti elettrotecnici. Le officine Putilov, con 21.000 operai, sono specializzate nella lavorazione degli acciai per la fabbricazione di trattori, turbine, cavi elettrici, martelli pneumatici per pompe centrifughe, manometri, galvanometri, strumenti elettromagnetici. La produzione industriale è di circa 3 miliardi di rubli e investe il 50% delle costruzioni navali; il 45% della produzione elettrica; il 66% dei trattori; il 63% delle caldaie a vapore; il 100% delle turbine. Nuova industria è la fabbricazione di apparecchi fotografici e macchine da scrivere. In tre anni sono sorte 40 nuove fabbriche e officine.

Leningrado possiede otto stazioni ferroviarie e una vasta rete tramviaria, che ora è estesa sino ai nuovi sobborghi operai. Inoltre vi sono comunicazioni aeree con le principali città dell'U.R.S.S. e con l'estero.

I dintorni della città sono costellati di piccoli centri. Fra le località più note sono Kolpino, Detskoe Selo, già Carskoe Selo, residenza estiva della famiglia imperiale, Peterhof, Oranienbaum, Pulkovo, dove è l'osservatorio astronomico, ecc. Alcune di queste località erano, durante l'estate, frequentate dall'aristocrazia russa o servivano per le esercitazioni militari dei corpi della guardia.

Gli ab. nel 1869 non superavano i 670.000, ma un trentennio più tardi Pietroburgo ne aveva 1.265.000, saliti alla vigilia della guerra a 1.907.708, e, nel 1916, a 2.415.000. Scesa la popolazione a 722.000 abitanti nel 1920, ritornava a 2.722.000 abitanti nel 1933. G. Pu.

Monumenti. - Pietro i l Grande si valse, per la costruzione della città, esclusivamente di architetti stranieri. Il primo di questi fu l'italiano Domenico Trezzini, che costruì nell'Isola delle betulle la cattedrale dei Ss. Pietro e Paolo (1711), nella fortezza dello stesso nome (la chiesa ebbe una guglia di stile olandese); nel Vasil′evskij Ostrov, l'edificio dei 12 collegi (1723), poi università. Lo stesso Trezzini concepì il primo progetto della "laura" (lavra) di S. Alessandro Nevskii, sulla riva sinistra.

Tra i numerosi architetti tedeschi capeggiati da Andreas Schülters che successero al Trezzini furono: Mattarnovy, che costmì la biblioteca dell'Accademia delle scienze; lo Schwertfeger, che succedette al Trezzini nella direzione della "laura" di S. Alessandro Nevskij; G. Schödel, che costruì i due palazzi del principe Menšikov a Vasil′evskij Ostrov, poi Corpo dei cadetti, e a Oraniénbaum. Tra il 1716 e il 1719 divenne architetto generale il francese A.-J.-B. Leblond, già ricordato; gli si debbono, oltre al piano generale di Pietroburgo e ai progetti di alcuni castelli dei dintorni (Strelna, Peterhof), il Giardino d'estate ch'egli tracciò nello stile del suo maestro Le Notre. In generale dominò nell'architettura dell'epoca di Pietro il Grande il gusto olandese. Agl'inizî del sec. XVIII Pietroburgo, come la Germania settentrionale del sec. XVII, fu una colonia artistica dei Paesi Bassi. Il Corpo dei cadetti (1711-16), già palazzo Menšikov, la biblioteca dell'Accademia delle scienze, l'università, conservataci nonostante alcuni rimaneggiamenti sino a oggi, costituiscono un complesso architettonico importante dell'architettura dell'età di Pietro il Grande. L'influenza germanica continuò sotto i regni di Caterina I e Anna Ivanovna, mentre sotto il regno dell'imperatrice Elisabetta Petrovna (1741) si iniziò una reazione contro i Tedeschi. Si ritornò sotto Elisabetta alla forma nazionale della chiesa a cupola con campanile isolato, a cui i Tedeschi avevano sostituito la "kyrka" sormontata da un'alta guglia (Ammiragliato e cattedrale dei Ss. Pietro e Paolo). L'italiano Rastrelli riuscì a conferire un carattere prettamente russo allo stile rococò, con il giuoco dei volumi, con la ricchezza decorativa e con la policromia. Gli edifici costruiti in un periodo di 35 anni conservano quasi tutti l'impronta della sua arte. Gli si debbono il Palazzo d'inverno e il Palazzo d'estate di Elisabetta (oggi scomparso), l'insieme del convento di Smolnyj (pianta generale del Rastrelli all'Accademia di belle arti), i palazzi della prospettiva Nevskij, cioè i palazzi Strogonov, Aničkov, Voroncov, poi Corpo dei paggi. Fu il Rastrelli a conferire a Pietroburgo il suo aspetto architettonico.

Durante il regno di Caterina II (1762-96) la città fu ampliata con lo spostamento del centro nel rione dell'Ammiragliato e la riduzione di due isole a semplice sobborgo. L'imperatrice fece fra l'altro costruire il lungofiume in granito rosa, la galleria dell'Ermitage, il monumento a Pietro il Grande, capolavoro del Falconet (v.). Per realizzare i suoi grandi progetti, Caterina si rivolse a quattro architetti stranieri: Rinaldi, Valin de la Motte, allievo del Gabriel, Cameron e Quarenghi; i quali inaugurarono, dopo il rococò del Rastrelli, la prima fase del neoclassicismo, preludente all'austerità dello stile "impero", e che risponde allo "stile Luigi XVI". Il Rinaldi costruì il Palazzo di marmo (1768-1785), primo ad annunciare il neoclassicismo; Valin de la Motte il palazzo dell'Accademia di belle-arti (1764; su progetto di F. Blondel, 1758); C. Cameron decorò in stile pompeiano gli appartamenti privati dell'imperatrice a Carskoe Selo e costruì per il di lei figlio Paolo il palazzo Pavlovsk. G. Quarenghi, discepolo del Palladio, edificò il teatro dell'Ermitage, il palazzo Alessandro a Carskoe Selo e il palazzo Anglani a Peterhof. L'ingegnere francese Peronet aveva sottoposto a Caterina il progetto d'un grandioso ponte sulla Neva, che sebbene non venisse eseguito servì, ridotto, di modello ai graziosi ponti a torrette alla Fontanka (non ne resta più che uno solo). Fu edificato pure sotto Caterina il palazzo della Tauride (1783, per il principe Potemkin) dell'architetto Starov, il primo "classicista russo", formatosi nell'Accademia di belle arti.

Circa alla stessa epoca (1776-90), lo Starov eseguì nell'Aleksandro-Nevskaja Lavra la cattedrale della Trinità, il cui stile neoclassico poco armonizza con i fabbricati della laura di A. Trezzini figlio. Un po' prima fu costruita la cattedrale di S. Nicola dei Marinai, a due piani, con cinque cupole dorate, il cui campanile fu elevato da Savva Čevakinskij, il miglior allievo del Rastrelli (1756-1758).

A ricordare il regno dell'imperatore Paolo rimane solo la tetra fortezza di S. Michele, forse dell'italiano Vincenzo Brenna, che nelle forme riecheggia più che altro l'architettura italiana del Cinquecento.

Il periodo di Alessandro I segnò l'apogeo della città con lo stile "impero": Pietroburgo fu ornata di riumerosissimi colonnati che destarono la meraviglia dei contemporanei; Thomas de Thomon costruì la Borsa, iniziata dal Quarenghi sotto Caterina II, capolavoro del classicismo "impero", ispirato al tempio di Pesto. L'Ammiragliato era stato costruito, sotto Pietro il Grande, da Ivan Korobov, che l'imperatore aveva inviato a studiare in Olanda; l'alta sua guglia caratterizza, con la guglia della cattedrale dei Ss. Pietro e Paolo che le fa riscontro, l'architettura dell'epoca di Pietro. L'imperatore Alessandro decise di trasformarlo secondo il progetto dell'architetto A. Zacharov, allievo del Chalgrin. I lavori durarono 14 anni (1805-1819). Lo Zacharov rispettò la pianta e il profilo generale del vecchio Ammiragliato; il corpo centrale è fiancheggiato come prima da due ali ad angolo retto che inquadrano una corte rettangolare aperta sulla Neva. Sotto la sottile guglia dorata lo Zacharov costruì una galleria di 28 colonne, coronate di statue; si apre al disotto un portale monumentale, una specie di arco di trionfo sormontato da un fregio, in cui Pietro il Grande riceve il tridente da Nettuno; ai lati, su piedistalli di granito, due gruppi di cariatidi sostengono il globo celeste. Queste statue furono eseguite nel 1802 dallo scultore Ščedrin, allievo dell'Allegresi, tra i migliori scultori decoratori dell'epoca; il complesso è di una severa unità: le grandi masse architettoniche di armoniche proporzioni sono concepite con grandiosità e armonia, l'insieme si può dire un modello perfetto del classicismo dell'epoca di Alessandro.

Fu durante il regno di questo che il Quarenghi costruì l'Istituto Smolnyj e il Rossi alcuni grandi complessi architettonici: l'emiciclo dello Stato Maggiore, la lunga facciata del Senato e del Sinodo congiunti da un arco di trionfo (1827-35), il palazzo Elagin (1818-22), il palazzo Michail (1819-25), ultimi capolavori di stile "impero" a Pietroburgo, e il teatro Alessandro con gli annessi adibiti alla direzione dei teatri imperiali, alla Censura, agli antichi ministeri dell'Interno e dell'Istruzione pubblica, che formano un ampio complesso architettonico di un'unità notevole. Allora fu anche terminata la cattedrale di Kazan′, sul luogo ove già sorse la piccola chiesa della Natività della Vergine nel sec. XVIII. La costruzione della cattedrale era stata decisa nel 1800 da Paolo I, ma fu effettuata solo sotto il regno di suo figlio; vi cooperarono l'architetto Voronichin, il pittore Borovikovskij, gli scultori Šubin e Martos. Essi s'ispirarono alle forme del barocco italiano (Bernini); ma l'attuale edificio a emiciclo non corrisponde al progetto cruciforme del Voronichin.

Furono aboliti sotto Nicola I i regolamenti che avevano conferito a Pietroburgo un'unità tanto notevole. A metà del sec. XIX due avvenimenti importanti ebbero una ripercussione sullo sviluppo della capitale: la costruzione dei ponti sulla Neva e la costruzione della ferrovia. I primi ponti stabili risalgono al regno di Nicola I: oggi ve ne sono cinque e un sesto in costruzione, che, collegando la sponda destra a quella sinistra, hanno spostato l'asse della città che poté così svilupparsi dal lato delle isole.

Sotto Nicola I fu quasi ultimata la cattedrale di S. Isacco, progettata dall'architetto francese Ricard, detto Montferrand, che si ispirò al Bramante, al Wren e al Souffot. Durante il regno di Nicola furono pure eseguiti l'Izmajlovskii, su progetto dello Stasov (1828-35), e due archi di trionfo elevati allo sbocco delle vie per Narva e Mosca (1830), pure dello Stasov, copia servile degli archi di trionfo disegnati nel 1814 dal Quarenghi per l'ingresso trionfale di Alessandro I. Finalmente fu terminato dallo stesso architetto il convento Smolnyi, già cominciato su progetto del Rastrelli, sistemandolo secondo il gusto classico e temperando alla meglio l'esuberanza rococò della costruzione anteriore.

Ricordiamo tra i monumenti eseguiti in seguito il Palazzo d'inverno, costruito nel 1732, incendiato nel 1837, e restaurato dagli architetti Stasov e Brjullov, che cercarono, per quanto possibile, di ripristinare le sale della facciata, mentre la sistemazione interna fu cambiata. L'insieme (sec. XIX) è ispirato allo stile rococò.

L'Ermitage, che sotto Caterina fu un semplice prolungamento del Palazzo d'inverno, si sviluppò in tre padiglioni collegati da gallerie gettate su archi: il primo Ermitage di Valin de la Motte, il vecchio Ermitage del Veldten e il teatro dell'Ermitage del Quarenghi. Valin de la Motte si sforzò di armonizzare il primo Ermitage alla facciata rococò del Palazzo d'inverno rifatto (1754-68) dal Rastrelli; nel secondo Ermitage Veldten esagerò la sobrietà della decorazione, sopprimendo le colonne; il Quarenghi, poi, mirò alla purezza delle forme palladiane. L'imperatore Nicola I trasformò l'Ermitage di Caterina II in un vero museo accessibile al pubblico. Il suo nuovo Ermitage fu costruito su progetto dell'architetto bavarese Leo v. Kleuse (1852), con facciata di stile pseudogreco. Il pianterreno ne fu destinato all'arte antica e medievale, il primo piano al Rinascimento e ai secoli XVII e XVIII (per le collezioni dell'Emmitage, v. appresso: Musei e istituti di cultura).

Tra i monumenti che decorano Leningrado, oltre a quello già ricordato a Pietro il Grande, del Falconet, vanno citati la statua di Suvorov del Kozlovskij e quella di Pietro il Grande in aspetto d'imperatore romano del Rastrelli padre (1743), notevole scultura barocca, la colonna Alessandrina sulla Piazza del Palazzo d'inverno (1829-34) di R. de Montferrand, il monumento a Nicola I del barone Clodt (1859), quello ad Alessandro III del principe Trubeckoj (1910), ecc. Alla fine del sec. XIX furono costruiti il palazzo del granduca Vladimiro Aleksandrovič (1870), di gusto fiorentino, il palazzo del granduca Nicola Michailovič (1863) e il palazzo Maris del Stakenschneider, ecc. Tra la fine del sec. XIX e gl'inizî del XX è stata un poco distrutta l'unità artistica della città, con la costruzione di case di speculazione e di grandi banche sul Nevskij Prospekt e nel rione di Pietroburgo, con la reazione nazionalista, a cui si deve fra altro la chiesa della Resurrezione (1883-1917), su progetto dell'architetto Parland ispiratosi al Vasilij Blažennyj di Mosca.

V. tavv. CXXVII-CXXX.

Musei e istituzioni culturali. - L'attenzione rivolta da Pietro il Grande all'istruzione pubblica ebbe il suo punto culminante con la fondazione dell'Accademia delle scienze, il cui progetto fu preparato nel 1724 da A. Blumentrost e da A. Schumacher. L'Accademia fu però inaugurata solo l'anno dopo sotto Caterina I. Pietro il Grande aveva inoltre preso l'iniziativa per la creazione di una biblioteca, e i libri da lui fatti acquistare in Germania e nelle provincie baltiche formarono il primo nucleo delle due grandi biblioteche di Pietroburgo: la Biblioteca pubblica e quella dell'Ammiragliato. Con le collezioni scientifiche acquistate all'estero nel 1721 fu inoltre fondato da Schumacher il primo museo russo o Kunstkammer. L'Accademia delle scienze ebbe larghissimo sviluppo sotto i successori di Pietro. A essa furono aggregati col tempo molti istituti scientifici, musei e laboratorî. Numerosissime pubblicazioni periodiche e non periodiche l'hanno resa famosa in tutto il mondo. Tra i musei più importanti sono da ricordare quello di zoologia, quello di antropologia ed etnologia, quello di mineralogia, che è uno dei più ricchi del mondo, quello di botanica e infine il Museo asiatico, che possiede oltre mezzo milione di libri e manoscritti orientali.

Nel 1925, in occasione del secondo centenario, l'Accademia ha mutato il suo nome da Accademia imperiale delle scienze in Accademia dell'U. R. S. S. Dipende dall'Accademia anche la casa di Puskin dove si trovano circa un milione di manoscritti di scrittori russi dei secoli XVIII e XIX e una biblioteca di letteratura russa di oltre 200.000 volumi.

La Biblioteca pubblica (fondata nel 1816) possiede più di 3 milioni di libri e più di 200.000 manoscritti; tra l'altro la biblioteca di Voltaire, acquistata da Caterina II, e numerose e ricche biblioteche private, incamerate dopo la rivoluzione del 1917.

Grande importanza per lo sviluppo dell'arte russa nei secoli XVIII e XIX ha avuto l'Accademia di belle arti, fondata da Caterina II, con corsi di pittura, scultura e architettura, e una galleria di pittura, ora soppressa. Uno dei più grandi musei del mondo è l'Ermitage, fondato nel 1785 sulla base di una prima collezione dell'imperatrice Caterina II.

Le sezioni più importanti sono consacrate all'oreficeria greca e scitosarmata (antichità di Kerč), all'arte sassanide e alla pittura olandese (più di quaranta Rembrandt). La pittura italiana vi è rappresentata nei suoi maggiori artisti (Angelico, Botticelli, Correggio, Giorgione, Leonardo, Paolo Veronese, Perugino, Raffaello, Tintoretto, Tiziano) oltreché da molte opere minori. La collezione di cammei e gemme comprende 26.000 esemplari. Nel Palazzo d'inverno, annesso dopo la rivoluzione al Museo, sono riordinate le collezioni private confiscate che comprendono la più ricca raccolta di pitture francesi del sec. XVIII.

All'arte russa è dedicato il Museo russo (ospitato nel palazzo del granduca Michele) ricco di 24.000 opere soprattutto dei secoli XVIII e XIX; ha tra l'altro due importanti sezioni: artistico-etnografica e storico-sociale. Anche il Museo dell'arte russa si è ȧrricchito nel 1927 col trasferimento di parte delle collezioni del Museo dell'Accademia di belle arti. Tra gli altri musei: nel museo Stiglitz l'arte decorativa orientale e occidentale e le collezioni private nazionalizzate (Jusupov, Stroganov, Šuvalov, ecc.); nella collezione Lichačev sono raccolte iconi russe dei secoli XVI-XVIII, in quella già del conte Bobrinskij rami sassanidi, ecc. La maggior parte di queste collezioni sono oggi all'Ermitage e al Museo del Palazzo d'inverno.

All'iniziativa del governo sovietico si deve la fondazione di una nuova accademia: l'Accademia di storia della cultura materiale, con tre sezioni: etnologica, di storia dell'arte e archeologica, alla quale ultima sono affidati gli scavi su tutto il territorio dell'U. R. S. S. Sono sorti inoltre il Museo della rivoluzione (situato nei locali del Palazzo d'inverno), e i varî musei antireligiosi, sistemati in chiese chiuse al culto.

Grandi trasformazioni ha subito, dopo l'avvento bolscevico, l'università fondata a Pietroburgo nel 1819 e che comprende le seguenti facoltà: fisico-matematica, geografia, lingue, cultura materiale, scienze sociali. Vi è annesso un Istituto di ricerche scientifiche per la storia comparata delle letterature e lingue occidentali e orientali. Un carattere del tutto particolare hanno l'università comunista fondata da Zinov′ev nel 1921 e la sezione leningradese dell'università comunista delle minoranze nazionali. Vi sono ora 51 istituti d'insegnamento superiore, 30 facoltà operaie con 15.000 studenti, e 123 scuole tecniche con 32.000 scolari.

Fra gl'istituti creati dal governo sovietico e dedicati alle scienze pratiche e applicate sono da ricordare, oltre l'Istituto di astronomia, quello di agricoltura, quello di botanica applicata, quello di chimica applicata, quello d'idrologia, quello di radiologia e quello di fisiologia dell'accademico Pavlov. Quasi tutti hanno proprî musei; tra gli altri merita particolare ricordo quello di anatomia dedicato al chirurgo N.I. Pirogov.

Tra le società scientifiche che dopo la rivoluzione sono scomparse e sono state incorporate in altre diverse, bisogna ricordare, per l'importanza avuta nella 2ª meta del sec. XIX, la Società storica russa, il cui Sbornik (Raccolta di scritti), pubblicatosi fino alla vigilia della rivoluzione, è una delle principali fonti per la storia russa moderna.

Vita teatrale e musicale. - La vita teatrale a Pietroburgo cominciò con la venuta nel 1709 di compagnie tedesche. Pietro il Grande s'interessò personalmente allo sviluppo del teatro. Alla zarina Anna Ivanovna si deve l'origine d'un teatro d'opera, nel quale gli artisti, quasi tutti italiani, erano guidati da F. Araia la cui compagnia diede, dal 1735 al 1763, 17 sue opere su testo italiano, tranne una: Cefalo e Procri, nella quale troviamo il primo libretto scritto da un russo (il Sumarokov). L'Araia ebbe a collaboratore il pittore Girolamo Bono, che può considerarsi come il primo scenografo dell'opera pietroburghese. Anche il balletto era nelle mani d'italiani. Con Elisabetta subentrò per il teatro drammatico un periodo quasi totalmente francese, ma nell'opera gl'Italiani non cedettero terreno. Il nuovo teatro fatto costruire dall'imperatrice fu inaugurato nel 1742 con La clemenza di Tito di Metastasio. L'imperatrice cercò tuttavia di incoraggiare anche il teatro russo, emanando nel 1756 un ukaz col quale il teatro era riconosciuto come istituzione statale con Sumarokov direttore e Volkov primo attore. L'anno seguente Caterina sovvenzionava una nuova compagnia italiana guidata da G.B. Locatelli e faceva venire alla corte celebri maestri fra i quali V. Manfredini) dal quale fu rappresentata, per l'incoronazione di Caterina, l'opera Olimpiade) e B. Galuppi. Nel 1759 fu compiuto il teatro dell'Ermitage accanto al Palazzo d'inverno. Specialmente rapido fu lo sviluppo del Teatro dell'opera, in cui uno dei trionfatori fu Paisiello, al quale erano state affidate le sorti della musica alla corte dell'imperatrice. Nel 1773 (o 1774) l'imperatrice decideva la costruzione del Grande Teatro, mentre numerose ordinanze regolavano l'amministrazione dei teatri, sulla base di una grande libertà artistica. Nel 1779 veniva aperta una prima scuola teatrale. Quattro anni dopo veniva inaugurato il Grande Teatro lirico, che doveva dominare durante tutto il sec. XIX. Dal 1776 al 1794 il teatro imperiale fu diretto da G. Paisiello, poi dallo spagnolo V. Martín y Soler. Dal 1789 al 1792 vi era stato acclamato anche D. Cimarosa. Nel 1797 giunge a Pietroburgo con una compagnia italiana C. Cavos di Venezia, e due anni dopo vi è nominato direttore d'orchestra del Teatro imperiale, iniziando egli così quella sua diuturna attività di compositore, di direttore e di organizzatore, che procurò a lui cariche e onori numerosi, e alla vita musicale russa un notevole contributo.

Fino al 1860, quando cioè venne organizzato un altro grande teatro, che prese il nome di Maria (Mariinskij), il Grande Teatro ebbe quasi una funzione accentratrice degli spettacoli lirici, pur servendo talvolta anche a spettacoli di prosa. La Forza del Destino di Verdi fu scritta per Pietroburgo. Nel 1885 gli spettacoli lirici passarono definitivamente al Mariinskij, dove passarono intere generazioni di artisti italiani; e l'edificio del Grande Teatro fu destinato al Conservatorio di musica.

Nel teatro drammatico, accanto a una prima schiera di attori russi, continuava ad aver successo una compagnia di attori francesi. Tra i russi eccellevano Andrea Karatygin, padre del famoso tragico Vasilij, e tra gli scrittori era già attivo Fonvizin. Dopo Fonvizin la commedia russa ebbe numerosi cultori che, se nel complesso furono mediocri imitatori, spianarono la via all'arte originale di Griboedov e Gogol′. Gli attori Dmitrevskii e Karatygin avevano inoltre creato una scuola drammatica che doveva dare attori a tutti i teatri di Pietroburgo e anche di Mosca.

Ai teatri imperiali già esistenti si aggiunsero al principio del sec. XIX altri due: il Nuovo Teatro e il cosiddetto Piccolo teatro, fatto costruire nel 1801 dall'impresario Casassi e acquistato dalla corte imperiale. Nel 1810 un incendio distrusse il Grande Teatro, che fu però ricostruito otto anni dopo e riprese in pieno la sua attività con un scelto complesso di artisti russi. Un teatro russo, nel vero senso della parola, era ormai una realtà. Anche il dramma ebbe nel teatro Aleksandrinskij e nel teatro Michailovskij locali di prim'ordine. La storia di questi due teatri, e in particolar modo quella dell'Aleksandrinskij, rispecchia la storia di tutto il teatro russo a Pietroburgo durante l'intero secolo. Da Griboedov fino a Čechov e Leone Tolstoj, dal teatro borghese al teatro sovietico, le scene dell'Aleksandrinskij hanno visto mutarsi i gusti, alternarsi le tendenze; ma hanno conosciuto insieme intere generazioni di grandi attori, dai Karatygin a Martynov, da Ščepkin a Davydov, dall'Asenmva alla Savina, dalla Komissarževskaja alla Gribunina, alla Korcagina-Aleksandrovskaja, accanto ai quali non sarà fuori luogo ricordare anche gli italiani Rossi, Salvini, Eleonora Duse, Tina di Lorenzo, ecc.

Nello stesso tempo si affermò anche la musica russa a Pietroburgo. Il primo maestro russo la cui fama abbia varcato i confini della nazione fu M. Glinka, che nel 1836 fece rappresentare a quel teatro la sua opera più importante: La vita per lo zar e nel 1842 Ruslan e Ludmila. Dopo il Glinka lavorarono per il teatro di Pietroburgo tutti i musicisti della scuola russa, ormai in pieno sviluppo, tra i quali A.S. Dargomyžskij, A.N. Serov, A. Rubinstein, P. Čajkovskij, e poi i Cinque di quella scuola che fu appunto detta di Pietroburgo, presso i quali l'arte musicale russa giunse ad affermazione definitiva: C. Cui, M. Balakirev, M. Musorgskij, A. Borodin e N. Rimskii-Korsakov. Grande importanza assumeva intanto il Conservatorio, fondato da A. Rubinstein nel 1862 e diretto, dopo il periodo Rubinstein, dal Balakirev, dal Rimskij-Korsakov e da A. Glazunov che è ancora oggi in carica. Anche dal Rubinstein fu organizzata, nel 1859, l'importante società musicale, che dal 1873 fino alla rivoluzione ebbe il titolo di "imperiale" e che svolse una notevole opera di diffusione della cultura e della pratica musicale in tutta la Russia, per mezzo di sezioni man mano fondate nelle altre città dello stato.

Tra la fine del sec. XIX e il principio del XX l'iniziativa di un rinnovamento teatrale presa da Mosca non significò per Pietroburgo una rinunzia alle sue tradizioni sia nell'opera, in cui si mantennero sempre gloriose, sia nel teatro drammatico in cui i legami col passato frenarono gli eccessi delle nuove scuole. Solo col regime bolscevico e il ritorno della capitale a Mosca, i teatri pietroburghesi sono passati in un certo senso al rimorchio di quelli moscoviti, mutando anche alcuni di essi i loro nomi tradizionali di Mariinskij, di Michailovskij e di Aleksandrinskij in quelli di "Teatro accademico dell'Opera e del Ballo", "Teatro del dramma" e "Teatro drammatico statale".

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Il territorio di Leningrado.

Il territorio di Leningrado, o Leningradskaja oblast′, venne costituito nel 1927, unendo all'antico governo di Leningrado, le provincie di Murmansk, Novgorod, Pskov, Čerepovec. La superficie complessiva è di 331.400 kmq., con una popolazione di 6.023.700 ab. compresi 1.614.800 ab. (1926) della città capoluogo. Il distretto di Murmansk, con la penisola di Kola (v.), rimane però diviso dal resto del territorio dalla repubblica della Carelia; ciò malgrado si è mantenuta la dipendenza di Murmansk da Leningrado per l'importanza assunta dal primo come porto marittimo, libero dai ghiacci durante tutto l'anno, e per il suo collegamento con Leningrado a mezzo della linea ferroviaria costruita nel 1917. II territorio di L., esclusa la penisola di Kola è, dalle propaggini settentrionali delle alture dei Valdai al golfo di Finlandia e al Ladoga, ovunque pianeggiante, cosparso di paludi e grandi laghi, quali il Pejpus, l'Il′men′, il Beloe ozero (Lago bianco), ed intersecato da moltissimi piccoli corsi d'acqua. Il suolo è costituito da depositi glaciali e fluvio-glaciali, con abbondanti giacimenti di lignite. Il clima è umido e, per la vicinanza del mare, relativamente mite; le medie del gennaio oscillano fra −8° e −10°, e le medie del luglio fra i 17° e i 18°; le precipitazioni atmosferiche, prevalenti durante il luglio e l'agosto, misurano 500 mm.; la neve copre il terreno per un periodo di 120-160 giorni e i fiumi gelano per 140-160 giorni. Il territorio di Leningrado, unitamente alla Carelia, costituisce una delle grandi regioni economiche in cui è stata divisa la Russia. L'agricoltura si sviluppa con difficoltà per la scarsa produttività del suolo, in cui prevalgono le "terre bianche"; le zone più fertili si trovano nel distretto di Pskov e prodotto più notevole, oltre alla segale, all'orzo e all'avena, è il lino. Buone sono le riserve forestali. Abbondante la pesca, esercitata nei laghi e nei fiumi. Il territorio di Leningrado è una delle zone industriali russe più importanti, particolarmente per la metallurgia e le industrie tessili. Le principali città sono Novgorod (32.000 ab.), Pskov (43.000 ab.), Čerepovec.