LEÓN

Enciclopedia Italiana (1933)

LEÓN (A. T., 39-40)

Giuseppe CARACI
José F. RAFOLS
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Città della Vecchia Castiglia, oggi capoluogo di una Provincia; conserva nel nome il ricordo della sua origine romana. La città, che sorge a 838 m. s. m., sulla sinistra del Bernesga, affluente dell'Esla (a 42°35′57″ N. ed a 5°34′2″ O.), occupa esattamente il luogo dell'antico centro romano la cui cinta aveva la forma del classico rettangolo (380 m. da N. a S., su 705 m. da E. a O.), con 24 grandi torri sui lati maggiori, 15 sugli altri due. Di queste opere difensive, nonostante le distruzioni operate dagli Arabi (al-Manṣūr, sec. XII), rimangono ancora avanzi nei quartieri N. ed E. della città, soprattutto nei cubos (torri: 8 m. di diametro, intervallate da 15 m.), che servono in parte di ricovero alla popolazione povera. Quasi del tutto obliterato è invece il tracciato primitivo delle vie, che, nel caratteristico andamento tortuoso e nella loro generale angustia, conservano ricordo del tardo Medioevo, l'epoca del massimo fiorire della città. La popolazione di León, che s'era ormai ridotta, al pari di altre città della Castiglia, a semplice centro agricolo, si è mantenuta pressoché stazionaria negli ultimi due secoli; al principio di questo superava di poco i 15 mila abitanti (18 mila nel 1902). Il ritirio impresso durante la grande guerra all'industria estrattiva delle zone vicine ha prodotto anche qui il suo effetto, e oggi León si avvicina ai 25 mila ab. (24.521 secondo il censimento 1930), essendosi determinato un certo sviluppo di attività industriale e commerciale. Poco alterato ne appare il carattere esteriore, perché i nuovi quartieri tendono a dilatarsi verso O. (tra la città e il Bernesga, oltre il quale è la stazione ferroviaria), senza intaccare il nucleo più antico.

Monumenti. - I monumenti attestano lo splendore dell'antica capitale del regno di León, e specialmente la chiesa di S. Isidoro, la cattedrale e il monastero di S. Marco. S. Isidoro è a croce latina a tre navate con tre absidi e con transetto che, in parte, è il tratto più antico (fine sec. XI o principio XII). La navata maggiore e il transetto hanno vòlta a botte, le navatelle vòlte a crociera. Il tipo della costruzione è borgognone. All'estremità occidentale è il cosiddetto "Pantheon dei re", probabilmente antico nartece della basilica di S. Giovanni Battista, di stile asturiano-mozarabico, già esistente nel sec. X: è formato da due ambienti con pilastri cruciformi e vòlte a crociera. Il Gómez-Moreno vi scorge influenze bizantine. Le vòlte e gli archi sono ornati di affreschi forse della fine del sec. XII, con soggetti del Nuovo Testamento. Tra gli oggetti del ricchissimo tesoro sono un prezioso calice donato dall'infanta Urraca (sec. XI), codici miniati, stoffe orientali. La cattedrale è il monumento più perfetto nel suo stile in tutta la Spagna. Fu incominciata dal vescovo Manrique de Lara (1181-1205), ma la qualità del materiale più antico rivela tempi posteriori al sec. XIII, e alcuni documenti ne indicano autore un maestro Enrique, probabilmente d'origine francese, che morì nel 1277 a Burgos, capomastro di quella cattedrale. La pianta della cattedrale di León deriva da quella della cattedrale di Reims, ma al confronto è un po' rimpicciolita e molto accorciata; ha forma di croce latina con tre navate longitudinali, transetto a tre navate, coro molto sviluppato, deambulatorio poligonale a cinque navate al punto d'origine e con cinque cappelle anch'esse poligonali, due torri in facciata isolate dal corpo della chiesa. Nell'alzata la costruzione si allontana dal modello di Reims per imitare la leggerezza sottile della cattedrale di Amiens. Se si eccettuano i portali, non vi sono altri ornati che quelli dei capitelli, svolti in maniera un po' monotona. Delle facciate la più notevole è l'occidentale, che ha tre gruppi di porte. Nel timpano della porta laterale a sud sono rappresentate la Dormizione e la Coronazione della Vergine, in quello della porta a nord la Vita di Gesù e nel timpano della centrale il Giudizio universale in cui il gruppo degli eletti sul punto d'entrare in paradiso è lavoro vibrante di vigoria straordinaria. Il Dieulafoy ritiene che questa sia opera di scultori locali ammaestrati da francesi o di artisti francesi residenti nella Spagna da molto tempo. Gli stalli del coro furono incominciati nel 1407 e presentano un'ornamentazione delicata con figure d'un naturalismo ingenuo e raccolto: per il loro stile fiammingo sono stati attribuiti a Juan de Malines. Le vetrate di questa chiesa non hanno rivali in tutta la penisola iberica. La doppia urna delle reliquie di S. Froilán, di legno intarsiato d'argento, è l'ultimo lavoro di Enrico d'Arfe, orafo di Colonia. Il chiostro è germano di quello di Burgos, che ne sarebbe il prototipo per la parte più antica, incominciata probabilmente nel secolo XIII; il resto è del Rinascimento (sec. XVI), e viene attribuito a Juan de Badajoz figlio. Il monastero di S. Marco fu ricostruito nel sec. XVI da Juan de Badajoz in stile plateresco; di speciale interesse è la sua facciata. Vi è ora il Museo archeologico, importante specialmente per l'arte medievale. Gli edifici civili di León più notevoli sono sulla piazza di S. Marcello, il palazzo di Guzmán, di stile plateresco, fatto costruire dal vescovo Juan Quiñones y Guzmán, il palazzo Fernández y Andrés, opera dell'architetto catalano Antonio Gaudi, e il palazzo municipale.

Storia. - È probabilmente, la romana Legio, ch'ebbe notevole importanza come residenza del procuratore, poi legato delle Asturie e Galizia. Conquistata dagli Arabi nel 717, ripresa dal re delle Asturie nel 742, nuovamente in potere degli Arabi nell'846, fu definitivamente strappata a questi da Alfonso III nell'882. Dal 909 al 1230 fu capitale del regno omonimo (v. sotto). Nel 988, assediata dal musulmano al-Manṣūr, dovette arrendersi dopo eroica resistenza; fu semidistrutta, e dovette esser ricostruita e ripopolata da Alfonso V, nei primi decennî del secolo XI.

La provincia di León. - La provincia, vasta 15.377 kmq., ha una popolazione di 460.470 ab., secondo il censimento 1930 (350 mila nel 1877, 386 mila nel 1900, 412.420 nel 1920), con una densità di 30 abitanti per kmq. Il territorio corrisponde in sostanza all'alto bacino dell'Esla, afluente del medio Duero, ossia ai corsi d'acqua che sulla destra di questo scendono dal versante meridionale dei Cantabrici, prima incassati entro valli strette e precipiti, poi dilaganti in ampie pianure o in zone a debole ondulazione, coperte da depositi terziarî e alluvionali. La cuspide NO. della provincia (el Vierzo, las Cabreras), le cui acque sono raccolte dal Sil (Minho), forma una zona ben distinta dal resto del Leonese, separatane com'è da gruppi montuosi elevati oltre i 2000 m. (el Teleno 2188 m. nei Montes de León), ma soprattutto perché qui arriva l'influenza del non lontano Atlantico: relativamente umida e fresca, con vegetazione forestale bene sviluppata (faggio, quercia, castagno) e colture fra cui compaiono anche piante meridionali (vigna, fico). Nel resto il paesaggio riproduce in sostanza i caratteri della meseta castigliana, con strisce umide lungo le valli dei fiumi che interrompono il monotono, grigio e talora del tutto arido piano (páramo) inclinato, con cui si scende alle tierras e alle riberas del medio Duero. Verso N. il pendio si accentua bruscamente in prossimità delle aspre peñas cantabriche, dove il crinale si mantiene compatto intorno ai 2000 m. e più, con valichi (puertos) relativamente poco numerosi e intransitabili la più parte dell'anno a causa delle nevi.

Il clima mostra accentuato il tipo continentale della meseta, con inverni lunghi e rigidi e precipitazioni che diminuiscono rapidamente man mano ci si allontana dal margine montuoso dei Cantabrici (medie annue inferiori ai 500 mm. nella più parte delle zone piane; fino a 1000 mm. lungo il margine settentrionale). Vegetazione e colture ripetono bene il contrasto abbastanza vivo da zona e zona: a N. prevale l'allevamento ovino e vaccino, sebbene la transumanza sia in evidente declino; lungo i fiumi le colture arboree (frutta), l'olivo, la vite e i cereali; cereali e pascoli dove il beneficio dell'umidità è meno generoso e regolare.

La popolazione vive, in complesso, addensata in villaggi, che nella maggior parte della provincia si presentano, come in genere in tutta la Castiglia, accentrati, e meglio sarebbe dir raccolti, intorno a vecchi castelli, o circondati da muraglie. Sparsa è invece in corrispondenza alle alte valli palentino-leonesi, dove i comuni rappresentano in certo modo piccole unità naturali, riunendo minuscoli nuclei sparsi in bacini montani che, per essere nettamente separati, hanno potuto conservare bene alcuni dei loro caratteri arcaici (costumi, istituzioni patriarcali, ecc.).

Una trasformazione economica decisiva ha operato qui, di recente, l'industria estrattiva, che ha sfruttato con particolare intensità durante la guerra i giacimenti carboniferi dell'orlo meridionale cantabrico (Villablino, Ciñera, Matallana, Valderrueda, Guardo, Santullano), dando, come al solito, un certo impulso, oltre che all'insediamento umano, allo sviluppo, finora molto limitato, della viabilità (anche ferrovie).

La provincia di León conta nove partidos judiciales, i cui capoluoghi sono tutti piccoli centri agricoli senza grande importanza, salvo Astorga (7 mila ab.), l'antica Asturia Augusta, con una bella cattedrale gotica, Ponferrada (8 mila ab.), alla confluenza del Sil e del Baeza (e perciò detta dai Romani Interamnium Flavium), Sahagún (3 mila ab.), l'antica Cantala, sorta intorno a un famoso monastero, e Villafranca del Bierzo (5 mila ab.), al centro della regione omonima; Villablino (5 mila ab.) è insediamento recente nella zona mineraria lungo la via che adduce alle Asturie attraverso il Puerto de Leitariegos. Gi. ca.

Il regno di León. - Nel 910 Alfonso III re delle Asturie, costrettovi dai figli, abdicava, distribuendo i territorî che costituivano il suo stato fra i tre figli, il regno di León al primogenito García, quello di Galizia a Ordoño, quello delle Asturie a Fruela. Ma già nel 914, morto García, León e Galizia si univano, mantenendo il nome di León; e allo stato così formato si univa anche, nel 924, il regno delle Asturie. Il regno di León visse, in tal forma, sino al 1037; la lotta contro gli Arabi, la cosiddetta reconquista, già iniziata dai re delle Asturie, fu proseguita dai suoi sovrani Ordoño II (914-923); Fruela II (924-925); Alfoso IV (925-931); Ramiro II (931-950); Ordoro III (950-955); Sancho I (955-958 e 960-967); Ordoño IV (958-960); Ramiro III (967-982); Bermudo II (982-999); Alfonso V (999-1027); Beriuldo III (1027-1037).

Tuttavia, a causa anche delle discordie interne, e specialmente dei contrasti fra i re e la nobiltà, la lotta contro i musulmani fu in eNere poco fortunata: così negli ultimi decennî del sec. X, regnando Ramiro III e Bermudo II, il regno fu invaso più volte dall'arabo al-Manṣūr e Bermudo II costretto a pagar tributo (per maggiori particolari v. Spagna: Storia). E già sin dal suo inizio il regno aveva sostanzialmente persa una parte notevole del suo territorio: cioè il contado di Castiglia, i cui conti sin da Fernán González (927-970) si svincolarono di fatto dalla sovranità dei re di León (v. castiglia).

E anzi, morto nel 1037, nella battaglia di Tamarón, il re di León Bermudo III, suo erede e successore fu il conte di Castiglia Ferdinando I, che aveva quattro anni innanzi sposata la sorella di Bermudo III. Da quel momento, l'antico regno e l'antico contado rimangono uniti in un solo stato, il regno di Castiglia e di León (v. castiglia).

Bibl.: J. Caveda, Ensayo sobre la arquitectura española, Madrid 1848; G. E. Street, Some accounts of gothic architecture in Spain, Londra 1865; Eloy Diaz Jiménez, San Isidro de León, Madrid 1917; Lampérez y Romea, Historia de la Arquitectura Cristiana Española en la Edad Media, Madrid 1908 e 1909; id., Arquitectura Civil Española, Madrid 1922; M. Gomez Moreno, Catálogo monumental de España, León, Madrid 1925; F. Folguera y Josep-F. Ràfols, Gaudí, Barcellona 1928; A. Calzada, Historia de la Arquitectura en España, Barcellona 1928. Per la parte storica, v. le opere citate nelle voci alle quali si rimanda nel testo.