LIPPI, Giacomo, detto Giacomone da Budrio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 65 (2005)

LIPPI, Giacomo, detto Giacomone da Budrio

Francesco Landolfi

Figlio di Ulisse, nacque il 4 marzo 1577 a Budrio, presso Bologna. Si trasferì a Bologna agli inizi del Seicento, quando sposò, il 25 apr. 1607 nella chiesa di S. Lucia, Diamante Zanettini.

Secondo Malvasia il L. entrò nella bottega aperta da Denis Calvaert intorno al 1575 a Bologna; la notizia è suffragata anche dalla presenza nel territorio budriese di opere del pittore fiammingo, che il L. aveva avuto modo di ammirare nei primi anni della sua attività. All'adesione ai canoni stilistici di Calvaert si affianca, nei primi dipinti noti del L., un costante interesse ai modi, anch'essi tardomanieristici, di Orazio Samacchini, come testimonia la Crocifissione e santi, conservata nella sagrestia della chiesa bolognese di S. Procolo, ma eseguita dal L. per l'altare maggiore di S. Andrea degli Ansaldi a Bologna: qui la figura della Maddalena rivela precisi riferimenti con la s. Caterina dipinta da Samacchini nel Matrimonio mistico di s. Caterina, riferito alla fase giovanile del Samacchini.

Che il L. conoscesse le opere di Samacchini è d'altronde provato dalla vicinanza formale della figura di s. Giovanni con il s. Pietro dipinto dello stesso Samacchini nella Madonna e santi conservata nella chiesa parrocchiale di Pronaro di Budrio ed eseguita intorno al 1582 verosimilmente per la chiesa bolognese di S. Lucia.

Furono forse proprio le affinità stilistiche con Samacchini a facilitare l'iscrizione del L. all'Accademia degli Incamminati dei Carracci, avvenuta verso la fine del primo decennio del XVII secolo. Un primo dipinto per il quale si può ipotizzare una collaborazione tra Ludovico Carracci e il L. è la Madonna con Bambino fra i ss. Bartolomeo e Nicola, nella chiesa di S. Lorenzo a Budrio, riferibile al 1616.

Nella zona superiore la pala testimonia l'insegnamento ludovichiano, soprattutto nel disegno affusolato delle mani, nei profili netti e nella particolare capigliatura degli angeli. L'attribuzione al L. è avvalorata dalle evidenti consonanze stilistiche con il frontale raffigurante i Ss. Paolo e Gerolamo che circonda la statua di s. Agata nell'omonima chiesa budriese, eseguito dal L. intorno agli stessi anni.

Il percorso artistico del L. si sviluppò d'altronde proprio in quegli anni, quando fu incaricato di eseguire, nel 1617, il ciclo pittorico, ora perduto, nel refettorio dell'ospedale bolognese di S. Biagio, soppresso nel 1799 e la cui sede fu poi demolita, raffigurante alcune storie sacre. Il suo interesse per la pratica dell'affresco è testimoniato dalla decorazione del portico dell'Annunziata con Storie della Vergine, eseguita nel 1619, e di cui oggi non restano che indecifrabili frammenti.

A partire dagli anni Venti l'attività del L. si fece più intensa: il 24 luglio 1624 partecipò alla commemorazione del primo anniversario della morte di Gregorio XV, celebrato nella chiesa metropolitana di Bologna.

Secondo quanto si deduce dalle parole di Malvasia, il L. aveva disegnato e inciso la macchina funebre, che fu in seguito modificata da Giovanni Luigi Valesio, quando questi ottenne l'incarico di sovrintendere alla cerimonia e di redigere un'accurata descrizione degli apparati effimeri.

Nel 1625 il L. eseguì per i padri barnabiti di S. Paolo Maggiore a Bologna un S. Paolo attualmente di ubicazione ignota, che un documento del 29 aprile di quell'anno ricorda essere stato collocato sopra la porta del collegio. Nella chiesa dei Ss. Giacomo e Biagio di Bagnarola, nei pressi di Budrio, si conserva una pala d'altare raffigurante la Madonna col Bambino fra i ss. Gregorio Magno e Carlo e gli arcangeli Michele e Raffaele con Tobia commissionatagli dal padre Gregorio Gnadini e che fino al 1771 recava nella parte inferiore la firma "Jacop(us) Lippa But(riensis)".

Lo stile ancora tardomanieristico del dipinto, seppur con aperture al nuovo linguaggio reniano, testimonia la difficoltà del L. di abbandonare quello ludovichiano, evidente nel disegno dei santi principali e nell'uso delle tonalità chiaroscurali.

L'attività del L. non si concentrò esclusivamente a Bologna e nel territorio del contado: il 19 marzo 1628, al ritorno da un viaggio a Parma, assicurava Crisostomo Barbieri Fontana, abate del monastero di S. Pietro a Modena, di aver già disposto sopra i telari le due tele per le lunette che avrebbero dovuto decorare la cappella di famiglia nella chiesa di S. Pietro, i cui lavori di decorazione erano stati avviati quell'anno; inoltre il L. informava Barbieri di aver già ricevuto la tela per i due quadri che dovevano essere collocati lungo le pareti della cappella.

Le lunette rappresentano il Trafugamento dell'ostia e la Punizione dei profanatori e rivelano un avvicinamento stilistico alle opere di Lorenzo Garbieri, al quale il L. sembra essersi ispirato nell'atteggiamento fortemente drammatico della scena della punizione; a ciò si aggiungono i richiami a Leonello Spada nel preciso disegno dei volti e nei forti contrasti chiaroscurali presenti nella lunetta con il trafugamento dell'ostia.

Nella successiva pala con il Paradiso, dipinta nell'ottobre del 1629, il L. sembra riferirsi all'omonima scena eseguita da Calvaert nel 1601 per la chiesa di S. Maria dei Servi a Bologna.

Medesima è infatti la disposizione a scala delle figure dei santi, collocati tutt'intorno a un cerchio che si apre al di sotto della Vergine incoronata dal Figlio e da Dio Padre. Direttamente presa da Calvaert è, inoltre, la precisa descrizione iconologica dei santi. Al di là dei richiami tardomanieristici dell'opera, le tonalità cromatiche appaiono però tipicamente ludovichiane: gli ocra accostati ai rossi e ai verdi sono gli stessi del Paradiso dipinto nel 1617 da Ludovico Carracci per la chiesa di S. Paolo Maggiore a Bologna.

Una delle opere più convincenti del L. è l'Annunciazione collocata nel convento di S. Lorenzo a Budrio.

Al tempo di Giordani (1836) la pala centinata si trovava nel coro della chiesa di S. Agata, lì trasportata dalla sua originaria collocazione in una cappella; la tela presenta sulla sinistra l'angelo annunciante rivolto verso la Vergine, che tiene con la mano sinistra il libro aperto, mentre con la destra sembra fare giuramento di fedeltà al volere divino. Il gesto e il viso dell'angelo, come il morbido panneggio della veste, richiamano l'Annunciazione di Ludovico nella Pinacoteca nazionale di Bologna.

In base a deduzioni documentarie, la morte del L., avvenuta probabilmente a Bologna, è databile al 1640.

Fonti e Bibl.: Bologna, Biblioteca comunale dell'Archiginnasio, Mss., B.109: M. Oretti, Lepitture nelle chiese della città di Bologna… nell'anno 1767, c. 221; Budrio, Archivio comunale, Titolo 21, Cat. I, f. 2/b: H. Bodmer, Appunti manoscritti per una storia delle opere d'arte a Budrio (1943), cc. 212, 230 s., 366, 368; A. Masini, Bologna perlustrata, Bologna 1666, pp. 222, 253; C.C. Malvasia, Felsina pittrice (1678), Bologna 1841, I, p. 409; II, p. 101; Id., Le pitture di Bologna (1686), a cura di A. Emiliani, Bologna 1969, pp. 170 s., 194 s., 220 s., 295; D. Golinelli, Memorie istoriche antiche e moderne di Budrio, Bologna 1720, p. 204; G. Giordani, Indicazioni delle cose notabili di Budrio, in Almanacco statistico bolognese, VII (1836), pp. 202 s., 238 s.; A. Bartsch, Le peintre-graveur, XIX, Leipzig 1870, p. 32, n. 140; I.B. Supino, G. L., in U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIII, Leipzig 1929, p. 274; C. Ricci - G. Zucchini, Guida di Bologna, Bologna 1930, pp. 211, 227; M. Fanti, S. Procolo. La chiesa. L'abbazia. Leggenda e storia, Bologna 1963, p. 160; F. Codice-Pinelli, Opere d'arte a Budrio nei secoli, Budrio 1966, pp. 43, 52; F. Servetti Donati, Budrio casa nostra, Budrio 1983, pp. 324 s., 382, 396, 534 s.; L. Peruzzi, Seicento e Settecento, in S. Pietro di Modena. Mille anni di storia e di arte, Milano 1984, pp. 119 s., 122, 127; C. Bernardini, Un artista da riscoprire: G. L. da Budrio, in Budrio, chiesa di S. Agata: itinerario di un restauro, Budrio 1992, pp. 30-33; F. Landolfi, G. L. detto Giacomone da Budrio, in La scuola dei Carracci. Dall'Accademia alla bottega di Ludovico, Modena 1994, pp. 197-204.

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