Lettonia

Dizionario di Storia (2010)

Lettonia


Stato dell’Europa settentrionale. Erede delle regioni storiche della Livonia e della Curlandia, incorporate successivamente dalla Polonia, dalla Svezia e dalla Russia, la L. fu occupata dai tedeschi durante la Prima guerra mondiale. Nel 1918 si proclamò indipendente e nel 1922 entrò in vigore la Costituzione, che instaurò una Repubblica parlamentare. Ma ebbe una vita politica instabile, culminata nel 1934 nel colpo di Stato di K. Ulmanis, appoggiato dalla destra agraria, che abolì le libertà costituzionali e stabilì un regime autoritario. Nel 1934 stipulò un trattato di collaborazione (Intesa baltica) con Estonia e Lituania e in politica estera cercò di mantenersi equidistante fra Mosca e Berlino. Dopo essersi dichiarata invano neutrale nel 1939, a seguito del patto tra URSS e Germania nel 1940 fu occupata dall’URSS. Soppressi i partiti politici, un nuovo Parlamento proclamò la Repubblica sovietica di L., poi incorporata nell’URSS. Occupata in seguito dai tedeschi (1941-45), dopo la Seconda guerra mondiale tornò a far parte dell’URSS. Nel 1990 il Soviet supremo lettone ha dichiarato illegale l’occupazione sovietica del 1940. A seguito del referendum del 1991 è stata proclamata l’indipendenza ed è stata richiamata in vigore la Costituzione del 1922. Nel sett. dello stesso anno l’URSS ha concesso l’indipendenza al Paese, che è entrato a far parte dell’ONU. Negli anni successivi la L. fu impegnata a ridefinire l’assetto della sua economia, fino ad allora integrata con quella dell’URSS, e contemporaneamente a trovare una nuova collocazione internazionale, nuove regole per il suo ordinamento politico e nuovi equilibri sociali. Particolare rilevanza assunse la riaffermazione di un’identità nazionale, compromessa dal pesante tentativo di russificazione messo in atto dall’URSS. Il prevalere di un nazionalismo radicale condusse a gravi misure discriminatorie nei confronti delle minoranze slave e a crescenti tensioni non solo con la Russia, ma anche con la Comunità europea. Contemporaneamente la L. si impegnò a rafforzare i legami con le altre Repubbliche baltiche e con i Paesi dell’Europa occidentale: membro del Consiglio degli Stati del Mar Baltico dal 1992 e del Consiglio d’Europa dal 1995, anno in cui presentò domanda di adesione all’Unione Europea, in cui è entrata nel 2004; nello stesso anno ha aderito alla NATO, nel 2007 all’area Schengen. Sempre nel 2007 la firma di un trattato con la Russia per il reciproco riconoscimento delle frontiere ha chiuso un’annosa contesa territoriale. Sul piano interno, lo schieramento nazionalista che aveva portato il Paese all’indipendenza ha subito ripetute scissioni e la vita politica è stata caratterizzata da un’accentuata instabilità e frammentarietà, che si è espressa nell’avvicendarsi di vari governi di centrodestra, che hanno perseguito una politica economica liberista, con privatizzazioni e misure volte al graduale smantellamento del sistema di sicurezza sociale. V. Vike-Freiberga, eletta nel 1999, è stata la prima donna a conquistare la carica di presidente della Repubblica in un Paese dell’Europa centrorientale; confermata nel 2003 a coronamento delle sue battaglie riformatrici ed europeiste, è rimasta in carica fino al 2007, quando le è succeduto V. Zatlers. Nel 2009 proteste e tumulti popolari hanno fatto seguito al propagarsi della crisi economica, che ha fatto registrare un calo del PIL del 10,5%, il più alto dell’Unione Europea.

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