LIBERIA

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1993)

LIBERIA

Giorgio Valussi
Pierluigi Valsecchi

(XXI, p. 42; App. I, p. 790; II, II, p. 195; III, I, p. 989; IV, II, p. 332)

La popolazione, che al censimento 1974 aveva registrato 1.503.368 ab., ha continuato ad aumentare a un tasso annuo del 35‰ per effetto della contrazione della mortalità infantile e del prolungamento della vita media. Il censimento del 1984 ha rilevato 2.101.628 ab. (con un incremento decennale del 40%), divenuti 2.607.000 a una stima del 1990. La densità è perciò salita da 15 a 27 ab./km2. In conseguenza dell'esplosione demografica, la L. è un paese di giovani, che il governo riesce solo in parte a scolarizzare: infatti l'analfabetismo riguarda ancora il 61% degli abitanti.

La popolazione urbana è salita dal 27,6% del 1971 al 44,3% del 1989. Ciò è dovuto soprattutto allo sviluppo di Monrovia, che in dieci anni ha quasi triplicato il numero degli abitanti, passando dai 172.000 del 1974 ai 465.000 del 1986 (22% di tutto lo stato). La struttura urbana è tipicamente monocentrica, poiché gli altri centri sono di piccole dimensioni (seconda città è Buchanan, con 24.000 ab.). Monrovia è divenuta un moderno centro commerciale, finanziario e portuale. Le masse rurali di recente inurbamento affollano le bidonvilles periferiche. L'esodo rurale ha spopolato alcune contee dell'interno (6 ab./km2 in quella di Grand Gedeh) a vantaggio di quelle costiere (213 ab./km2 in quella di Montserrado in cui si trova la capitale), un tempo disertate per le condizioni ambientali poco favorevoli. In evoluzione sono anche gli equilibri etnici, in cui perdono terreno i gruppi maggiori (Kpelle da 21 a 20%, Bassa da 16 a 14%), come pure quelli religiosi, per i progressi dell'Islam e del cristianesimo sulle religioni tradizionali.

Condizioni economiche. − La L. ha sottoscritto nel 1975 il trattato di Lagos per la Comunità Economica degli Stati dell'Africa Occidentale (ECOWAS) e il trattato di Lomé di associazione alla Comunità Europea (ACP). Le vicende politiche interne hanno però influito negativamente sulle attività economiche e turbato le relazioni con i paesi vicini (rottura delle relazioni diplomatiche con Costa d'Avorio, Nigeria e Sierra Leone nel 1980, e chiusura della frontiera con la Sierra Leone nel 1985). L'instabilità politica seguita al colpo di stato del 1980 ha interrotto l'afflusso degli investimenti e dei crediti stranieri e allontanato alcuni armatori dal Registro navale liberiano a cui fa capo la prima marina mercantile del mondo per i vantaggi offerti da quella bandiera di comodo (2466 navi per 81.528.000 t di stazza nel 1979 contro 1688 navi per 54.699.600 t di stazza nel 1990). Il PIL è rimasto stazionario, sul livello alquanto basso di circa 500 dollari pro capite.

L'agricoltura occupa ancora oltre il 71% della popolazione attiva, ma dispone solo del 3,3% della superficie per gli arativi; un terzo del territorio è rivestito da foreste e i tre quinti sono terreni incolti o improduttivi, per lo più degradati dalla deforestazione.

Fra le colture alimentari nell'ultimo decennio il riso ha incrementato la produzione (1.500.000 q nel 1990) e la manioca ha raggiunto i 3.000.000 di q. Le colture di piantagione, quali il caffè (50.000 q), il cacao (10.000 q), la canna da zucchero (23.000 q), le arachidi (30.000 q) e gli agrumi (70.000 q), hanno mantenuto pressoché immutata la propria produzione. Sempre importante, ma stazionaria, è la produzione del caucciù (70.000 t esportate nel 1990), mentre si è raddoppiata nel corso del decennio l'estrazione di legname pregiato, soprattutto mogano (5.960.000 m3 nel 1989). Il clima non favorisce l'allevamento e il declino della pesca artigianale non è stato compensato dallo sviluppo di quella industriale.

La recessione economica e la crisi dell'industria siderurgica hanno ridotto la domanda mondiale di minerali di ferro, tanto che le miniere hanno dovuto dimezzare l'estrazione (da 22,5 milioni di t nel 1973 a 7,9 nel 1988). In flessione pure la produzione di diamanti e oro. Il programma di valorizzazione del fiume Mano (nel quadro della Mano River Union, costituita nel 1973) ha consentito di aumentare la produzione idroelettrica, che copre peraltro meno del 40% del totale (830 milioni di kWh nel 1989). Il settore industriale è ancora molto debole e conta soprattutto sulla raffinazione dei minerali di ferro (Buchanan), del petrolio (Monrovia) e sulla lavorazione del caucciù (Harper). Un certo sviluppo hanno avuto alcune industrie alimentari (zuccherificio, birrificio). Scarso rilievo ha ancora il turismo.

Grazie alle cospicue esportazioni di minerale di ferro (quasi i due terzi del valore complessivo) e di legname pregiato, il commercio estero registra un buon saldo attivo, ma i processi di diversificazione delle esportazioni e di sostituzione delle importazioni sono ancora molto lenti. Gli scambi con i paesi della CEE hanno ormai largamente superato quelli con gli Stati Uniti, il tradizionale partner della L., che ora figurano al secondo posto dopo la Germania.

Il sistema delle comunicazioni è migliorato nel settore stradale, la cui rete si è più che raddoppiata dal 1971 (49.500 km di strade, solo in parte asfaltate, nel 1985), mentre aumenti anche più consistenti ha avuto il parco autoveicoli (un autoveicolo per 42 ab. nel 1985). Nei traffici marittimi opera dal 1968 il nuovo porto di Buchanan, che si è affiancato al porto franco di Monrovia. Grande sviluppo hanno avuto i traffici aerei facenti capo ai moderni aeroporti di Robertsfield (voli internazionali) e Sprigg-Paine (voli interni).

Bibl.: J. Jegou, La Liberia de M. Samuel Doe, in Afrique Contemporaine, 132 (1984), pp. 23-28; G. Cameri, G. Valussi, L'Africa Nera, ii, Torino 1988.

Storia. - Alla fine degli anni Settanta il malessere interno dovuto a crescenti difficoltà economiche costrinse il presidente W.R. Tolbert ad accordare spazio politico all'opposizione del Progressive People's Party (PPP). In seguito a una stretta contro la dirigenza del PPP, che aveva lanciato un appello per uno sciopero nazionale, un gruppo guidato da 17 sottufficiali dell'esercito, capeggiato dal sergente maggiore S.K. Doe, attaccò il 12 aprile 1980 il palazzo presidenziale, uccidendo Tolbert e abbattendo il governo. Doe sospese la costituzione, bandì i partiti e assunse il potere come presidente di un improvvisato People's Redemption Council (PRC), formato dai suoi 17 compagni e da 10 altri militari, cooptati per allargare la base etnica del regime (appartenente all'etnia Krahn, Doe è il primo capo di Stato non libero-americano). Una decina di esponenti del vecchio regime vennero giustiziati e l'opinione pubblica salutò con favore il colpo di stato contro un governo impopolare e l'eliminazione dei suoi vertici. All'estero la brutalità delle condanne suscitò tuttavia indignazione e contromisure diplomatiche (la Nigeria rifiutò l'ingresso alla delegazione liberiana al vertice dell'Organizzazione della Unità Africana), che indussero Doe a sospendere le purghe. Effimere simpatie per Libia e Urss, connesse al vago populismo che animava il nuovo regime, si raffreddarono ben presto, mentre gli Stati Uniti riconobbero il nuovo governo e decuplicarono gli aiuti. Nel 1983 il regime riprendeva le relazioni diplomatiche con Israele. L'evidente sterzata filo-occidentale provocò profondi dissensi negli ambienti che avevano sostenuto il colpo di stato del 1980, e lotte di fazione interne al PRC ne decimarono la composizione originaria, creando nuclei di fuoriusciti. Il ritorno al governo civile ha avuto luogo a partire dal 1984. Il PRC è stato sostituito da un'Assemblea nazionale interinale. Una nuova costituzione ricalcò le linee di quella in vigore nel paese fin dal 1847, testimoniando così la sostanziale continuità col precedente sistema, tanto che diversi esponenti della vecchia élite (fra cui la famiglia Tubman) sono ritornati ai vertici del paese.

Nelle elezioni presidenziali dell'ottobre 1985 Doe vinse con il 50% dei voti e promosse la formazione di un governo civile, che non ottenne però i riconoscimenti sperati. Nel 1987 Doe lanciò una campagna contro la corruzione che si rivelò del tutto inefficace e anzi si accompagnò a una stretta repressiva nei confronti di ogni tipo di opposizione. Nel dicembre 1989 scoppiò un'insurrezione armata nel nord-est del paese ad opera del Fronte patriottico nazionale della L. (NPFL), guidato da Ch. Taylor. Nella prima metà del 1990 il Fronte acquisì il controllo di una vasta area del paese fino a conquistare in luglio una parte della capitale. Entrato con le sue truppe a Monrovia Taylor si autoproclamò Presidente di un governo provvisorio, subito contestato da una fazione dello stesso Fronte e dall'esercito (ALF) fedele a Doe. In agosto la Comunità degli stati dell'Africa occidentale (ECOWAS, Economic Community of West Africa States), dopo un fallito tentativo di mediazione, inviò, in accordo con i due gruppi rivali del Fronte, sue truppe (ECOMONG, Gruppo di monitoraggio dell'ECOWAS), che occuparono il porto di Monrovia. Nello stesso mese i principali partiti di opposizione in esilio elessero A. Sawyer presidente di un governo provvisorio di unità nazionale, la cui fragilità fu immediatamente evidente. La sanguinosa guerra civile continuò in un susseguirsi di cessate il fuoco e accordi, puntualmente disattesi. La situazione fu ulteriormente complicata dall'intervento di truppe della Sierra Leone in appoggio agli avversari del Fronte, che rimaneva comunque il gruppo più forte. Nei primi mesi del 1993 l'ONU e l'Organizzazione per l'unità africana, riconoscendo la mancata neutralità dell'ECOMONG, decisero un loro maggiore impegno in Liberia.

Bibl.: D.E. Dunn, S.E. Holsoe, Historical dictionary of Liberia, Metuchen (New Jersey) 1986; R. Kappel, W. Korte, R.F. Mascher, Liberia, Underdevelopment and political rule in a peripheral society, Amburgo 1986; J.G. Liebenow, Liberia, the quest for democracy, Bloomington (Indiana) 1987.

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