Dravìdiche, lìngue

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dravìdiche, lìngue Famiglia linguistica che comprende tutti i principali idiomi dell'India meridionale, in una zona compatta che va pressappoco dal 20° all’8° parallelo N. Nella morfologia dravidica si nota la presenza di due classi, una per designare il genere superiore (ragionevole) e l'altra l'inferiore (irragionevole, cose). In alcune lingue il genere superiore si suddivide poi in maschile e femminile. Le lingue dravidiche hanno subito un forte influsso dalle lingue ariane.

Fra le lingue dravidiche, relativamente omogenee, il tamil, cui è strettamente affine il malayāḷam, presenta un carattere più arcaico: il primo è parlato nella parte sud-orientale dell’India e in quella settentrionale dell’isola di Sri Lanka; il secondo sulla costa sud-occidentale. Ambedue furono per lungo tempo conosciuti con il nome di malabarico. Nello Stato di Karnataka circa il 70% della popolazione parla il canarese (➔ kannaḍa), che è già relativamente lontano dal tipo del tamil-malayāḷam. Fra il tamil e il canarese si incuneano, anche geograficamente, alcuni idiomi dravidici minori, come il tulu del Tulu Nadu, il kodagu della provincia di Coorg, il toda dei monti Nilgiri e il kōta, parlato nelle stesse regioni montagnose dei Nilgiri. A N del territorio tamil e a E di quello canarese, si parla il telugu. Più a N ancora, in mezzo a lingue arie, si trovano piccole isole linguistiche dravidiche, formate dal kurukh nella parte occidentale del Bengala, dal malto nei monti Rajmahal. Più a N ancora si trova il gōṇḍī che conserva sufficiente vitalità, mentre in via di estinzione sono il kui, il kōlāmī, il naikī e il bhīlī. Infine, a grande distanza territoriale, nella zona montuosa del Belucistan centro-orientale, si trova una lingua dravidica isolata in territorio iranico, il brahui, che deve essersi staccato dal protodravidico in un’epoca molto antica.

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