LIBERALE da Verona

Enciclopedia Italiana (1934)

LIBERALE da Verona

Carlo Gamba

Pittore e miniatore. Figlio di Iacopo della Biava, nacque circa il 1445; morì tra il 1526 e il 1529. Secondo gl'informatori del Vasari fu discepolo di Vincenzo di Stefano, ma dovette essere impressionato da Iacopo Bellini, che nel 1463 dipingeva a Verona. I suoi primi lavori veronesi, a Santa Maria in Organo (1465), sono scomparsi. Tra il 1467 e il 1469, recatosi a Monteoliveto di Chiusuri, miniava i corali oggi a Chiusi e tra il 1470 e il 1474 quelli celebri della libreria Piccolomini a Siena, ove si riscontrano scambievoli influenze con Girolamo da Cremona e con la scuola senese. Sembra che Liberale si trovasse ancora in Toscana nel 1476. Il suo S. Sebastiano a Brera manifesta nelle forme scultoree impressioni fiorentine, ma il fondo, che rappresenta un canale di Venezia, indica anche una permanenza in detta città, dove di lui a S. Lio si conserva una Pietà. In talune sue pitture più avanzate, come l'Adorazione dei Magi nel duomo di Verona, è riconoscibile anche un'influenza nordica, renana. Nel 1488 era certamente a Verona e, dopo aver dipinto in S. Bernardino, nel 1490 frescava la cappella Bonaversi in S. Anastasia e nel 1492 era portato al catasto con i suoi aiuti Giolfino, Caroto e Antonio da Vendri. In Verona rimangono suoi affreschi in S. Anastasia e in Piazza delle Erbe; Suoi quadri si trovano in S. Anastasia, in S. Lorenzo, in S. Vitale, in S. Fermo, in S. Toscana, nel duomo, nell'arcivescovado, nel museo scaligero.

Altrove oltre le opere citate possiamo ricordare a Berlino un S. Sebastiano, a Monaco una Pietà, e cose di minore importanza in possesso pubblico e privato. Egli ebbe più espressività e prontezza che non esattezza formale, ma col succo caldo e con l'impasto morbido del suo colorito così personale e con il sentimento lineare flessuoso, anche se spesso inorganico, controbilanciò in Verona la tendenza derivatavi dal Mantegna alla rigidità plastica e al cromatismo decorativo, lasciando larga impronta sui successori, tra i quali è da annoverare anche il Torbido che egli costituì erede.

Bibl.: R. Brenzoni, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XXIII, Lipsia 1929; B. Berenson, Italian Pictures of the Renaissance, Oxford 1932; W. Arslan, Due inediti di L., in Bollettino della soc. lett. di Verona, 1933, n. 1.

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