LEONE

Enciclopedia Italiana (1933)

LEONE (gr. λέων; lat. scient. Felis leo L., 1766; fr. ed ingl. lion; sp. león; ted. Löwe)

Oscar De Beaux

Specie dai più attribuita al genere Felis L. 1758, insieme con il grande numero dei Gatti (v. felini; gatto), ma che, secondo varî autori farebbe parte, unitamente ad altre specie, di un genere distinto, al quale furono dati i nomi: Leo Frisch 1775, Tigris Frisch 1775, Panthera Oken 1815, Uncia Gray 1854. Di statura massima, accanto alla tigre, tra i felini viventi, potendo raggiungere 2 m. di lunghezza di tronco, 1 m. di coda, 1 m. d'altezza alla spalla ed oltre 200 kg. di peso, il leone appare ben proporzionato, robustissimo ma agile, con testa piuttosto lunga e larga, con arti relativamente alti e artigli poderosi. La coda è, in ambo i sessi, ornata da un breve ciuffo terminale setoloso, in mezzo al quale si nasconde una corta spina cornea. Il pelame è raso e liscio, ma nel maschio i lati della testa, il collo e parte delle spalle sono ornati da una criniera più o meno ampia, che in alcune razze si estende anche a tutta la linea mediana del ventre e forma un ciuffo sul gomito. Il colore è giallo "lionato"; il mento e una breve striscia sotto l'occhio sono bianchi; i crini ornamentali sono, a seconda delle razze, più o meno ampiamente neri nella porzione apicale.

D'indole piuttosto prudente, ma animosa e assai socievole, il leone caccia in comitive di 5 a 15 e più individui dove è tuttora numeroso; da solo o a coppie e soltanto di notte, dove è raro. Predilige la steppa boscagliosa e cespugliosa, evita tanto il deserto quanto la foresta fitta. Preferisce in generale le prede grosse, dalla giraffa, dal bufalo, dal cammello e dal bue fino alla gazzella e alla pecora, ma si contenta talvolta anche di topi e, in mancanza di meglio, financo di cavallette; torna volentieri agli avanzi delle proprie vittime e non disdegna affatto le carogne. Talvolta aspetta la preda all'abbeverata, tal'altra attacca in piena campagna, strisciando prima con cautela, assaltando poi con ardore e azzannando o abbrancando la nuca, o la gola, o l'inguine della preda. Il ruggito è certo un mezzo di richiamo, ma forse anche un modo per terrorizzare la preda. Rarissimamente il leone attacca l'uomo; è però vero che talvolta singoli individui, in certe località, contraggono l'abitudine di dargli la caccia. In tempi preistorici il leone era diffuso anche in quasi tutta l'Europa; fino al principio del primo millennio a. C. sembra abitasse ancora la Grecia e fino ad alcuni decennî fa si trovava nell'Africa intera e in tutta l'Asia occidentale e meridionale, fino all'lndia settentrionale. Ora è scomparso dall'Africa mediterranea, tranne che dalle parti meno accessibili dell'Atlante, e dalla meridionale a sud del Vaal; in Asia ne esistono forse ancora pochissimi esemplari in Mesopotamia e nella Persia meridionale, e vi sopravvive, con la sottospecie Felis leo persica Meyer, nella foresta di Gir nel Kathiawar, India NO., dove è protetto. In Africa se ne distinguono 10 o 11 sottospecie (1931); in Eritrea, nella zona del Gasc e Setit, e nella Somalia Italiana vive una forma non ancora ben definita, cui spetterebbe il nome di Felis leo somaliensis Noack.

Preso giovane e trattato bene, il leone si affeziona alle persone che lo curano e rimane talora mansueto anche nell'età adulta. La gravidanza dura circa 3 mesi e mezzo. Il leone si riproduce anche in prigionia e si presta bene all'ammaestramento.

Bibl.: J. A. Allen, in Bull. American Mus. Nat. Hist., New York, XLVII (1925); V. Tedesco-Zammarano, Le Colonie italiane. Fauna e caccia, Roma 1930; R. J. Pocock, in Jour. Bombay Nat. Hist. Soc., XXXIV (1930).