LEPETIT

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 64 (2005)

LEPETIT

Elisabetta Merlo

Famiglia di chimici di origine francese, trasferitasi in Italia negli anni Sessanta dell'Ottocento.

Robert Georges nacque in Francia a Chauny (Aisne) nel 1842 da François e da Célestine Payen. Noto chimico francese, divenne famoso grazie alla scoperta del blu di anilina, una sostanza colorante che fu molto utilizzata nella tintura della seta. Il carattere anacronistico ed eccessivamente restrittivo della legislazione francese sui brevetti, che proteggendo i prodotti a danno degli inventori di nuovi procedimenti spinse molti chimici a emigrare nei vicini Paesi europei, lo indusse a recarsi a Brentford, nei pressi di Londra: qui mise a punto un forno per la fabbricazione della fucsina cristallizzata. Rientrato in Francia, vi si trattenne solo per un breve periodo, per poi ripartire alla volta della Svizzera. Grazie ai contatti instaurati con i fratelli Renard, titolari del brevetto per la fabbricazione esclusiva della fucsina, ebbe l'opportunità di cimentarsi con la progettazione e la realizzazione degli impianti per la produzione di materie coloranti ottenute come prodotti di trasformazione della fucsina (il blu di Lione e il violetto imperiale). Nel 1864 entrò come chimico nella fabbrica basileese di colori di anilina di J.G. Dollfuss, ingegnere civile discendente di una dinastia imprenditoriale alsaziana che sin dalla metà del Settecento si dedicava alla tintura delle stoffe, di cui sposò la figlia Climène. Dal loro matrimonio nacquero Roberto, Emilio e Maria. Presso la fabbrica chimica di Dollfuss, egli perfezionò il processo produttivo e la qualità del blu d'anilina e scoprì il verde allo iodio, premiato all'Esposizione internazionale di Parigi del 1867. Poco dopo la nascita del primogenito si trasferì a Milano, dove nel gennaio 1869 aprì una casa di commercio di prodotti coloranti sotto la ragione sociale Roberto Lepetit. L'anno successivo fondò, insieme con il cognato Albert Dollfuss, la Società Lepetit & Dollfuss, con capitale sociale di 40.000 lire conferito in parti uguali. La ditta, costituita per il commercio dei prodotti chimici e la rappresentanza delle prime imprese tedesche e svizzere produttrici di materie coloranti artificiali, si occupò inizialmente dell'importazione di prodotti per la tintura e la stampa dei tessuti, sostanze di cui Robert Georges tentò anche la produzione in un piccolo laboratorio situato a Sesto San Giovanni alla periferia settentrionale di Milano. Successivamente, con l'apertura (1872) del primo stabilimento a Susa, (Torino), furono avviati in proprio i processi per l'estrazione dei coloranti del legno di castagno, utilizzati per tingere le sete nere allora di moda, che avevano nella vicina Lione il principale centro di produzione europeo. In quegli anni pubblicò per i tipi di Hoepli il Manuale del tintore (Milano-Napoli 1875); ricevette inoltre l'incarico di identificare i resti del patrono di Milano, tornati alla luce nei lavori di restauro della basilica di S. Ambrogio, attraverso il ritrovamento di tracce di porpora rilasciate dai paramenti vescovili in cui in origine era stata avvolta la salma.

Roberto, primogenito di Robert Georges e Climène Dollfuss, nacque il 2 giugno 1865 a Basilea. Trascorse i primi anni di vita tra Susa e Milano. Di qui, dopo aver frequentato la scuola fondata dalla comunità protestante, si trasferì a Zurigo per iscriversi al Politecnico, dove conseguì nel 1885 il diploma di chimico e nel 1887 la laurea con una tesi sperimentale sui derivati della metilpiridina. Dopo la laurea tornò per un anno a Susa nello stabilimento paterno che lasciò per recarsi in Francia, in Svizzera, in Germania e in Polonia. Durante il suo viaggio, che lo portò a toccare i principali poli europei della ricerca chimica applicata all'industria, lavorò come operaio in diverse tintorie, allo scopo di acquisire una profonda conoscenza di tutte le applicazioni delle materie coloranti finché, nel 1891, fu assunto dalla Bayer come chimico nel laboratorio scientifico di Elberfeld. Due anni dopo tornò a Susa. Vi rimase fino al 1898 quando si diede inizio al progressivo trasferimento dell'attività, che era ormai cresciuta fino a raggiungere una produzione annua di oltre 2500 tonnellate e a occupare settantotto operai, due chimici e un ingegnere, in un impianto più grande costruito a Garessio (Cuneo): qui fu sviluppata la produzione di inchiostri e di prodotti per la concia delle pelli.

Il passaggio da Susa a Garessio sancì il definitivo sopravvento della produzione di sostanze concianti su quella dei coloranti. Tramontata nel volgere di pochi anni la moda delle sete tinte in nero, la produzione di sostanze tintorie di origine vegetale estratte dai legni esotici procedette ostacolata dal regime fiscale sfavorevole e dalle difficoltà di importazione. La produzione di coloranti artificiali, invece, non riuscì neppure a decollare. Prima della fine del secolo i L. brevettarono alcuni processi per la fabbricazione di tinture all'anilina che videro però applicati nelle industrie tedesche. Quanto all'Italia, il loro impegno finì con l'essere confinato a un'assidua opera di sensibilizzazione degli ambienti scientifici di cui resta traccia nelle conferenze dall'eloquente titolo Si potrebbero produrre coloranti artificiali in Italia, tenute da Roberto il 18 dic. 1915 alla sezione di Milano della Società chimica italiana e il 27 genn. 1916 all'Associazione chimica industriale di Torino.

Il ritorno in Italia di Roberto coincise con importanti trasformazioni nell'azienda paterna. Nel 1886 l'attività dell'impresa si era estesa alla produzione, a quel tempo ancora inesistente in Italia, su licenza francese di acqua ossigenata utilizzata nel processo di lavorazione del corallo e nella decolorazione delle paglie, attività allora largamente diffusa in Toscana. In quello stesso anno Roberto era diventato cittadino italiano. Al 1886 risale anche la produzione dell'estratto di tannino distillato che tuttavia dovette infrangere regole empiriche saldamente radicate nella cultura tecnica del tempo prima di riuscire ad affermarsi, nel corso degli anni Novanta, fra i conciatori. Nel 1890 la società si trasformò in accomandita per azioni con capitale sociale pari a 3.000.000 di lire e assunse la nuova denominazione Lepetit, Dollfuss e Gansser in seguito all'ingresso del socio August Gansser, un chimico di Basilea proveniente dalla Geigy, con la quale si era sottoscritto nel 1878 un contratto di rappresentanza commerciale esclusiva con l'Italia.

L'esperienza acquisita negli anni della sua permanenza all'estero consentirono a Roberto la riorganizzazione dell'attività produttiva in reparti specializzati, che consentivano l'ampliamento della produzione verso una gamma sempre più vasta di derivati dal legno di castagno destinati a molteplici usi, commercializzati alla fine del secolo con il marchio "Ancora". Risultava evidente il carattere pionieristico della ditta, a confronto con il contesto italiano in cui istruzione scientifica, ricerca e sperimentazione accusavano un grave ritardo rispetto alle più progredite e mature realtà industriali d'Oltralpe. La consapevolezza di tale divario portò i L. a farsi promotori della realizzazione della Monografia del castagno (Firenze 1902), curata dal chimico L. Piccioli che, nel diffondere le conoscenze sulle proprietà e sugli impieghi industriali del legno di castagno, intese contribuire a incrementare la produzione nazionale di una materia prima essenziale per l'industria conciaria e tintoria.

Più che ai coloranti e agli estratti tannici, la fama di Roberto è legata alle ricerche nell'ambito della chimica farmaceutica, grazie alle quali nel 1923 conseguì per titoli la libera docenza in chimica generale all'Università di Pavia.

Il primo risultato rilevante giunse nel 1903 con la scoperta dell'almateina, un antisettico derivato dal legno di quebracho. L'evento segnò la data di nascita del reparto farmaceutico della Lepetit, poi divenuto Lepetit Farmaceutici, e coincise con l'ingresso ufficiale di Roberto e del fratello Emilio nell'azienda, in qualità di soci. Seguì, nel 1905, la scoperta della nevralteina, antinfluenzale di sintesi iscritto tra i primi medicinali della farmacopea ufficiale italiana, brevettato in tutto il mondo e ottenuto con un procedimento sfruttato da altre industrie farmaceutiche per rendere meno tossici i farmaci indicati per la terapia della sifilide. Sulla scorta di queste prime importanti scoperte, il laboratorio farmaceutico, in origine costituito da un piccolo reparto all'interno della fabbrica di Garessio, moltiplicò nel tempo le proprie funzioni fino a che, giunto a scadenza il contratto cinquantennale con la Geigy (1928), divenne un'entità autonoma dalla società madre, passaggio sancito dalla nascita della Società anonima Lepetit (1929).

Dopo la morte di Robert Georges (avvenuta a Garessio il 20 ott. 1907), che nel 1905 era stato insignito dell'onorificenza di ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia, Roberto ed Emilio assunsero la direzione dell'impresa.

Su Emilio, nato a Milano nel 1869, laureato in scienze sociali a Firenze, ricadde la responsabilità della gestione delle attività commerciali, che egli diresse progettando per l'azienda un'espansione oltre i confini nazionali.

Fu lui a lanciare la prima testa di ponte Oltreoceano, con la creazione di una consociata nella Repubblica argentina e con la creazione a El Chaco di un impianto per la produzione di estratti dal legno di quebracho da cui l'impresa si sarebbe rifornita direttamente negli anni successivi. Si preoccupò inoltre di consolidare alleanze con le principali imprese italiane concorrenti, come la ditta Dufour, con cui nel 1909 fu costituita la Società anonima Dufour-Lepetit, per la vendita degli estratti tannici (ceduta nel 1928 alla Lepetit). Nel 1918 fu inoltre brevettato il sistema per la concia rapida Dufour-Lepetit, e con la ditta Prada fu fondata nel 1910 la Diamalteria italiana; si conclusero altri accordi commerciali con alcune imprese straniere.

Roberto continuò a interessarsi della parte produttiva e del laboratorio di ricerca, attività che lo impegnò anche in una serie di processi intentati per ottenere il riconoscimento della paternità delle innovazioni brevettate all'estero, fra cui la "Mimosa D" ottenuta dal processo di solubilizzazione dell'estratto di quebracho mediante solfiti, ideato insieme con il chimico E. Tagliani e oggetto di contestazione soprattutto negli Stati Uniti e in Austria. Allo scoppio della prima guerra mondiale lo stabilimento di Garessio fu dichiarato ausiliario. Per fronteggiare l'aumento della domanda delle sostanze necessarie per la lavorazione delle pelli, nel 1910 egli aveva depositato il brevetto per la concia-tintura delle pelli in grigioverde; durante la prima guerra mondiale, per compensare la mancanza di prodotti chimici tedeschi d'importazione, acquistò due nuovi impianti, a Darfo (Brescia) e a Oneglia, rimpiazzati nel 1926 da uno stabilimento costruito ad Albenga. Con i proventi realizzati all'inizio degli anni Venti furono costruiti a Milano palazzine e uffici in cui l'impresa, che nel 1915 si era trasformata in Società anonima Ledoga con capitale sociale pari a 3.500.000 lire, ebbe sede fino al 1986.

Emilio morì a Milano il 26 giugno 1919, quando era presidente dell'Associazione industriali di prodotti chimici e farmaceutici, di cui era stato fondatore. Autore del saggio Del socialismo (Milano 1891) pubblicato dall'editore Hoepli, aveva preso parte al dibattito politico sviluppatosi all'inizio del Novecento negli ambienti industriali e commerciali milanesi che portò alla costituzione del Partito economico. Dal suo matrimonio con Bianca Moretti nacquero quattro figli.

Roberto rivestì numerose cariche all'interno delle associazioni professionali.

Fu presidente dell'Associazione internazionale delle industrie del cuoio e della sezione italiana della stessa; presidente della sezione di Milano della Società chimica italiana nel biennio 1915-16, dopo esserne stato consigliere nei bienni 1905-06 e 1913-14; membro del Comitato per gli interessi professionali costituito nel 1914 con lo scopo di studiare la questione del riconoscimento legale della professione di chimico. Fece parte del comitato di redazione del Giornale di chimica industriale, organo ufficiale della Società di chimica industriale, di cui divenne presidente nel 1925. Fu infine vicepresidente del comitato organizzatore del congresso di chimica industriale del 1924, il primo organizzato dalla Società di chimica industriale all'interno della Fiera di Milano.

Roberto morì a Milano il 27 marzo 1928, pochi mesi prima della scadenza del suo mandato alla presidenza della Società di chimica industriale. Per onorare la sua memoria, nel 1929 fu istituito il premio Lepetit da assegnarsi per concorso a uno studente dell'Istituto per l'industria del cuoio di Torino per il miglior lavoro sulla tecnologia della concia e delle tinture delle pelli.

Nel corso degli anni Venti l'impresa fece registrare un'intensa crescita. Allo scadere del decennio, il nuovo polo milanese di via Macchi accolse moderni laboratori di ricerca, dove fu messa a punto un'ampia gamma di sulfamidici e di vitamine, esportati in tutto il mondo. Nell'impianto di Garessio iniziò la produzione di chemioterapici. Lo stabilimento occupava circa 200 operai e produceva, annualmente, oltre 10.000 tonnellate fra estratto di castagno, medicinali, estratti concianti per tinta, solfati, colori e inchiostri. L'impresa, con 16 stabilimenti distribuiti sul territorio nazionale, controllava circa il 60% della produzione italiana di estratti di castagno. Insieme con l'aumento della produzione si registrò anche una crescente articolazione dell'organizzazione commerciale che, alla vigilia della seconda guerra mondiale, era presente in 36 Paesi del mondo. Nel corso del decennio successivo maturò la decisione di imprimere un'impostazione nuova alla politica generale dell'azienda.

A proseguire nel corso tracciato dell'attività di ricerca farmaceutica fu il nipote Roberto, ultimogenito di Emilio nato a Lezza (Como) il 29 ag. 1906, che, non ancora ventenne, aveva iniziato ad affiancare lo zio nella conduzione dell'azienda. Sposato con Hilda Semenza, ebbe due figli. Egli avviò rapporti di stretta collaborazione nella ricerca di nuove terapie con cliniche universitarie e ospedali, che si concretizzarono nell'istituzione dei premi di laurea Lepetit, approvati dal Consiglio nazionale delle ricerche (CNR). Nel 1934 rivestì le cariche di membro del direttorio dell'Unione degli industriali di Brescia e di consigliere dell'Associazione degli industriali chimici di Milano. Nel 1937 fu nominato cavaliere ufficiale della Corona d'Italia e l'anno dopo eletto vicepresidente dell'Associazione italiana di chimica e tecnica conciaria.

Durante la seconda guerra mondiale fu costretto a trasferire gran parte del personale e delle lavorazioni da Milano, che si prevedeva sarebbe diventata facile obiettivo degli attacchi nemici, a Garessio. Allontanatosi dalle posizioni ufficiali del regime, Roberto si schierò a fianco delle formazioni partigiane: trasformò lo stabilimento in rifugio e punto di appoggio per i gruppi della Resistenza che rifornì di viveri e medicinali, fino a quando fu arrestato dai nazisti nel suo ufficio di Milano e deportato nel campo di concentramento di Ebensee, in Austria, dove morì il 4 maggio 1945.

Finite le ostilità, la Lepetit riprese la propria attività di ricerca realizzando, prima in Italia, antibiotici di sintesi. La produzione triplicò fra il 1946 e il 1950, giungendo a superare il ragguardevole traguardo dei 3 miliardi di lire. La centralità delle ricerche scientifiche fu confermata dall'istituzione di un'Organizzazione centrale di ricerca e sviluppo che venne affiancata nel 1963 da nuovi laboratori di ricerca a Milano Bovisa. Nel 1964 la Dow Chemical acquistò la maggioranza delle azioni Lepetit, che si trasformò in Gruppo Lepetit spa nel 1968. Nel 1984 tutte le azioni del gruppo passarono alla Dow Chemical, che uscì dal settore farmaceutico nel 1995, cedendo l'intero pacchetto azionario alla Hoechst.

Fonti e Bibl.: L'archivio storico Lepetit, censito in Gli archivi d'impresa dell'area milanese, a cura di D. Bigazzi, Milano 1990, è andato disperso nel corso dei recenti passaggi di proprietà subiti dall'impresa. La documentazione superstite, conservata dai discendenti, comprende uno scarno epistolario familiare, il manoscritto di Robert Georges L. sulla storia della sua impresa, scritto in occasione dell'esposizione industriale di Parigi, materiale di carattere pubblicitario e la documentazione utilizzata per la stesura degli opuscoli di carattere celebrativo Storia della Ledoga e Sulle origini dell'industria estrattistica italiana pubblicati nel 1933 per il cinquantesimo anniversario della fabbricazione degli estratti di castagno. Indispensabili per la ricostruzione del profilo imprenditoriale e aziendale sono le fonti conservate a Milano, Archivio storico della Camera di commercio, Registro Ditte, bob. n. 228, ad vocem; B. Ceva, Una figura della Resistenza: Roberto L., Milano 1951; Storia della ricerca Lepetit, a cura della Direzione comunicazione e immagine Dow Italia, Milano 1987, ad nomen; F.M. Chiancone, Un uomo da Milano ad Ebensee. 1940-1945: Roberto E. L., Bari 1992; A. Coppadoro, I chimici italiani e le loro associazioni, Milano 1961, pp. 38-40, 46-49, 77, 85, 92-99, 105, 110 s., 116 s., 234-236; G. Fiocca, Il terzo partito: un aspetto della "milanesità" in età giolittiana, in Passato e presente, XIII (1995), 36, pp. 33-54; E. Merlo, Gli esordi dell'industria chimica in Italia: la Lepetit e la Ledoga (1868-1903), in Imprese e storia, X (1999), 20, pp. 291-317; C. Martignone, Imprenditori protestanti a Milano, 1850-1900, Milano 2001, pp. 61 s., 71, 115, 182; Enc. dell'antifascismo e della Resistenza, III, p. 327.

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