Les contes des quatre saisons

Enciclopedia del Cinema (2004)

Les contes des quatre saisons

Stefano Todini

Conte de printemps (Francia 1989, 1990, Racconto di primavera, colore, 112m); regia: Eric Rohmer; produzione: Margaret Ménégoz per Les Films du Losange; sceneggiatura: Eric Rohmer; fotografia: Luc Pagès; montaggio: Maria-Luisa García.

Jeanne, giovane insegnante di filosofia al liceo Jacques Brel di Parigi, ha le chiavi di due appartamenti ma non sa dove dormire: il proprio alloggio lo ha momentaneamente prestato a una cugina e in quello dove abita con il fidanzato Mathieu non si sente di restare, poiché il ragazzo è partito. Di conseguenza, quando alla festa di un'amica conosce la diciottenne Natacha che la invita a dormire a casa sua, Jeanne accetta. Tra le due nasce un'intensa confidenza. Il mattino seguente, mentre Jeanne sta facendo la doccia, sopraggiunge il padre di Natacha, Igor, un quarantenne che ha una partner quasi coetanea della figlia. Ben presto fra Jeanne e Igor nasce un'imbarazzata simpatia. Invece il rapporto tra Igor e la figlia è oscurato dalla presenza della compagna di lui, Eve, che Natacha accusa anche di aver rubato una collana a lei destinata. Dopo un pomeriggio trascorso tra malintesi e schermaglie nella casa di campagna di Igor e Natacha a Fontainebleau, l'uomo e Jeanne rimangono soli. Lo scambio di tenerezze fra i due non va oltre un certo limite. Jeanne concede a Igor solo tre sì: sedersi vicino, prenderle una mano, baciarla. Jeanne, in seguito, incolpa Natacha di aver forzato la situazione e, nel corso della discussione, ritrova casualmente la collana scomparsa, ponendo fine a una catena di sospetti e di equivoci amorosi. Infine, torna all'appartamento che divide con Mathieu.

Conte d'hiver (Francia 1991, 1992, Racconto d'inverno, colore, 114m); regia: Eric Rohmer; produzione: Margaret Ménégoz per Les Films du Losange/Compagnie Eric Rohmer; sceneggiatura: Eric Rohmer; fotografia: Luc Pagès; montaggio: Mary Stephen; costumi: Pierre-Jean Larroque; musica: Sébastien Erms.

In una calda estate in Bretagna, Félicie e Charles si amano e vivono con spensieratezza momenti di serena sensualità. Finite le vacanze si separano, ma la ragazza lascia involontariamente un recapito sbagliato al suo amante, in procinto di recarsi in America per fare il cuoco. Cinque anni dopo ritroviamo Félicie a Parigi; è mamma della piccola Elise, nata da quella passione estiva di cui restano ora solo ricordi e sentimenti, poiché il giovane Charles non ha mai potuto rintracciare la ragazza. Félicie vive con la madre e divide il suo affetto tra due uomini: il colto e gentile bibliotecario Loïc e il robusto parrucchiere Maxence, con cui infine Félicie decide di trasferirsi a Nevers. La convivenza è però breve: Félicie si rende conto che non lo ama abbastanza e che l'unico uomo con cui può vivere è Charles. Rotta definitivamente la relazione con Maxence, Félicie torna a Parigi e si confida con Loïc. I due ricominciano a frequentarsi castamente e vanno a vedere una rappresentazione teatrale del Racconto d'inverno di Shakespeare. Durante una gita in campagna, Félicie invita Loïc a pregare per la sua felicità. Caso, necessità o miracolo che sia, di lì a poco Félicie incontra fatalmente su un autobus il mai dimenticato Charles. È il 31 dicembre: dopo un momento di sorpresa, i cinque anni di distacco si dissolvono come neve al sole. La cena trascorre a casa di Félicie, e i due innamorati decidono di formare una famiglia in Bretagna. Accoccolata sul divano, la piccola Elise piange perché è felice.

Conte d'été (Francia 1996, Un ragazzo, tre ragazze, colore, 107m); regia: Eric Rohmer; produzione: Margaret Ménégoz per Les Films du Losange; sceneggiatura: Eric Rohmer; fotografia: Diane Baratier; montaggio: Mary Stephen; musica: Sébastien Erms.

Nella cittadina di Dinard, sulla costa della Bretagna, il giovane Gaspard, neolaureato in matematica, si rilassa suonando la chitarra nella casa prestatagli da amici. Nell'attesa della fidanzata Léna, frequenta la giovane etnologa Margot, conosciuta in un locale. Lei è legata a una persona che si occupa di cooperazione in Polinesia, e ne attende il ritorno come fanno le donne dei marinai. Nel clima di crescente confidenza fra i due, che sembra a tratti poter valicare la semplice amicizia, Margot nota l'interesse di Gaspard per la spumeggiante Solène. Ha inoltre visto una fotografia di Léna: è una ragazza che conosce e che ritiene poco compatibile col carattere del giovanotto. Dopo un bacio fuggevole tra Margot e Gaspard, quest'ultimo e Solène fanno conoscenza: la ragazza si rivela estroversa e affabile, i due flirtano. Finalmente a Dinard giunge Léna, ma il suo umore si dimostra volubile, ora espansivo ora sfuggente. Gaspard sente Margot più vicina alla propria sensibilità. Le cose si complicano quando il ragazzo è invitato lo stesso giorno da Léna e Solène a una gita sull'isola di Ouéssant. Gaspard si toglie dall'impiccio grazie alla telefonata di un amico: deve recarsi a La Rochelle per acquistare un registratore d'occasione. La musica, per lui, è una priorità esistenziale assoluta. Prima della partenza, Gaspard e Margot promettono di rivedersi a Rennes.

Conte d'automne (Francia 1998, Racconto d'autunno, colore, 110m); regia: Eric Rohmer; produzione: Margaret Ménégoz per Les Films du Losange; sceneggiatura: Eric Rohmer; fotografia: Diane Baratier; montaggio: Mary Stephen.

Côtes du Rhône, nella campagna francese: fervono i preparativi per l'imminente matrimonio tra la giovane figlia di Isabelle e Jean-Jacques. Isabelle, che gestisce una libreria, frequenta Magali, una vedova viticultrice sua amica d'infanzia. Léo, figlio di Magali, è fidanzato con Rosine. Isabelle si avvede che Magali, al momento sola, desidera un compagno di vita che però non ha il coraggio di cercare, e perciò pubblica all'insaputa dell'amica un annuncio per cuori solitari. A rispondere è Gérald, che Isabelle incontra in segreto presentandosi sotto le mentite spoglie di Magali, per poi svelare all'uomo la verità. Nel frattempo anche Rosine, che è legata da amicizia alla madre di Léo, organizza per lei un incontro con Étienne, un professore di filosofia con cui ha avuto in passato una tresca. Così, mentre con riluttanza Gérald accetta di conoscere la vera Magali, anche Rosine prepara per la donna un incontro apparentemente casuale con Étienne. L'incrocio di questi percorsi trova finalmente uno sbocco alla festa di matrimonio della figlia di Isabelle; tra Magali e Gérald sorge un interesse reciproco, mentre con Étienne non scocca la scintilla fatale. In un crescendo di equivoci e paradossi, alla conclusione dei balli Magali finisce con l'invitare Gérald alla prossima 'festa del mosto': forse è il prologo alla nascita di una nuova coppia.

Dopo i Six contes moraux e la serie Comédies et proverbes (sei film dal 1981 al 1987), Les contes des quatre saisons (I racconti delle quattro stagioni) rappresentano il consolidamento della poetica di Eric Rohmer, il trattato finale sulla commedia di un'umanità subordinata al gioco del destino e del caso, cui si può opporre solo una ferma e costante forza di volontà. Le quattro stagioni, che costituiscono lo sfondo ambientale del circo rohmeriano, dispiegano la summa philosophica del regista, proponendo un microcosmo di personaggi minimi ma mai meschini, legati inestricabilmente alla personale vicenda quotidiana e tuttavia assai spesso protesi verso l'assoluto dell'Amore, verso un destino di cui provare a essere autenticamente i soli protagonisti.

Primo nella tetralogia, Conte de printemps ripercorre fedelmente la tradizione di Comédies et proverbes, le cui costanti erano l'intreccio di affetti, l'enfasi sulla comunicazione verbale, i fraintendimenti generati dalla passione e dal sentimento amoroso. In questo film a dominare è la parola, la conversazione ininterrotta tra Jeanne e Natacha che ha come oggetto prevalente il padre della ragazza e suscita l'inevitabile interesse della giovane insegnante; ma se dell'adolescente cogliamo i turbamenti giovanili, Jeanne rimane personaggio più complesso ed enigmatico, non esplicato nemmeno dai suoi ragionamenti kantiani nella cena a quattro con Igor ed Eve. La protagonista femminile, più che raccontarsi, sembra proustianamente alla ricerca di un qualcosa che sfugge ma che di certo ha la sua radice nel desiderio di un legame forte ancora non acquisito, e forse agevolato dall'avvento di Natacha nella sua vita. Senza appesantire la vicenda, che anzi spicca per rarefazione, Rohmer con garbo ironico evoca il mito, il complesso edipico e il giudizio sintetico di Immanuel Kant.

Già, la filosofia. Perenne compagna di gioco del regista francese, la speculazione filosofica ritorna prepotente in Conte d'hiver (Premio della Critica-FIPRESCI al Festival di Berlino 1992), non a caso omonimo del maturo lavoro shakespeariano. Come già avvenuto nel film Ma nuit chez Maud (della serie Six contes moraux), Rohmer evoca qui la filosofia di Pascal e di Platone, la reminiscenza dell'anima e la fede come scommessa vincente, ponendo l'accento ‒ ancora una volta ‒ sulla casualità come elemento irrinunciabile dell'esistenza e come fondamento per una scelta che possa definirsi 'morale'. Non è allora la preghiera, o la forza inarrestabile del mito shakespeariano, ad avverare il sogno impossibile di Félicie, ma la laica coerenza di quest'ultima, la determinazione nel sottrarsi all'amore 'insufficiente' per immolarsi all'amore 'totale'. Ed è dunque logico, nell'accezione fideistica di Pascal, che l'agognato incontro e il lieto fine si determinino, se è vero ‒ citando proprio Ma nuit chez Maud ‒ che "è nell'inconsueto che le nostre traiettorie possono incontrarsi".

Quando le brume invernali lasciano il campo alle assolate spiagge bretoni del racconto estivo ‒ Conte d'été ‒ si palesa la mai placata problematica della 'scelta'. Le tre ragazze che costellano il mondo affettivo di Gaspard rinnovano la necessità morale di prendere una decisione sovente rinviata, per pigrizia, infantilismo o solitudine, come nel caso della Magali del successivo Conte d'automne. Gaspard dissipa la tentazione carnale rinviando se stesso alla vocazione artistica, o più semplicemente all'ascolto del proprio affetto più arcaico ed egotico. In ogni caso, è la partenza da Dinard che allontana il giovane dalle tre ragazze e lo avvicina altresì al traguardo della sua musica. Così facendo, Gaspard si svincola dall'ambivalenza della fidanzata Léna, ma anche dalla propria ambiguità, mediante uno slancio vitale che segna il suo passaggio all'età matura.

La molteplicità dei personaggi femminili di Conte d'été non genera la quantità di equivoci e di tresche amorose che affollano invece Conte d'automne, ultimo dei racconti stagionali nella produzione rohmeriana. Le collaudate interpreti di tanto cinema francese, Marie Rivière e Béatrice Romand, già eroine rispettivamente di Le rayon vert (Il raggio verde, 1986) e Le beau mariage (Il bel matrimonio, 1982) ritornano in questo film per esprimere il fascino della femminilità matura, della esperienza amorosa cercata sempre, ma senza angoscia, poiché l'amore può appagare ogni desiderio in qualsiasi stagione (dell'anno e della vita). In questo film, parlare dell'intrigo amoroso e della commedia degli equivoci è sin troppo ovvio, considerando che il rimando a Pierre de Marivaux è un luogo comune della intera filmografia rohmeriana. E drammaturgicamente Conte d'automne parte infatti da un classico di Marivaux (condiviso anche da Molière, Goldoni, Shakespeare): la preparazione di un matrimonio, evento che precorre ben altre febbri e intrecci di coppia. È interessante osservare come nell'opera che chiude la tetralogia, più che nelle precedenti, la vicenda si svolga attraverso una interminabile serie di colloqui a due, di annunciate complicità e di grottesche incomprensioni. Rosine e Léo, Rosine e Magali, Rosine ed Étienne; e ancora, Magali e Isabelle, poi Isabelle e Gérald: tutti quadri teatrali, tutte situazioni dialettiche di coppia, che molto devono alla grande commedia francese del Settecento.

Di nuovo dunque, e con insistenza, la parola. Dall'affabulazione continua di Conte de printemps, alle schermaglie sul beffardo Cupido trionfante in Conte d'automne, tutti e quattro i racconti stagionali di Rohmer riaffermano il primato del ragionamento, intellettuale e non intellettualistico, la chance che il pensiero o la filosofia danno all'uomo per giocarsi, alla pari con il Caso, il destino del proprio essere nel mondo. Ma a poco varrebbe, tale filosofia, se non a disciplinare quella ineffabile e imprevedibile giostra che è l'Amore. Tutto questo Rohmer, maestro paziente e rigoroso, ce lo insegna da mezzo secolo. Con immutabile affetto.

Interpreti e personaggi. Conte de printemps: Anne Teyssèdre (Jeanne), Hugues Quester (Igor), Florence Darel (Natacha), Eloïse Bennet (Eve), Sophie Robin (Gaëlle), Marc Lelou (Eric), François Lamore. Conte d'hiver: Charlotte Véry (Félicie), Frédéric Van Der Driessche (Charles), Hervé Furic (Loïc), Michel Voletti (Maxence), Ava Loraschi (Elise), Christiane Desbois (madre), Rosette (sorella), Jean-Luc Revol (cognato), Haydée Caillot (Edwige), Jean-Claude Biette (Quentin), Marie Rivière (Dora), Claudine Paringaux (cliente), Roger Dumas (Léontes), Danièle Lebrun (Paulina), Diane Lepvrier (Hermione), Edwige Navarro (Perdita), François Rauscher (Florizel), Daniel Tarrare (Polixène), Maria Coin (flautista), Eric Wapler, Gaston Richard. Conte d'été: Melvil Poupaud (Gaspard), Amanda Langlet (Margot), Aurélia Nolin (Léna), Gwenaëlle Simon (Solène), Aimé Lefevre (vecchio 'terranovese'), Alain Guellaff (zio Alain), Evelyne Lahana (zia Maiwen), Yves Guerin (suonatore di fisarmonica), Franck Cabot (cugino). Conte d'automne: Marie Rivière (Isabelle), Béatrice Romand (Magali), Alain Libolt (Gérald), Didier Sandre (Étienne), Alexia Portal (Rosine), Stéphane Darmon (Léo), Aurélia Alcaïs (Emilia), Matthieu Davette (Grégoire), Yves Alcaïs (Jean-Jacques).

Bibliografia

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Sceneggiatura: E. Rohmer, Contes des quatre saisons, Paris 1998 (trad. it. Milano 1999).

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