Strauss, Leo

Dizionario di filosofia (2009)

Strauss, Leo


Filosofo politico tedesco, naturalizzato statunitense (Kirchhain, Assia, 1899 - Annapolis 1973). Di famiglia ebrea, studiò in Germania, conseguendo il dottorato ad Amburgo con Cassirer con una dissertazione sulla filosofia di Jacobi; successivamente frequentò a Friburgo le lezioni di Husserl e i seminari di Heidegger, rimanendo profondamente impressionato dalle capacità ermeneutiche di quest’ultimo. Sul giovane S. esercitarono una notevole influenza anche la lettura di Nietzsche e la filosofia ebraica, attraverso la lezione di Rosenzweig e di H. Cohen. Dopo essersi occupato di Spinoza (Die Religionskritik Spinozas als Grundlage seiner Bibelwissenschaft, 1928; trad. it. La critica della religione in Spinoza: i presupposti della sua esegesi biblica) e di Mendelssohn, iniziò a studiare Hobbes (per questo motivo conobbe C. Schmitt, che lo aiutò a ottenere una borsa di studio presso la Fondazione Rockefeller per le scienze sociali). Dopo aver proseguito i suoi studi in Francia, passò in Gran Bretagna, dove rimase a causa del nazismo; nel 1938 si stabilì negli Stati Uniti, dove insegnò dapprima nella New school for social research di New York (1938-48), quindi nell’univ. di Chicago (1948-68). Al centro della riflessione di S. sta la critica al pensiero moderno, che nelle sue versioni scientiste, storicistiche e sociologiche porterebbe al relativismo, impedendo di elaborare una filosofia politica basata su valori e norme etiche universali e aprendo in tal modo la strada ai regimi tirannici. Al pensiero moderno – che da Machiavelli in avanti separa etica e politica, razionalità e valori – S. oppone il pensiero politico classico (Platone e Aristotele), all’interno del quale è possibile rintracciare un «diritto naturale» fondato sui concetti di virtù e giustizia, capace di fondare un ordine politico nel quale la libertà non si capovolga in arbitrio e l’autorità non si tramuti in oppressione. Particolare attenzione è stata dedicata da S. al problema della «scrittura reticente», ossia al fatto che la maggior parte dei filosofi del passato, vivendo in società non liberali, ha dovuto ‘mascherare’ le proprie convinzioni ricorrendo a un linguaggio esoterico, che occorre quindi decodificare leggendo i testi tra le righe. Tra le sue opere si segnalano: The political philosophy of Hobbes (1936; trad. it. La filosofia politica di Hobbes); On tyranny (1948; trad. it. La tirannide); Persecution and the art of writing (1952; trad. it. Scrittura e persecuzione); Natural right and history (1953; trad. it. Diritto naturale e storia); What is political philosophy? (1955; trad. it. Che cos’è la filosofia politica? Scritti su Hobbes e altri saggi); Thoughts on Machiavelli (1958; trad. it. Pensieri su Machiavelli); Liberalism: ancient and modern (1968; trad. it. Liberalismo antico e moderno). In italiano è stato pubblicato anche la corrispondenza tra S. e Scholem (Lettere dall’esilio: carteggio, 1933-1973).

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